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Cronaca

Coronavirus, quando a gennaio si potevano indagare casi sospetti senza legami con la Cina

A gennaio si potevano indagare i casi sospetti Covid-19 senza legami con la Cina ma nessuno lo fece. Neppure ad Alzano dove le polmoniti atipiche stavano subendo un’impennata. La spiegazione di ATS: “Non erano polmoniti da Covid-19”.

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Ci sono stati 6 giorni in cui la presenza del Coronavirus in Italia, e in Val Seriana, poteva essere individuata prima del paziente 1 di Codogno. Bisogna tornare indietro al 22 gennaio 2020 quando il Covid-19 era una piaga evidente in Cina e quando in Italia pareva non essere ancora arrivato. Seppure dunque non fosse stato ancora dichiarato lo stato di emergenza, né dall’OMS né dall’Italia, la circolare del Ministero della Salute dell’ufficio “Prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale” invitata a tutte le Regioni, parlava chiaro. Erano sospetti Covid-19 anche «persone che manifestano un decorso clinico o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un’altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica».

Dunque potevano essere indagati e tamponati anche i casi sospetti senza legami con la Cina. Ma nessuno l’ha fatto. Né in altre zone d’Italia né in Val Seriana dove, all’ospedale di Alzano Lombardo (la struttura dove verranno accertati i primi due casi positivi il 23 febbraio, dopo il paziente 1 di Codogno) le polmoniti atipiche segnalate da novembre 2019 erano aumentate del 30% rispetto al 2018.

I dati di Alzano sono stati diffusi ieri dal consigliere regionale Niccolò Carretta che li ha ottenuti da ATS e ASST Bergamo Est dopo un’interrogazione. I numeri mostrano che, tra novembre e gennaio, proprio nell’ospedale della bassa Val Seriana erano stati registrati 110 casi di polmonite con «agente non specificato». In tutto il 2018 questi casi atipici erano stati complessivamente 196 mentre il 2019 ha chiuso a 256 quasi con il 30% in più. Un incremento sensibile, dettato proprio dagli ultimi mesi dell’anno.

Le polmoniti atipiche ad Alzano a novembre, dicembre, gennaio e febbraio

A novembre 2019 si contano 18 polmoniti con agente non specificato (stesso numero del 2018), ma a dicembre il dato schizza e si passa dalle 28 polmoniti sospette del 2018 alle 40 del 2019. Tra gennaio e il 23 febbraio 2020, giorno dei primi tamponi positivi al Covid-19 di Alzano Lombardo, nell’ospedale Pesenti Fenaroli si sono contate 52 polmoniti sospette causate da un “agente non specificato”. Le 52 polmoniti non identificate sono il 60% delle 86 diagnosi di polmonite effettuate dai medici dell’ospedale nello stesso periodo di riferimento. Nello stesso ospedale le polmoniti con “agente non specificato” in tutto il 2018 – come detto – erano state 196, contro le 256 dell’intero 2019. Un balzo del 30% in un anno, contro una crescita generale del 16% per polmoniti e broncopolmoniti (passate da 309 a 360).

Indicazioni e responsabilità

Ora dunque le domande che si fanno i cittadini e che si sta facendo anche la Magistratura sono: chi doveva fare cosa? Era stato lanciato un allarme? Quelle erano polmoniti da Covid-19? Il fatto di non aver seguito le procedure in quei sei giorni ha permesso al virus di dilagare?

Carretta, nell’interrogazione ha chiesto anche in merito alle responsabilità di chi doveva segnalare un’oscillazione così preoccupante e intervenire.

Dunque, mentre la Procura di Bergamo che indaga per epidemia colposa, ha inserito nelle indagini anche questi dati, insieme alle circolari del Ministero, ATS Bergamo ha diffuso un’analisi del Servizio Epidemiologico Aziendale che smentisce in parte quello sostenuto dal consigliere Carretta. Nello specifico l’analisi di ATS sostiene che quell’oscillazione è comune al periodo invernale e che non è certo che si trattassero di polmoniti da Covid-19.

Il nodo che la Magistratura dovrà sciogliere quindi, è relativo anche alle direttive del Ministero che dal 27 gennaio, in una nuova circolare, aveva stabilito come criteri esclusivi per indagare i sospetti Covid-19 storie di viaggio in Cina a Wuhan oppure contatti indiretti con persone che avevano viaggiato. Mentre il criterio più generale contenuto nella circolare del 22 gennaio era sparito. Per sempre. Fino al 21 febbraio quando a Codogno, sfidando le direttive, si scoprì che il Coronavirus era in Italia a quanto pare già da alcuni mesi.

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2 Commenti

1 Commento

  1. mikepz

    2 Luglio 2020 at 9:59

    la circolare leggila tu, il co9li0ne sei tu. buffone

  2. mikepz

    2 Luglio 2020 at 10:00

    “senza collegamenti con la cina” che vorrebbe dire? che non è venuto dalla cina? ma dove può spingere l’ideologia?

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