Cultura
“Ritorno in apnea”: in tv il film per non dimenticare i morti di Bergamo
Questa sera su Tv2000 (canale 28) il film “Ritorno in apnea” per non dimenticare i morti di Bergamo e il trauma subito dalla cittadinanza che soffre ancora.
Con approvazione definitiva della legge, il 18 marzo sarà la Giornata nazionale per le Vittime del Covid, giorno in cui a Bergamo i camion militari portarono via le bare che non ci stavano più da nessuna parte. Il lungo corteo di quella silenziosa sera del marzo 2020 è al centro del film “Ritorno in apnea” di Anna Maria Selini che sarà presentato in anteprima italiana sulla rete Tv2000 (canale 28) proprio questa sera alle 23:20.
L’anteprima mondiale del film ha avuto luogo all’interno della selezione ufficiale del Festival dei diritti umani di Lugano lo scorso 17 ottobre. Il montaggio è affidato ad Alberto Valtellina, anch’esso bergamasco. “Ritorno in apnea” è un’indagine personale di Anna Maria Selini sul trauma. Il film è stato girato a Bergamo e in Valle Seriana tra marzo e maggio 2020, quando la provincia registrava fino a 250 morti in un giorno.
Ritorno in apnea, un racconto sul dolore e sul trauma
Anna è una giornalista bergamasca che da anni vive a Roma e decide di ritornare a casa per capire e raccontare il momento difficile che la sua terra stava attraversando. Il viaggio di “Ritorno in apnea” porta lo spettatore nella provincia più flagellata dal Coronavirus, tra luoghi e persone direttamente colpite. “Un’esperienza – racconta Anna – che nel tempo si fa sempre meno giornalistica e più personale. Tra il dolore, il trauma collettivo e la ricerca di un senso”.
Anna è una professionista specializzata in aree di crisi, ma mai avrebbe immaginato che casa sua un giorno lo sarebbe diventata. “Me ne sono andata da Bergamo quando avevo diciotto anni, passando da Bologna, Madrid e ormai da nove anni Roma – continua Anna -. La mia famiglia invece è sempre rimasta a Bergamo, in provincia. La mia è una zona di fabbriche, fabbriche e ville è il paesaggio che si incontra per lunghi tratti d’autostrada. Un paesaggio di cui non ho mai sentito la mancanza, fino al 18 marzo del 2020, la notte in cui un ragazzo napoletano ha diffuso una foto destinata a diventare il simbolo del Coronavirus nel mondo. Decine di mezzi militari che, nel silenzio delle vie deserte per il lockdown, scortavano le vittime del virus fuori Bergamo, perché in tutta la provincia non si sapeva letteralmente dove cremarle. Quella notte ho pianto e forse non mi sono mai sentita così legata alla mia terra. Erano giorni che raccoglievo racconti di amici e parenti terrorizzati, anche quelli di solito più freddi e razionali. Mio fratello era stato contagiato e ricoverato in ospedale, e a me sembrava di impazzire stando lontana. Così, tempo di rispolverare la telecamera usata per l’ultima volta nella Striscia di Gaza, ho deciso di partire”.
Il focus sulla Valle Seriana
Nel film sono presenti diverse interviste e scene girate in Valle Seriana, epicentro del contagio nella prima ondata della pandemia. Tra le voci raccolte da Anna anche le nostre, quelle di Valseriana News che si racconta attraverso le parole di Gessica Costanzo e Diego Percassi.
“Tornare è stato stranissimo – continua Anna -, la stazione Termini sembrava un checkpoint, ero spaventata, venendo da Roma non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Ma i bergamaschi erano più terrorizzati di me. Per tre mesi ho percorso su è giù la bergamasca, in particolare la Val Seriana, epicentro del contagio, cercando prima di tutto di capire quello che è successo: in due mesi sono morte seimila persone, l’equivalente di due piccoli paesi rasi al suolo. Ho raccolto le testimonianze di chi è stato in prima linea, chi nelle retrovie, chi ha perso parenti o ha temuto di morire. E ho incontrato Emanuele – che per la prima volta ha fatto entrare una giornalista in casa sua – il ragazzo che ha scattato la foto da cui il mio viaggio è partito”.
Ritorno in apnea, il trailer
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