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Cronaca

Mense scolastiche e industriali: in bergamasca 1000 lavoratori senza stipendio per tre mesi

Mense scolastiche e industriali: in provincia di Bergamo tre mesi senza redito per 1000 lavoratori.

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A Bergamo, ancora in attesa, ci sono mille lavoratori, soprattutto donne, dipendenti delle mense scolastiche: dallo scorso febbraio lasciate senza lavoro e senza stipendio.  Mercoledì 24 giugno saranno anche loro tra i protagonisti della mobilitazione che porterà nuovamente alla ribalta la situazione drammatica di questi “invisibili dell’emergenza occupazionale successiva al Coronavirus”. Un presente difficile e un futuro ancora più incerto, per il quale è indispensabile trovare una soluzione al più presto.

Le lavoratrici e i lavoratori delle mense delle pulizie scolastiche hanno terminato la copertura dell’ammortizzatore sociale (FIS) con causale emergenza COVID-19, in molti sono senza reddito da 3 mesi per responsabilità delle numerose imprese che non hanno anticipato l’Assegno Ordinario e per il grave ritardo nella liquidazione dell’indennità da parte dell’INPS. “Estensione della copertura degli ammortizzatori sociali, erogazione immediata delle indennità, riapertura dei servizi mensa a settembre”, sono queste le richieste alla base della giornata di mobilitazione nazionale indetta dalle organizzazioni sindacali FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL, UILTUCS e UILTRASPORTI per mercoledì 24 giugno. 

Come ogni anno, i “dipendenti” delle scuole vedranno sospesi i loro contratti a giugno, con la fine dell’anno scolastico, rimanendo per questi mesi senza retribuzione, senza ammortizzatori e senza possibilità di ricercare una nuova temporanea occupazione preclusa dagli effetti della crisi in atto. Senza una prospettiva certa rispetto ai tempi e alle modalità di ripresa dei servizi per l’anno scolastico 2020/2021. Le lavoratrici e i lavoratori delle mense e pulizie del settore privato stanno esaurendo la fruizione delle settimane di Cassa in Deroga previste dal DL Rilancio, al termine delle quali non ci sono ammortizzatori ordinari,  perché l’azienda committente non ha, a sua volta, dipendenti diretti in cassa integrazione. 

“Quello che è avvenuto durante l’emergenza sanitaria e che proseguirà in larga misura nei prossimi mesi è infatti la non riattivazione o la ripresa solo parziale dei servizi in appalto per effetto dei cambiamenti nell’organizzazione del lavoro da parte delle imprese committenti a partire dal ricorso allo smart-working” dicono i promotori dell’iniziativa.

Pur avendo già più volte sollecitato, senza successo, le istituzioni – riferiscono Aronne Mangili, Luca Bottani e Sandro delle Fusine, di FILCAMS, FISASCAT e UILTUCS Bergamo -, le Organizzazioni Sindacali chiedono a Governo, Regioni, Comuni e Imprese, confronti per individuare percorsi condivisi e soluzioni per prorogare, di almeno 27 settimane gli ammortizzatori con causale “COVID-19”; la ripresa dell’anno scolastico a settembre, in presenza e in sicurezza per tutti, prevedendo il mantenimento del servizio mensa; prevedere l’accesso agli ammortizzatori sociali ordinari senza condizionalità rispetto al committente per le imprese e i lavoratori delle mense e delle pulizie c.d. “aziendali”; una riforma degli ammortizzatori sociali per non discriminare i lavoratori in appalto e dare risposte strutturali per i lavoratori part time ciclici; misure di sostegno economico straordinarie per affrontare l’emergenza.  Non c’è tempo da perdere: servono certezze oggi, per il lavoro e per il futuro”.

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