Cronaca
Quella bozza inedita del piano pandemico del 2019 che dice che l’Italia non era pronta
Il piano pandemico italiano andava rifatto, ma non lo si fece. Neanche nel 2019, quando l’Italia ci riprovò.
Come è emerso negli ultimi mesi, sopratutto grazie al lavoro di indagine del Comitato dei parenti delle vittime della pandemia da Covid-19 “Noi denunceremo”, il piano pandemico italiano non era aggiornato come richiesto dall’Oms e dell’Unione europea. Il mancato adeguamento delle linee guida e delle linee operative, secondo una relazione del Generale Pier Paolo Lunelli, ex comandante della Scuola per la difesa nucleare, batteriologica e chimica, ha causato almeno 10mila morti in più di quelli stimati. Di fatto abbiamo affrontato una pandemia con un documento del 2017 che non è stato altro che un copia e incolla del documento del 2006. A questo riguardo recentemente la Procura di Bergamo che indaga per epidemia colposa, ha sentito il direttore vicario dell’Oms Ranieri Guerra.
Nuovo documento inedito: una bozza di un nuovo piano pandemico del 2019
A distanza di alcuni mesi dalla notizia del piano pandemico non aggiornato, il Comitato ha reso noto un altro importante documento inedito. Si tratta di una bozza di piano di lavoro di un nuovo piano pandemico datato aprile 2019. Una bozza del Ministero della Salute intitolata “Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale” di una sessantina di pagine rimasta tale. Cioè mai resa attuativa.
“Le istituzioni hanno sostenuto che l’Italia aveva un piano pandemico aggiornato al 2017. Tenendo conto che per rendere efficace un piano pandemico servono almeno 12 o 18 mesi per verificare eventuali criticità e falle e, nel caso porvi rimedio, allora che motivo c’era di scrivere una bozza nel 2019 per prepararne uno nuovo”? E’ questo il quesito a cui Stefano e Luca Fusco, rispettivamente vicepresidente e presidente del Comitato, cercano ora una risposta. Perché, se l’Italia era pronta, neanche due anni dopo la sottoscrizione del piano pandemico nazionale gli esperti si mettono a lavorare su un nuovo progetto? Cosa mancava al precedente piano? E soprattutto qualcuno si era accorto che andava rifatto e dunque che l’Italia non era pronta? Sembrerebbe di sì. A sostenerlo, insieme al Comitato, è Robert Lingard, che si occupa di comunicazione in Inghilterra e che fa parte del Comitato stesso.
Il piano pandemico andava rifatto
“Siamo entrati in possesso di questa bozza – spiega Lingard – che racconta che, poco più di un anno fa, gli esperti italiani, molti dei quali ancora in carica come ad esempio nel Cts, hanno iniziato a interrogarsi sulla necessità di incorporare le linee guida fornite dall’Oms. Le domande a cui rispondere erano: chi deve fare cosa in caso di pandemia? Chi fornirà cosa? Ecc. Si tratta di risk management, di valutare la gestione del rischio. Cosa che in Italia non è stata fatta e lo dimostra il fatto che quest’ultimo lavoro è rimasto una bozza”.
Le istituzioni mentono
A pagina 8 del documento si legge: “Le pandemie influenzali sono eventi imprevedibili, ma ricorrenti che possono avere un impatto significativo sulla salute, sulle comunità e sull’economia di tutto il mondo. Si verificano quando emerge un nuovo (novel) virus influenzale contro il quale le persone hanno poca o nessuna immunità e si diffondono in tutto il mondo”.
“Come abbiamo letto, la premessa di questo documento – conclude Consuelo Locati, legale del Comitato – dimostra ancora una volta che le istituzioni tutte mentono. Sapevano che sarebbe arrivata una pandemia, non potevano sapere quando, ma sapevano cosa bisognava fare per essere pronti e ciò non è stato fatto. Il 30 gennaio 2020 inoltre, in una nota del Ministero che doveva essere recepita dalle Regioni, si parlava del Coronavirus come di un virus grave”. Citando l’informativa, infatti, si legge: “il nuovo virus pur essendo per il momento classificato come tipo B quanto a pericolosità, al pari della Sars, viene gestito come se fosse appartenente alla classe A, la stessa del colera e della peste”.
Erano gli stessi giorni in cui ai cittadini veniva detto di non preoccuparsi, che era poco più di un’influenza. Oltre all’impreparazione dunque, l’errata comunicazione dei rischi da parte delle istituzioni ai cittadini, ha contribuito alla strage italiana.
Gessica Costanzo
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Maurizio
27 Novembre 2020 at 18:42
Grazie Gessica .
Antonio+Vanzulli
6 Dicembre 2020 at 22:49
la lettura (anche superficiale del documento, in particolare dell’elenco di enti e persone a cui è indirizzato), ci dimostrano le carenze organizzative sia a livello centrale che periferico che oggi sono davanti agli occhi di tutti. L’approfondimento e lo studio della bozza avrebbe sicuramente migliorato il modo di procedere nel corso di questo tremendo anno 2020.
Ci sono dei responsabili? Non lo so, ma se ci fossero andrebbero come minimo indagati, e se del caso puniti dalla Magistratura.