Cronaca
Personale amministrativo contagiato: l’allarme dall’ospedale di Alzano in una email
Personale amministrativo tutto contagiato: l’allarme dall’ospedale di Alzano in una email di inizio marzo
Che il 23 febbraio all’ospedale di Alzano Lombardo fosse scoppiata una bomba devastante chiamata “Coronavirus” era chiaro soprattuto al personale che era impegnato nel presidio della bassa Val Seriana. Mentre le istituzioni era impegnate a raccontare un’altra storia, sostenendo che quello di Nembro e Alzano non fosse un focolaio e che all’ospedale fosse stato fatto tutto il necessario in merito alla sanificazione e al tracciamento dei contatti (questioni smentite dall’inchiesta in corso), gli infermieri, i medici e anche i dipendenti amministrativi iniziarono ben presto a lanciare dei segnali d’allarme.
Così, dopo la lettera del Direttore Medico Giuseppe Marzulli che il 25 febbraio chiese disperatamente di chiudere il pronto soccorso pieno di infetti; dopo il grido di dolore dell’infermiera in servizio al Pronto soccorso a inizio marzo costretta a lavorare con un medico positivo, oggi siamo in grado di mostrarvi il testo di un’email interna inviata da Alzano presumibilmente alla direzione di Seriate che testimonia la gravissima situazione che si stava vivendo – non solo al pronto soccorso e nei reparti -, ma anche negli uffici.
L’email è stata inviata a inizio marzo da un dipendente amministrativo ed è stata acquisita dalla Procura di Bergamo nel contesto dell’inchiesta per epidemia colposa, omicidio colposo e falso in atto pubblico che ha già 5 indagati. Fondamentale è la collaborazione tra il Comitato Noi Denunceremo e la magistratura: il Comitato infatti ha consegnato a chi indaga degli importanti documenti, anche relativamente alla gestione dell’ospedale di Alzano.
Il testo dell’email integrale
Situazione critica: dei due dipendenti al lavoro, uno morirà pochi giorni dopo
La persona che scrive porta alla luce la gravosa situazione in cui stavano lavorando gli unici due dipendenti non ancora contagiati: dei 7 addetti alla Direzione Medica, 5 erano già positivi (tra cui lo stesso Marzulli) e di lì a breve si sarebbe ammalato anche il sesto amministrativo poi deceduto: Gennaro Leardi.
Nell’email si legge come questi impiegati avessero lavorato a stretto contatto con “decine di colleghi contagiati” pur tenendo la direzione sempre operativa dal 23 febbraio con turni anche durante il weekend di 10 ore.
L’email conferma quanto ci aveva detto a inizio aprile Michela Rosalia de Cortes, amica ed ex collega di Gennaro Leardi. La donna aveva sentito l’amico fino al giorno prima del decesso (avvenuto il 16 marzo dopo una settimana di isolamento a casa) raccogliendo la paura e la rabbia che l’uomo manifestava per essere stato mandato a lavorare senza le dovute precauzioni.
Quella descritta in questa email è una realtà critica che racconta ancora una volta l’incubo vissuto dal personale e la mancanza di strategia e di assistenza da parte della Regione.
Mancanza di tamponi, dpi e altre negligenze
Com’è emerso infatti dagli ultimi sviluppi, non solo al Alzano non c’erano tamponi, ma non venero neppure mandati con priorità e urgenza dpi e altro materiale necessario alla tutela del personale e alla sopravvivenza dei degenti in tempi celeri.
A gettare luce sull’irrazionale distribuzione dei materiali da parte di Aria spa (l’Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti deputata ad acquistare e smistare il materiale per tutte le ASST lombarde), è stata l’ultima puntata di Report.
Dai documenti pubblici emerge che tra il 27 e il 29 febbraio la centrale acquisti di Palazzo Lombardia, avrebbe spedito 35.700 mascherine ffp2 a Lecco, altrettante a Como, Monza e Varese, quattro province dove i dati del contagio non erano assolutamente paragonabili a quelli della Val Seriana. Alla Asst di Seriate (che coordina anche Alzano), ne erano arrivate la metà. E ancora, l’11 marzo, 4 tute protettive alla stessa Asst bergamasca, contro le 17 andate alle altre quattro province.
L’allarme aveva da subito riguardato anche i tamponi, da parte del responsabile della Medicina del Lavoro, che via mail scriveva alla sua direzione di non poter fare «sorveglianza sanitaria sul personale», non avendo i test a disposizione. Si chiamava Marino Signori ed è morto anch’esso a causa del Covid. E’ di oggi inoltre la notizia che, per far fronte alla mancanza di mascherine, il personale si trovò a rompere tutti i dispositivi antincendio che si trovano all’interno del nosocomio per poter prendere quelle contenute all’interno e utilizzarle per proteggersi dal virus che ormai era ovunque. Un altro gesto disperato, uno tra i tanti che però non sortì gli effetti desiderati. Ancora a metà marzo (racconta Report) da Aria si dimenticarono di fare un importante ordine di caschi Cpap. Del dramma della Val Seriana nessuno sembrava essersene accorto, fino alla nota sfilata dei camion militari di Bergamo. Ma a quel punto ormai era già troppo tardi. Colpevolmente troppo tardi.
Gessica Costanzo
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Tom
11 Novembre 2020 at 12:29
Ormai penso che tutti si siano fatti una certa idea su quello che é avvenuto ad Alzano. Mi viene alla mente uno striscione di protesta posto fuori dalla procura di Bergamo il giorno che fontana venne interrogato, ecco quello riportava una scritta “fontana merda”.
.
14 Novembre 2020 at 20:08
E certi politicanti come reagiscono? Così,
https://www.professionereporter.eu/2020/11/rai-report-sotto-attacco-luscirai-protesta/,