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Cronaca

La ripresa dell’anno scolastico con il covid-19 non contempla l’azione pedagogica

La ripresa dell’anno scolastico con il covid-19 non contempla l’azione pedagogica: le riflessioni dell’ANPE.

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Sul protocollo per la sicurezza del Ministero dell’Istruzione inerente la ripresa dell’anno scolastico, l’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani (ANPE), riconoscendo le enormi difficoltà che indubbiamente tale azione deve affrontare e considerando inutili molte delle polemiche che vengono mosse riguardo la gestione della riapertura delle scuole, in quanto critiche spesso prive di valore costruttivo, rileva come gli aspetti inerenti la ripresa delle attività scolastiche, siano considerati prevalentemente secondo un’ottica psicologica, come espressamente indicato al punto 6) del predetto protocollo laddove si parla di supporto psicologico, quasi dimenticando che la funzione primaria della scuola è quella pedagogica, quindi formativa. Le situazioni per le quali è considerato necessario un supporto psicologico, come l’attenzione alle fragilità che in questo momento si sono trovate ad affrontare ulteriori difficoltà, nascono prevalentemente da carenze educative, che in molte occasioni dimostrano l’assenza o la carenza di modelli educativi positivamente significativi. E’ quanto afferma la dr.ssa Maria Angela Grassi, Presidente nazionale dell’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani (ANPE), riferendosi alle misure sul ritorno a scuola a causa del covid-19.

Assenza di specialisti durante l’emergenza

In questi mesi sull’argomento si è sviluppato un ampio dibattito – prosegue la Presidente nazionale ANPE – che ha evidenziato non solo l’assenza di specialisti dell’educazione e della formazione nei vari gruppi di esperti chiamati a fronteggiare le conseguenze sociali dell’emergenza sanitaria, ma ha anche dimostrato come nel nostro Paese sia diffusa l’idea nella cultura dominante e soprattutto nella classe politica, che di educazione ne possano parlare tutti con competenza, anche coloro che non hanno acquisito un titolo di studio specifico per farlo, esautorando e quindi rendendo inutili i corsi di laurea magistrale in discipline pedagogiche il cui esercizio professionale è precluso ai pedagogisti, in quanto esercitato impropriamente da altre professionalità. Tale riflessione lanciata da ANPE è determinata dalla necessità di sottolineare l’importanza che dirigenti scolastici, insegnanti e personale della scuola tutto, ma anche alunni e genitori, siano accompagnati verso il cambiamento, reso necessario dall’attuale situazione sanitaria, da personale competente al pari di altri professionisti che possono contribuire in modo specialistico nel loro settore. Un contributo fondamentale, quello della categoria dei pedagogisti, perché in qualità di esperti dei processi educativi e formativi, sono in grado di favorire un reale cambiamento della scuola, che ad oggi appare esclusivamente strutturale.

Professione del pedagogista da rivalutare

Nella “nuova” scuola, – continua la dr.ssa Grassi – ci sarà molto da fare. I dirigenti scolastici dovranno agire non solo organizzando in modo funzionale i tempi e gli spazi per garantire luoghi di sicurezza sanitaria al personale scolastico, alle famiglie e agli alunni, ma anche ambienti di apprendimento stimolanti aprendo la scuola alle altre agenzie educative presenti sul territorio circostante. Di conseguenza, anche gli insegnanti sono chiamati a rinnovare il loro modo di insegnare, facendo tesoro delle tecnologie messe in campo durante il lockdown. 

E’ in quest’ottica – conclude la Presidente nazionale ANPE – che come Associazione abbiamo richiamato con una nota l’attenzione della Ministra all’Istruzione e quella del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Università e della Ricerca, affinché la professionalità del pedagogista sia ritenuta peculiare anche al fine di poter contribuire all’operato in campo pedagogico ed educativo in questo delicato momento.

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