Cronaca
In provincia un terzo di bar, ristoranti e alberghi non riapre
Perso quasi il 30% del turismo. Indagine SWG: un terzo di bar, ristoranti e alberghi non riapre. Per Bergamo, si parla di 1750 imprese e 16.000 lavoratori.
Un ristorante su tre a rischio chiusura permanente: appare drammatico il primo referto della fase 2, riferito al turismo. In una ricerca di SWG per ConfCommercio svolta sulle aziende dei settori ristorazione e bar, abbigliamento, altre attività del commercio al dettaglio e dei servizi, delle imprese testate, solo il 73% dei bar, alberghi e ristoranti ha “rispettato” le date della fine del lockdown, a conferma delle gravi difficoltà di questo tipo di imprese, che denunciano cali del fatturato vicini al 70%.
I risultati emersi in provincia di Bergamo
Per Bergamo, questa prospettiva potrebbe interessare più di 1750 imprese e coinvolgere 8400 lavoratori, tra dipendenti e titolari, ai quali ne vanno aggiunti altrettanti tra stagionali e lavoratori “intermittenti”.
“Urgono importanti misure a sostegno di imprese e lavoratori tra cui in via emergenziale una copertura più ampia degli ammortizzatori sociali rispetto alle nove settimane finora previste dal decreto – sostiene Alberto Citerio, segretario generale FISASCAT CISL Bergamo. Inoltre, sono sempre più necessari interventi strutturali per quanto riguarda il rilancio dell’immagine del nostro territorio in termini di appetibilità turistica”.
Il settore turismo
Anche il turismo, dunque, è stato messo in ginocchio dall’epidemia del Coronavirus. In totale, sono oltre 30.000 i lavoratori colpiti direttamente da una crisi economica e occupazionale senza precedenti. “Dallo 0% che era il dato ricorrente per le casse nel terziario, inclusi anche il commercio no food, oggi registriamo 3500 richieste di ammortizzatori per più di 30.000 lavoratori”.
Nel giro di poco tempo, Bergamo e provincia hanno visto compromettersi il sistema, con prospettive per il medio- lungo termine tutt’altro che confortanti. “Sempre più bar, alberghi e ristoranti chiusi per decreto stanno pensando di chiudere per sempre, tale è la consistenza della perdita accumulata”.
“Se si tiene conto che nel solo mese di Aprile dello scorso anno, il turismo aveva mosso risorse per oltre 21 milioni di €, con quasi 200.000 presenze – conclude Citerio -, ci si rende conto della tragedia che si sta abbattendo sulle nostre mete e sulle nostre strutture”.
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