Cronaca
Zona rossa e gestione ospedale Alzano, i risultati di Crisanti a marzo
Zona rossa e gestione ospedale Alzano, i risultati di Crisanti a marzo. Proroga di sei mesi: la questione è molto complessa.
I cittadini della Val Seriana e della bergamasca attendono delle risposte: ora che l’emergenza sanitaria sembra lontana quello che molte persone chiedono è la ricostruzione dei fatti e l’accertamento delle responsabilità. Due sono i capisaldi della gestione dell’emergenza Coronavirus: la riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo il 23 febbraio quando vennero accertati i primi due positivi e la mancata zona rossa. Questioni sollevate dalla nostra testata già a metà marzo e al centro dell’inchiesta della Procura di Bergamo.
Da marzo 2020 noi di Valseriana News, e con noi molte persone, continuiamo a chiedere: cos’ha comportato riaprire l’ospedale, non fare tamponi a tappeto e non tracciare i contatti stretti? Cosa sarebbe accaduto se si fosse subito istituita la zona rossa come nel lodigiano? A questi quesiti è chiamato a rispondere Andrea Crisanti, il virologo e direttore del laboratorio di Microbiologia dell’Università di Padova.
Proroga di sei mesi
Crisanti il 20 giugno scorso ha intrapreso l’incarico di consulente della Procura. Ma ora vuole avere più tempo: dopo i 90 giorni che gli erano stati concessi, alla scadenza di fine settembre, l’esperto ha chiesto una proroga di sei mesi, ottenendola dal Procuratore Antonio Chiappani e dal suo aggiunto Maria Cristina Rota, titolare delle indagini, che al momento si muovono sull’ipotesi di epidemia colposa.
A lavorare serratamente con la Procura, il Comitato dei parenti Noi Denunceremo che giovedì mattina presenterà altri esposti perché: “Ogni elemento utile va condiviso con i magistrati – ha spiegato il legale Consuelo Locati -. Le responsabilità vanno ravvisate, la popolazione attende delle risposte”.
Gessica Costanzo
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