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Cronaca

Bergamo, dimesso il paziente trapiantato di polmoni in emergenza Covid-19

E’ stato dimesso l’uomo di 53 anni che in piena emergenza Covid-19 era stato sottoposto a doppio trapianto di polmoni all’Ospedale di Bergamo.

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E’ stato dimesso l’uomo di 53 anni che in piena emergenza Covid-19 era stato sottoposto a doppio trapianto di polmoni all’Ospedale di Bergamo.

Affetto da fibrosi polmonare, il 19 marzo ha ricevuto due polmoni da un donatore deceduto in un altro ospedale italiano. L’intervento si è svolto poco più di un mese dopo il suo ricovero in Pneumologia, avvenuto il 14 febbraio  per un progressivo peggioramento delle sue condizioni che in pochi giorni l’hanno portato in terapia intensiva. Era il 23 febbraio, la prima domenica dell’emergenza Covid-19 e il primo giorno in cui all’ospedale di Bergamo iniziavano ad arrivare i pazienti positivi al virus. 

Il 2 marzo viene sottoposto a tracheostomia e i suoi polmoni ormai fuori uso sostituiti da un ventilatore meccanico.  Resta in condizioni gravissime e in attesa di un trapianto, che stenta ad arrivare per la riduzione della disponibilità di donatori per colpa dell’epidemia, fino al 19 marzo, giorno dell’intervento, ma anche l’apice dell’emergenza Covid a Bergamo.

Nonostante l’emergenza in corso però, l’ospedale di Bergamo accetta dalla sala operativa romana del Centro nazionale trapianti l’offerta dei due polmoni disponibili in altro ospedale italiano. Un volo privato porta a Ciampino i chirurghi bergamaschi per eseguire il prelievo per poi riportarli allo scalo di Orio al Serio e da lì in sala operatoria. Ad attenderli c’è l’équipe di Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti del Papa Giovanni XXIII che ha eseguito l’intervento. 

Intervento complesso, necessario uno sforzo enorme

Il paziente era in condizioni gravissime e si trovava in terapia intensiva da quasi un mese – racconta Michele Colledan -. Quando è arrivata quest’occasione abbiamo pensato tutti che non potevamo sprecarla. Un trapianto di polmone è un intervento complesso ma che qui a Bergamo affrontiamo di frequente, l’anno scorso ne abbiamo eseguiti 13. Ma stavolta è stato necessario uno sforzo enorme in più da parte dell’intero ospedale, dove tutti gli operatori, medici, infermieri e tecnici, erano impegnati a fondo nella cura dei pazienti con Covid-19“.

Fondamentale il lavoro eseguito dalla Terapia intensiva pediatrica diretta da Ezio Bonanomi, dove il paziente resta fino al 5 maggio, quando le sue condizioni migliorano a tal punto da consentirne il trasferimento nel reparto di Pneumologia. L’8 giugno la dimissione dall’Ospedale di Bergamo e il trasferimento in un centro di riabilitazione per il proseguo del recupero.

All’Ospedale di Bergamo sono rinato e ho trovato una famiglia, che si è presa cura di me, andando oltre gli aspetti puramente clinici e assistenziali – ha commentato il paziente -. Non vedo mia moglie e miei figli da settimane, ma l’affetto che ho trovato qui è stato tale da riuscire a compensare questa mancanza. Grazie a tutti coloro che si sono presi cura di me in questo ricovero così lungo. Un pensiero speciale va al donatore e alla sua famiglia. Voglio scrivere loro una lettera perché sappiano quanto è grande la mia gratitudine“.

Siamo particolarmente soddisfatti dell’esito, tutt’altro che scontato, di questo trapianto– ha commentato Fabiano Di Marco, direttore della Pneumologia del Papa Giovanni -. I trapianti di polmone sono particolarmente delicati e le condizioni di questo paziente erano molto complesse. A questo si devono sommare le condizioni in cui il trapianto è stato seguito, con un ospedale abituato a gestire pazienti complessi, ma in quei giorni completamente riorganizzato per fronteggiare un’emergenza sanitaria senza precedenti”.

Il percorso clinico di questo paziente è andato di pari passi con l’emergenza Covid all’ospedale di Bergamo, che ha visto la stragrande maggioranza degli operatori dirottati nella gestione di una situazione che nessuno di noi aveva mai visto prima – ha commentato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Nonostante ciò siamo riusciti ad offrire il miglior percorso di cura possibile con ottimi risultati“.

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