Cronaca
Non siamo invisibili, ora dovete guardarci (e risponderci)
Oggi in Procura altri esposti dei parenti delle vittime dell’epidemia da Covid-19 che chiedono di non restare invisibili, così come sono stati i loro morti. Fusco e Locati: “Esigiamo un incontro pubblico con Speranza e Fontana, ci devono dire la verità”.

Invisibili i morti, invisibile chi resta. A quasi 8 mesi dall’inizio dell’epidemia da Covid-19 i parenti delle vittime chiedono – ancora una volta – di non rimanere invisibili. Invisibili così come stati i loro cari, che non hanno potuto ricevere un ultimo saluto e nemmeno un funerale. Madri, padri, nonni, fratelli e sorelle, le cui vite si sono spezzate senza fare rumore anche per le mancanze della classe politica che non ha saputo scegliere. O se ha scelto, lo ha fatto male, in ritardo, senza ascoltare la gente che ha sempre chiesto aiuto e spesso non l’ha trovato. Oggi, quei morti, a migliaia in bergamasca, assorbiti dalle impietose e fredde statistiche giornaliere, continuano a chiedere giustizia attraverso chi è sopravvissuto alla tragedia. Quella vissuta in Lombardia e poi in Italia è stata una catastrofe parzialmente evitabile, secondo il Comitato dei parenti “Noi Denunceremo” che anche questa mattina, per la terza volta in pochi mesi, si è recato in Procura a Bergamo a presentare gli esposti.
Storie di dolore a favore dell’inchiesta
Tra le storie raccontate nei documentati depositati nel fascicolo dell’inchiesta della Procura di Bergamo che indaga per epidemia colposa, le vite di molte persone che non abbiamo conosciuto ma che sono morte come i nostri famigliari: sole, senza un casco respiratorio o addirittura a casa senza ossigeno, quando i posti in ospedale erano finiti.
Tra quelle storie si annidano le questioni più spinose: la gestione dell’ospedale di Alzano Lombardio, chiuso e riaperto dopo poche ore domenica 23 febbraio dopo l’accertamento dei primi positivi in bergamasca. E ancora. la mancata zona rossa, sempre in quella zona (Alzano e Nembro), una delle più produttive d’Italia.
A chiedere a gran voce di essere ascoltati dalla classe politica, Luca Fusco e Consuelo Locati, presidente e legale del Comitato che guidano il gruppo Facebook composto da 70mila persone cercando di tessere le fila districandosi tra la rabbia, il dolore, l’incredulità, il senso di abbandono e l’esigenza di verità.
Fusco e Locati: “Esigiamo un incontro pubblico con Speranza e Fontana, ci devono dire la verità”
Fusco e Locati, presidente e legale del Comitato
E le verità, sul perché non ci fosse uin piano pandemico nazionale aggiornato, sul perché Regione Lombardia non abbia adeguato le proprie linee guida decidendo inoltre di riaprire l’ospedale di Alzano Lombardo completamente infetto, e ancora, perché non si istituì subito – il 23 febbraio – la zona rossa; ebbene queste verità possono essere raccontate solo da chi è alla catena di comando. Ovvero il Governo e la Regione Lombardia.
“Chiediamo a gran voce da settimane un incontro pubblico o televisivo con il Ministro Speranza e con il Governatore Fontana – spiegano Fusco e Locati -. Ci devono delle riposte, le devono soprattutto agli italiani e ai lombardi ma ad oggi nessuno ci ha risposto o peggio, nessuno ci ha contattati. Ognuno di noi ha perso un caro per l’inefficienza della classe politica e nessuno di loro si è degnato di farci un colpo di telefono. Conte è arrivato di notte quel lontano 27 aprile. Mattarella ha partecipato alla Messa da Requiem al Cimitero cittadino a fine giugno in una cerimonia chiusa alla cittadinanza e Fontana è arrivato ieri per la prima volta a Bergamo. Penserete voi: sicuramente avrà portato una parola di cordoglio alle famiglie. Sarebbe stato normale, no? E invece no, il Presidente della Lombardia ha fatto un tour istituzionale senza degnarci di considerazione. Ma ora siamo stanchi, devono guardarci e risponderci, lo devono se hanno una morale di fronte ai morti che ancora oggi ci fanno piangere lacrime amare”.
Gessica Costanzo
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