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Cronaca

Gli inglesi si ispirano a Noi Denunceremo e raccolgono firme contro Boris Johnson

Gli inglesi si ispirano a Noi Denunceremo e raccolgono 100.000 firme per mettere Boris Johnson sotto inchiesta.

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Si chiamano  Covid-19 Bereaved Families for Justice e sono un comitato di mille parenti delle vittime di coronavirus in Inghilterra nato da un gruppo Facebook a fine Aprile. Per l’esattezza, una settimana dopo che il comitato bergamasco Noi Denunceremo faceva il giro di tutte le più grandi testate giornalistiche al mondo.

Fondato da Jo Goodman e Matt Fowler hanno lanciato una petizione online per chiedere un’inchiesta sulla gestione dell’emergenza da parte del Primo Ministro inglese Boris Johnson. Una petizione che un paio di settimane dopo raggiunge il traguardo di 100.000 sottoscrizioni.

Gli errori contestati che tanto rimandano al “Modello Italiano”

Troppi gli errori commessi su cui fare chiarezza e che tanto rimandano al “Modello Italiano” nella gestione dell’epidemia: mancanza di dispositivi di protezione personale per il personale sanitario; ritardo nel lockdown; trasferimento di pazienti dagli ospedali alle case di riposo (dei circa 44 mila morti inglesi, 20 mila sarebbero avvenuti in case di accoglienza per anziani); mancanza di tamponi e linee guida da seguire per i parenti delle vittime.

Le storie di sofferenza

“Mia madre si trovava in una casa di riposo con un disturbo bipolare – scrive Deborah Doyle, una degli aderenti al comitato.

“Il 12 aprile ricevo una chiamata in cui mi si spiega che mia madre fatica a respirare. Un medico le fa una diagnosi al telefono e le prescrive degli antibiotici. Sembra si stia riprendendo ma quattro giorni dopo viene ritrovata dall’infermiera senza vita mentre le stava per essere servita colazione. In quei giorni non vi era alcuna traccia di test nelle case di riposo, che verranno introdotti solo alcuni giorni dopo. Sul certificato di morte hanno scritto “Possibile covid”. Questo significa che abbiamo dovuto seguire lo stringente protocollo anche per il funerale e non abbiamo potuto dirle addio”.

“E’ necessario – continua Deborah, che un’ inchiesta per capire cosa sia successo debba essere aperta adesso, per fare in modo che tutta la documentazione disponibile non vada persa ed i fatti emergano per quello che sono. Gli scienziati sono solo consiglieri. E’ il Governo che prende decisioni. In questa circostanza, il Governo inglese ha preso veramente decisioni molto discutibili”.

Kathryn de Prudhoe scrive: “Mio padre aveva 60 anni e nessuna pregressa patologia. Era tornato dalla Francia rurale il 13 Marzo, da una località in cui non è mai stato riscontrato nessun caso di coronavirus. Se il Governo non avesse interrotto i test di massa il 12 Marzo, mio padre probabilmente sarebbe ancora vivo. Nella settimana precedente la sua morte il medico di famiglia gli suggeriva semplicemente di stare a casa e prendere paracetamolo. Mentre lo portavano all’ospedale è stato colto da ictus e infarto. Sarebbe morto tre giorni dopo.

Jane Smith scrive – “Mio marito si ammalò il 15 Marzo. Era molto conosciuto in paese proprio perchè ha speso una vita lavorando sulle ambulanze per interventi di primo soccorso. Il medico di famiglia ci ha suggerito di lasciarlo a casa in quarantena. Quando la situazione è peggiorata, mio figlio ha chiamato l’ambulanza ma siccome riusciva a pronunciare frasi intere senza perdere completamente il fiato hanno deciso di lasciarlo a casa. Il 18 marzo il quadro clinico si aggrava ed è stato trasportato in terapia intensiva dove ha lottato per due settimane intere prima di lasciarci. Sul certificato di morte hanno scritto “Covid 19 – Polmonite”. Essendo stata a contatto con mio marito durante tutta la sua malattia quando era a casa ho chiesto di sottopormi al test per verificare se fossi positiva o se avessi sviluppato gli anticorpi. Sto ancora aspettando che mi chiamino.

Comitati che andranno fino in fondo

Il comitato Covid-19 Bereaved Families for Justice è intenzionato ad andare fino in fondo per portare a galla le responsabilità della tragedia che ha attraversato anche il Regno Unito.

“Siamo solo gli inizi della nostra campagna per fare in modo che il Governo Johnson venga considerato responsabile per la malagestione dell’emergenza e speriamo che il Governo possa dare priorità alla prevenzione in questa delicata fase di transizione –  dichiara Jo Goodman.

“E’ di grande ispirazione vedere come tante famiglie in tutta Europa abbiano deciso di intraprendere questa strada. Particolarmente in Italia. E speriamo che le nostre azioni possano un giorno congiungersi in un progetto europeo che chieda giustizia in nome dei nostri cari.

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1 Commento

1 Commento

  1. ????

    9 Luglio 2020 at 16:43

    Oggi su Valseriananews, una notizia positiva dietro l’altra, ottimo!????

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