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Cronaca

Frode fiscale per 1,6 milioni. Denunciati tre imprenditori cinesi a Leffe

Denunciati tre imprenditori cinesi a Leffe per una frode fiscale da 1,6 milioni di euro nel comparto tessile.

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La Guardia di Finanza di Bergamo ha scoperto una frode fiscale realizzata da tre imprenditori cinesi operanti nel settore della lavorazione per conto terzi di prodotti tessili nel comune di Leffe. Le indagini sono scaturite da due verifiche fiscali avviate dai finanzieri della tenenza di Clusone nei confronti di due ditte, succedutesi nel tempo, intestate a cittadini di origine cinese. Le ispezioni hanno consentito di accertare che le due aziende, riconducibili al principale indagato, operavano evadendo completamente il fisco.

In particolare, la prima ditta, intestata a prestanome risultato irreperibile, al fine di abbattere completamente il reddito imponibile ed azzerare le imposte da versare all’erario, ha contabilizzato fatture di acquisto riferite ad operazioni inesistenti emesse da una cd cartiera, una ditta creata ad hoc esclusivamente per emettere false fatture. La seconda ditta, subentrata alla prima, intestata al principale artefice della frode scoperta, ha utilizzato un diverso meccanismo fraudolento per non pagare le tasse. Una volta eseguiti i lavori per conto di diverse aziende tessili della Val Seriana, ha emesso le relative fatture a prezzo pieno per poi annotarle in contabilità con importi nettamente inferiori, circa un decimo del reale, in modo da abbattere gli utili e le relative imposte da pagare.

Gran parte dei documenti aziendali sono stati occultati o distrutti, così che i finanzieri hanno dovuto procedere a controlli incrociati per reperire le fatture e interrogare diverse persone che hanno intrattenuto i rapporti economici con gli imprenditori indagati.

Complessivamente, nei periodi d’imposta dal 2015 al 2018 è stata quantificata una frode fiscale ai fini delle imposte dirette e ai fini Iva di oltre 1 milione e 600 mila euro e imposte non versate per oltre 750mila euro, al netto delle sanzioni.

Le indagini si sono concluse con la denuncia di tre cittadini cinesi responsabili di aver presentato dichiarazioni dei redditi ed Iva fraudolente mediante annotazione di fatture false e di altri artifici contabili. Si tratta di X.L. di 55 anni, della moglie G.C. di 56 anni e di Q.L. di 35 anni, i primi due presenti in Italia da oltre 20 anni e ben radicati sul territorio, il terzo un prestanome risultato irreperibile.

Grazie alla frode architettata, gli imprenditori cinesi lavoravano da anni nel settore del tessile con prezzi assolutamente concorrenziali, considerato che operavano senza versare le tasse, potendo così offrire sul mercato prestazioni ad importi decisamente inferiori a quelli normalmente praticati dagli altri imprenditori.

Il sostituto procuratore della Repubblica di Bergamo, il dottor Antonio Pansa, che ha coordinato le indagini, ha richiesto al Gip il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche «per equivalente», del profitto dei reati tributari commessi dagli indagati.

Il Giudice per le Indagini preliminari, Federica Gaudino, ritenuta fondata la richiesta, ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca della somma frutto della frode, 752.408,71 euro, corrispondente all’Ires e all’Iva evase, da eseguire sulle somme di denaro esistenti su conti correnti, depositi, titoli, immobili e beni mobili registrati e/o altri diritti reali di proprietà o nella disponibilità degli indagati.

Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Clusone ha eseguito il provvedimento ponendo sotto sequestro due appartamenti di notevoli dimensioni, due garage, due veicoli e le somme presenti sui conti correnti, risultati nella disponibilità dei responsabili della frode. Il denaro è stato fatto confluire nel Fondo Unico di Giustizia (Fug) e rimarrà a disposizione delle forze dell’ordine unitamente ai restanti beni sottoposti a sequestro.

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1 Commento

1 Commento

  1. 5 Giugno 2020 at 13:38

    Sarebbe interessante sapere che pena gli sarebbe toccata se fossero stati nel loro paese la Cina?

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