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Cronaca

Al Papa Giovanni XXIII ripresi gli interventi di impianti cocleari

All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ripresi gli interventi di impianti cocleari. In un mese sono stati rivisti circa 50 pazienti e per giugno e luglio le prenotazioni sono già al completo.

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La ripresa al Papa Giovanni ha anche il volto di Antonio Alborghetti. E’ lui il primo paziente sottoposto a impianto cocleare dopo lo scoppio della pandemia. Bergamasco, 63 anni, è entrato in sala il 26 maggio e come lui sono già pronti alla loro Fase 2 altri pazienti che saranno operati nel mese di giugno. L’impianto cocleare, il cosiddetto orecchio bionico, rappresenta infatti una vera e propria rinascita uditiva  nella vita delle persone che si sottopongono all’intervento. L’intervento si pone come risolutivo per neonati con diagnosi di sordità profonda individuati attraverso protocolli di screening regionali effettuati nei primi giorni di vita, ma anche per adulti che possono perdere parzialmente o totalmente la propria capacità uditiva.

Diventa sempre più importante, pertanto, l’utilizzo di protocolli diagnostici e terapeutici interdisciplinari utili a definire il tipo e le cause della sordità (genetica, infettiva, traumatica..), le eventuali anomalie anatomiche e i possibili deficit neuro – psicologici, al fine di stabilire il corretto iter riabilitativo (protesico, chirurgico, logopedico) e il corretto follow – up dei pazienti.

Quando è iniziata l’attività nell’ospedale di Bergamo

All’ospedale di Bergamo l’attività è iniziata fin dagli anni novanta ma è stata potenziata a partire dal 2007, tanto che oggi c’è un “Centro multiprofessionale per le sordità profonde – Impianto cocleare” che fa parte dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria, come spiega il direttore Giovanni Danesi, anche a capo del Dipartimento di Neuroscienze, recentemente nominato anche Presidente della European Skull Base Society (ESBS).

“Il nostro è un centro di terzo livello, eseguiamo circa 25 interventi l’anno e uno su tre riguarda un bambino sotto i due anni. In questi casi si tratta quasi sempre di un doppio impianto, mentre per gli adulti si valuta attentamente la situazione e spesso un solo impianto cocleare è sufficiente a garantire una buona percezione uditiva e un’ottima qualità di vita relazionale. Per i pazienti maggiorenni, oltre la metà proviene da fuori regione”.

L’intervento chirurgico è solo il primo atto di un percorso di recupero e di riabilitazione, il supporto con terapia logopedica diventa una tappa fondamentale per raggiungere risultati elevati. Molti i fattori che influiscono, dall’età del paziente alla durata del periodo di sordità, dal livello del linguaggio verbale alla motivazione. Nei casi più favorevoli la funzione uditiva viene ripristinata quasi completamente, consentendo di parlare al telefono, seguire la TV e percepire la musica. L’iter riabilitativo è impegnativo soprattutto nei pazienti pediatrici e diventa una pedina fondamentale per conseguire i migliori traguardi uditivi e linguistici.

Inoltre l’impianto, soprattutto nelle prime fasi dopo l’intervento, va regolato periodicamente. Un’attività che rischiava di fermarsi a causa delle misure del Covid e che invece è ripresa puntualmente il 5 maggio e ha già fatto registrare grandi numeri.

Ilaria Patelli, logopedista che si occupa in particolare sia della regolazione dei dispositivi che del percorso riabilitativo, racconta: “Da sempre, per assicurare elevati standard di qualità, la regolazione dell’impianto viene eseguita da personale specializzato delle aziende produttrici di impianti cocleari, che puntualmente si recavano in Ambulatorio per seguire i nostri pazienti. Sapevamo però che alla fine del lockdown sarebbe stato importante rivedere soprattutto quei pazienti che sono stati operati nei primi mesi dell’anno”.

La soluzione è venuta dalla telemedicina: il paziente accede comunque in ospedale al Centro Impianti, ma la regolazione avviene attraverso il collegamento fra il computer dell’ambulatorio e quello del tecnico incaricato da remoto.

“In questo modo manteniamo gli elevati standard qualitativi abituali e “aggiriamo” l’impossibilità dei tecnici di raggiungere la Lombardia – prosegue Patelli – Una soluzione che finora è risultata gradita e che anzi , oltre a consentire una veloce ripresa di tutte le nostre attività, ci permetterà di rispondere rapidamente anche alle urgenze, visto che non è più necessario il trasferimento del personale specializzato da fuori regione o dall’estero”.

In un mese sono stati rivisti circa 50 pazienti e per giugno e luglio le prenotazioni sono già al completo. “Si tratta di una forma di telemedicina mediata comunque dalla presenza di un nostro professionista – spiega Danesi – che ci consente di confermare il nostro ruolo di centro di riferimento per gli impianti cocleari, curando tutte le fasi, dalla selezione al trattamento chirurgico, dalla regolazione del dispositivo fino al trattamento riabilitativo post-impianto. L'”orecchio bionico” rappresenta la più importante innovazione per il trattamento delle sordità infantili. Si tratta di una procedura davvero unica, che non trova riscontro in nessuna altra specialità medica o chirurgica, poiché si tratta di un vero e proprio organo di senso artificiale”.

La storia di Antonio Alborghetti

La vicenda di Antonio Alborghetti: di nuovo sordo nel periodo di lockdown, oggi aspetta di poter tornare a fare il volontario e usare la ricetrasmittente.

Il primo intervento con l’impianto cocleare risale al 2002. Tutto va per il meglio e per il signor Antonio non è più un problema dialogare in famiglia, ascoltare i propri figli, anche fare il volontario nei carabinieri in congedo.

Il dispositivo nel dicembre dell’anno scorso comincia a deteriorarsi, vengono eseguite le prime valutazioni mediche e si decide di sostituire l’impianto con un modello attuale, tecnologicamente più avanzato. A gennaio il signor Antonio di fatto è completamente sordo, ma l’intervento programmato salta per via dell’emergenza Covid.

Un periodo difficile, perché la sordità oramai era un ricordo lontano. Appena possibile il signor Alborghetti si sottopone agli esami specifici e a quelli previsti dall’emergenza, come il tampone prima di essere ricoverato. Il 26 maggio l’intervento e il 15 luglio l’accensione dell’impianto. Alla domanda che cosa farà come prima cosa una volta riacquistato l’udito si commuove: “Questa nuova vita la voglio dedicare a tutti gli amici che sono mancati in questi mesi”. Poi ritrova il sorriso e lo spirito che lo ha sempre mosso nell’aiutare gli altri: “Voglio ricominciare a usare la ricetrasmittente per comunicare con i miei amici volontari dei carabinieri in congedo”.

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