Cronaca
Pirlì, Cotècc e Monopoly: i giochi “tradizionali” tornano nelle vallate bergamasche
I giochi “tradizionali” tornano nelle vallate bergamasche.
L’avvento dell’era digitale ha cambiato le abitudini di tutti (soprattutto dei più giovani) ma fino a qualche anno fa, prima dell’esplosione del world wide web, un po’ tutti si divertivano in maniera più semplice e se vogliamo anche più spontanea. Senza Social ci si incontrava per strada, nelle vie e nelle piazze delle valli bergamasche dove l’ingegno dei locali ha sviluppato una serie di intrattenimenti “poveri” che hanno cresciuto generazioni di ragazzi.
Un intrattenimento tipico del bergamasco era il pirlì, un antenato del flipper, molto spesso presente nelle osterie della val Brembana. Una semplice tavola di legno spesso arricchita da una lastra di vetro e da finimenti in cuoio, ospitava una trottola che azionata da uno spago si muoveva all’interno di un complesso registro di strutture lignee che ospitavano dei pedoni anche essi di solito costituiti di materiale ligneo. La trottola schizzando sul piano del gioco, colpiva i birilli (spesso a foggia antropomorfa) e lo scopo finale del gioco consisteva semplicemente nell’abbattere il maggior numero di figure presenti sul tavolo che spesso avevano dei punteggi associati in base alla difficoltà della probabile “decimazione”. I pirlì più antichi e finemente decorati hanno recentemente acquisito valore e vanno a ruba nel mercato dei collezionisti. Gli appassionati, a colpi di offerte sulle aste online, sono infatti pronti a spendere cifre considerevoli per aggiudicarsi questi cimeli dell’intrattenimento di una volta.
I giochi “tradizionali” tornano nelle vallate bergamasche, video
Le carte da gioco restano una sorta di “sport provinciale” oltre che un solido e ben collaudato sistema di divertimento. La provincia di Bergamo in qualche maniera sotto questo punto di vista ha fatto scuola presentando uno dei mazzi più antichi sul territorio nazionale. Derivate dalla tradizione dei tarocchi lombardi del XIV e del XV secolo e per certi aspetti molto simili alle piacentine, le bergamasche offrono un impareggiabile spaccato dell’immaginario simbolico locale. In particolare il quattro di spade presenta la rappresentazione de “la Margì”, figura del folklore bergamasco ispirata ai burattini trattandosi di una maschera nota come la carismatica moglie di Gioppino. Il travagliato rapporto tra i due è alla base di diverse pièce del teatro popolare sviluppatosi nelle valli e nei dintorni di Bergamo nei secoli scorsi. Un gioco tipico da bergamasche è il cotècc, una variante della briscola a 5 giocatori che presenta anche alcune caratteristiche del tresette. Oggi i giovani non perdono più la testa per bòle e capòt (i punti tipici del cotècc) e sono piuttosto attratti dai giochi digitali. Per “deformazione generazionale” infatti tendono a snobbare la classica partita a carte con gli amici del bar preferendo di fatto i casinò online che propongono avveniristiche roulette, con offerte di free spin e tavoli da poker e blackjack in realtà virtuale.
Le chiusure e la convivenza forzata hanno in qualche maniera ridato forza a questo filone di giochi tradizionali ed è così che ad esempio lo scorso anno la Hasbro ha avuto “l’ardire” di lanciare sul mercato una nuova fiammante versione del Monopoly Edizione Bergamo. Sul nuovo tabellone la nomenclatura topografica originale del gioco come Parco della Vittoria e Viale dei Giardini è stata sostituita dai toponimi del capoluogo lombardo come San Virgilio e Viale delle Mura. Una nuova geografia per un evergreen dei giochi da tavola che ad 85 anni dalla sua nascita si è voluto “rinnovare” pagando un encomiabile tributo (non passando dal via) ai luoghi più suggestivi della città lombarda. Sempre in tema di passatempi d’antan vale la pena citare anche il subbuteo, un’autentica fissazione per i calciofili della generazione degli enti e degli anta. Il brand passato recentemente nelle mani della Hasbro con le classiche repliche dei calciatori posati su basi semisferiche, ha infatti prodotto nel 2020 un playset dedicato alla Dea. Le prestazioni della formazione di Gasperini hanno indotto il brand a puntare sulla squadra che rappresenta il territorio ma nella scelta di marketing deve aver pesato senz’altro anche il contagio che ha chiuso per lungo tempo le scuole permettendo al prodotto di attecchire più facilmente sui giovani tifosi caricati dalle prestazioni di Ilicic e compagni.
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