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Cronaca

Decessi dei lavoratori per Covid: a Bergamo salgono a 32

Decessi dei lavoratori per Covid: a Bergamo salgono a 32. La provincia detiene ancora il triste primato nazionale.

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Con 32 decessi registrati al 30 giugno Bergamo conferma il primato negativo di lavoratori morti a causa del Covid contratto sul lavoro (primato già raggiunto con i 30 morti annunciati in questo articolo).

I numeri emergono dal nuovo report nazionale dell’Inail basato sulle denunce che vengono successivamente inoltrate alla Procura della Repubblica. I casi mortali sono stati invece 22 a Milano, 20 a Brescia, 16 a Cremona. Nel complesso in Italia circa il 99% delle denunce riguarda la gestione assicurativa dell’Industria e servizi, mentre i casi registrati in Agricoltura, nella Navigazione e nella gestione per Conto dello Stato sono circa 600.

Più colpito l’ambito sanitario

Rispetto alle attività produttive, il 72,1% del complesso delle infezioni denunciate e il 26,1% dei casi mortali si concentra nel settore della Sanità e assistenza sociale. Coinvolti dunque ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili; questi, insieme al settore degli organismi pubblici preposti alla sanità (Asl) porta all’81,2% la quota dei contagi e al 36,6% quella dei decessi avvenuti in ambito sanitario.

In tutto i contagi sul lavoro da Covid denunciati all’Inail alla data del 30 giugno sono 49.986, 965 in più rispetto al monitoraggio del 15 giugno.

Il commento di Danilo Mazzola, segretario provinciale CISL Bergamo

“Bergamo si trova ancora una volta a fare i conti con un primato poco invidiabile. Sicuramente all’inizio della pandemia hanno pesato le carenze organizzative e un sistema di informazione inadeguato e improvvisato. Tali condizioni  hanno esposto al contagio più di 2000 lavoratori bergamaschi e 32 di loro hanno perso la vita in un territorio fortemente colpito dall’epidemia. Lavoratori che sono stati contagiati nello svolgimento della propria attività, in particolare in ambito sanitario ed assistenziale. Sicuramente dopo un primo momento di sbandamento, i protocolli che le nostre RSU e le categorie sindacali hanno messo a punto, sono riusciti a contenere l’espandersi del contagio e a limitare i focolai in molte aziende. Attenzione e vigilanza vanno  tenute ancora alte vista l’evolversi della pandemia nel resto d’Europa.

A partire da oggi diventa sempre più irrinunciabile una campagna di informazione che permetta ai lavoratori di conoscere i diritti legati all’infortunio da Covid, accedendo così a ogni forma di tutele che la legge mette loro a disposizione”.

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