Cronaca
“Reazione improvvisata”: la Procura di Bergamo cerca le risposte al dramma della prima ondata
A quasi un anno dai primi positivi in bergamasca e dall’apertura dell’inchiesta, abbiamo fatto il punto con la Procura sull’indagine in corso. Attesa la consulenza di Crisanti. La platea degli indagati potrebbe allargarsi, l’inchiesta dovrebbe chiudersi entro l’estate.
L’apertura dell’inchiesta nei difficili giorni di inizio aprile 2020, quando i morti a Bergamo continuavano ad essere portati via a decine per essere cremati; le numerose audizioni svolte anche a Roma; le centinaia di documenti analizzati. E ancora: l’affiancamento ai magistrati del consulente Andrea Crisanti, il lavoro di indagine che non si è mai fermato e la volontà di capire come mai in provincia di Bergamo ci siano stati così tanti morti per Covid-19. Almeno 3000 decessi ufficiali Covid tra marzo e aprile 2020, ma i morti reali sono stati almeno il doppio, con il tasso della mortalità in aumento del 568% (rispetto agli anni precedenti), il più alto e drammatico in tutta Italia. Un numero impressionante che lascia sottintendere che ci siano delle responsabilità nella gestione della prima ondata di quella che oggi è divenuta una pandemia mondiale.
È un’intervista a tutto tondo che fa chiarezza su una delle più importanti indagini degli ultimi anni in Italia, quella che il Procuratore di Bergamo Antonio Angelo Chiappani e il Procuratore Aggiunto Maria Cristina Rota hanno rilasciato alle nostre videocamere. Un’intervista che vuole ricostruire l’indagine per epidemia colposa a quasi un anno dalla scoperta del Coronavirus in provincia di Bergamo.
Impossibile dimenticare quella domenica 23 febbraio: la domenica di Carnevale in cui vennero accertati i primi positivi al Covid-19 all’ospedale di Alzano Lombardo, in bassa Val Seriana. Da quel giorni la vita dei cittadini della Valle e della provincia di Bergamo non è più stata la stessa: non solo per la pandemia in corso, con tutte le conseguenze economiche e sociali, ma perché i 6000 morti non si possono dimenticare. Perché la ferita inflitta a questo territorio non si potrà mai rimarginare. Forse sì, si potrà mitigare con la ricostruzione della verità fornita soprattutto ai familiari delle vittime che spesso hanno accudito i loro cari a casa nell’impossibilità di ricevere cure, o che non li hanno più potuti vedere né da vivi né da morti.
Ricostruire i fatti per dare risposte
In quelle settimane confuse la Procura di Bergamo ha cominciato ad indagare aprendo un procedimento assegnato al Procuratore Aggiunto Maria Cristina Rota. L’indagine ha un unico obiettivo: ricostruire i fatti in forma storica e stabilire chi dovesse fare cose per spiegare come mai in bergamasca ci siano stati tanti morti. Dalla Val Seriana, con la discutibile gestione dell’ospedale di Alzano Lombardo e la mancata zona rossa, l’inchiesta si è allargata a macchia d’olio fino a coinvolgere Regione Lombardia, i vertici del Governo e l’Oms.
Il focus sulla valutazione del rischio: l’Italia era preparata ad agire?
Assodato che il piano pandemico nazionale influenzale fosse del 2006 dunque non aggiornato alle linee guida dell’UE, ora il nodo da sciogliere è se l’attivazione avrebbe comportato meno morti. Il focus dunque si è spostato dall’operatività alla valutazione del rischio: l’Italia era pronta ad agire in caso di pandemia? Le Regioni avevano recepito le linee attuative? Erano stati indicati gli ospedali idonei, erano stati stoccati i dpi? Sostanzialmente: c’era un piano di intervento? Il Procuratore in questo caso di sbilancia: “Qualcosa l’abbiamo scoperto, il piano pandemico non era aggiornato e comunque la reazione è stata improvvisata”.
Inchiesta in chiusura verso l’estate
Ad oggi l’inchiesta ha 5 indagati, tutti tecnici e funzionari. Questi sono: l’ex direttore generale della sanità della Lombardia, Luigi Cajazzo, l’allora suo vice Marco Salmoiraghi, e una dirigente dell’assessorato Aida Andreassi. Iscritti nel registro pure Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo Direttore Generale della Asst Bergamo Est (di cui Alzano fa parte) e il secondo ex direttore sanitario. Ma non è detto che la platea degli indagati possa allargarsi anche a cariche politiche. Determinante, per sciogliere alcuni nodi e per attribuire le responsabilità, sarà la consulenza di Crisanti che sarà depositata entro al massimo un paio di mesi. Poi l’inchiesta sarà in dirittura di arrivo e dovrebbe concludersi entro l’estate. Solo allora si saprà chi sarà mandato a giudizio e per quale reato.
L’intervista
Gessica Costanzo
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pendesini adriano
7 Febbraio 2021 at 9:13
Speriamo che non si ripeta l’ar4chiviazione, essendo l’inquista molto disturbatrice del sistema procedurale attuale….