Cronaca
Sclerosi multipla: a Marta Radaelli del Papa Giovanni XXIII, il Premio Rita Levi Montalcini
Sclerosi multipla: a Marta Radaelli, Neurologa del Papa Giovanni XXIII, il Premio Rita Levi Montalcini. Con lei premiate altre due ricercatrici.
Sono tre neurologhe e ricercatrici a vincere il Premio Rita Levi Montalcini 2020. Tutte e tre sono impegnate ogni giorno a contatto con il paziente nei rispettivi Centri clinici per la Sclerosi Multipla e si occupano di ricerca clinica nei tre ospedali che hanno visto i più grandi numeri di ricoverati per Covid-19 dell’intero territorio nazionale. A loro il prestigiosissimo riconoscimento per l’impegno sulla ricerca SM e Covid-19 assegnato durante il congresso annuale dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla con la sua Fondazione (FISM) in corso fino a venerdì 27 novembre.
Sono Cinzia Cordioli, Lucia Moiola e Marta Radaelli e provengono da l’ASST Spedali Civili di Brescia, dall’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e dall’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
AISM, con la sua Fondazione FISM, ha deciso di premiarle per il loro lungo impegno nel tradurre la ricerca in risposte per le persone con SM, in particolare durante la pandemia da COVID-19 e per la loro partecipazione attiva allo sviluppo della piattaforma internazionale per la raccolta di dati Covid-19 e sclerosi multipla (SM), il MuSC-19. (link www.aism.it/MuSC-19)
«Dopo lo smarrimento iniziale portato da una malattia sconosciuta che ha travolto tutti – dichiara Cinzia Cordioli – l’istituzione della piattaforma MuSC-19, con il suo data set in cui tutti eravamo invitati a inserire le informazioni che stavamo raccogliendo, è stato il fattore che ha cambiato lo stato delle cose: ci ha consentito, in tempi molto rapidi, di capire come le persone con sclerosi multipla non corressero un rischio di contrarre Covid-19 diverso dal resto della popolazione. Questo ci ha confortato, ci ha dato la possibilità di approfondire i reali impatti di un’infezione di questo tipo nella SM; e soprattutto ci ha rassicurato sull’impegno a continuare a trattare i pazienti».
Importante la sottolineatura di Lucia Moiola: «Se c’è una forza nella presa in carico delle persone con SM sta nel fatto che i Centri clinici per la SM lavorano in sinergia, siamo una rete in cui tutti supportano tutti. Quella messa in atto tra Centri, anche attraverso la collaborazione al MuSC-19, è stata un’esperienza di crescita e di condivisione. Nei mesi più difficili, di fronte a una malattia che nessuno conosceva, ci siamo aiutati vicendevolmente. I Centri con più pazienti condividevano l’esperienza che stavano maturando con i Centri più piccoli, e tutti insieme siamo riusciti a stare vicini ai pazienti e a curarli».
Marta Radaelli aggiunge: «Grazie alla condivisione dei dati e delle informazioni di ciascuno, abbiamo presto imparato, insieme, che non bisogna assolutamente smettere di curare la sclerosi multipla per paura del Covid-19. E abbiamo potuto continuare a seguire i pazienti con attenzione ed efficacia, in un periodo in cui tanti si sono sentiti abbandonati alle proprie paure».
Premio giunto alla ventesima edizione
Il Premio di AISM, di cui Rita Levi Montalcini è stata Presidente e anima, è giunto alla sua ventesima edizione; viene conferito alle tre ricercatrici nella giornata in cui la Rai dedica un film per rendere omaggio alla vita straordinaria di Rita Levi Montalcini, donna e studiosa che ha consacrato tutta se stessa alla scienza e al progresso dell’umanità intera.
Nel conferire il premio, AISM con FISM ha voluto sottolineare come in questo momento così particolare queste tre donne incarnino lo spirito di Rita Levi Montalcini e lo spirito di AISM. Dare quel contributo alla ricerca a beneficio dell’intera umanità è essenziale in questo periodo di pandemia da coronavirus.
In un anno unico come questo il Premio intitolato a Rita Levi Montalcini, assume un significato particolare: «Nel lontano 1999 ero presente quando la professoressa Rita Levi Montalcini venne al San Raffaele a consegnare per la prima volta, al professor Gianvito Martino, il Premio a lei intitolato. Il mio impegno ventennale è nato anche dalla spinta di quel giorno e il fatto che il Premio intitolato a Rita Levi Montalcini, nell’anno del Covid-19, vada a tre ‘api operaie’, a tre neurologhe donne molto impegnate nell’attività clinica, oltre che nella ricerca, ha veramente un grande valore», afferma Lucia Moiola.
Cinzia Cordioli riassume così il significato che, per un medico neurologo con una lunga storia, assume questo Premio: «È uno dei momenti più grandi della mia vita, un grandissimo onore. Ho sempre guardato con incredibile ammirazione a questa piccola gigantesca donna, che ho incontrato di persona nel mio primo anno di specializzazione. A 47 anni, dopo oltre vent’anni di impegno quotidiano con le persone con SM, questo Premio mi rinnova nella tenacia, nella necessità di non mollare mai nelle proprie attività e nella consapevolezza che anche nel quotidiano, nelle piccole e invisibili scelte che facciamo ogni giorno, c’è una grande responsabilità di cura che si può tradurre in qualcosa di veramente efficace per il bene delle persone che affrontano una malattia impegnativa come la sclerosi multipla».
Speciale e preziosa, come il Premio Rita Levi Montalcini, la sottolineatura della dottoressa Radaelli: «Questo Premio rappresenta un grande onore, per il quale quasi mi sento in difetto rispetto al vero eroismo che ho visto in tanti miei colleghi medici e in tanti infermieri dal mese di marzo. Per questo lo voglio condividere con tutti i medici e gli infermieri di questi nostri territori martoriati che, negli ospedali, hanno lottato con le unghie e con i denti contro il Covid- 19. In un anno drammatico per tutti, per noi medici, per i cittadini, per le persone con SM questo è un grande riconoscimento e ci dà ancora la forza di andare avanti in questi momenti difficili».
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