Cronaca
Un terzo degli anziani delle Rsa non ci sono più, l’inchiesta della Procura di Bergamo
L’inchiesta della Procura di Bergamo riguarda i 1.998 morti nelle 65 Rsa bergamasche dal 1° gennaio agli ultimi giorni di aprile.
La lente d’ingrandimento sull’alta mortalità nelle Case di risposo del nord Italia, comprese quelle bergamasche, ha fatto aprire un’inchiesta che coinvolge le strutture della nostra provincia. Numerose le inchieste in corso anche in altre province.
1.998 morti nelle Rsa bergamasche
L’inchiesta della Procura riguarda i 1.998 morti nelle 65 Rsa bergamasche dal 1° gennaio agli ultimi giorni di aprile. I militari del Nas anche in questo caso, come per l’indagine sulla gestione dell’ospedale di Alzano Lombardo, mercoledì hanno acquisito documentazione in Regione.
Tra le carte finite agli atti c’è la delibera della Giunta regionale datata 8 marzo con cui si disponeva che, al fine di liberare posti letto, i pazienti Covid meno gravi dagli ospedali fossero trasferiti in strutture assistenziali. L’impennata del tasso di mortalità – arrivato al 32,7% – nelle Rsa bergamasche è da ricondursi a questa decisione? La Procura cercherà di fare chiarezza a riguardo.
Il commento di CGIL: “E’ il fallimento di un sistema che non ha saputo proteggere i più fragili“
Dopo avere chiesto conto, per settimane, del numero di decessi nelle RSA alle autorità sanitarie e dopo che autonomamente, attraverso la rete dei propri delegati nei diversi luoghi di lavoro, la CGIL è riuscita a fare una stima delle dimensioni reali del dramma, ora lo SPI-CGIL di Bergamo apprende ufficialmente, come tutti i cittadini, che sono 1.998 i decessi avvenuti nelle case di riposo della provincia dall’inizio dell’anno. Sulla questione torna oggi a parlare Augusta Passera, segretaria generale dello SPI-CGIL di Bergamo.
“Un terzo degli ospiti delle stesse case di riposo, dunque, non c’è più. È il triplo dei decessi degli anni scorsi. Nella drammaticità dei dati, vediamo il fallimento di un sistema che non ha saputo proteggere i più fragili. In questi mesi abbiamo provato a far emergere la vera dimensione di questo dramma, di quanto l’epidemia colpisse le persone nelle strutture per anziani. Per primi come organizzazioni sindacali dei pensionati abbiamo stimato i decessi del mese di marzo e poi ancora a metà aprile. Oggi vediamo, purtroppo confermate quelle stime”.
“In queste settimane abbiamo chiesto più volte all’ATS di Bergamo di rendere nota la situazione dei decessi, dei tamponi effettuati, delle protezioni per il personale, delle misure prese a difesa degli anziani. L’ATS ha scelto la via della reticenza, delle rassicurazioni e degli elenchi di cose fatte, ma nessun numero, nessuna risposta concreta. Abbiamo addirittura lanciato una operazione ‘Verità e trasparenza’ con annessa una petizione.
Ora finalmente la Procura della Repubblica ci restituisce nella sua drammaticità numerica quello che è avvenuto. È una prima forma di giustizia nei confronti di chi non c’è più e dei loro famigliari. Successivamente, si individueranno le eventuali responsabilità collettive o individuali e sarà un’altra forma di giustizia. Nessuno restituirà ai propri cari le persone che sono mancate. Nessuno ci restituirà una generazione che non abbiamo saputo proteggere”.
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Timoteo
2 Maggio 2020 at 15:57
Si, “il fallimento di un sistema”. Io che purtroppo ho una certa, mi ricordo ancora quando gli anziani/vecchi, finivano i loro giorni dentro una casa, non di cura. La loro casa o la casa di un figlio, venerati rispettati e curati al meglio possibile.
Ora invece il sistema é un altro…