Cronaca
Il costo energetico di internet: un aspetto da tenere in considerazione
Che impatto ha lo streaming sui consumi del web. Il costo energetico di internet: un aspetto da tenere in considerazione.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una rivoluzione epocale che ha inciso sulle nostre abitudini e sulle nostre vite più di quanto avremmo potuto immaginare. Il boom della digitalizzazione in ogni aspetto del nostro quotidiano ha però un impatto sull’ambiente che ci circonda e continuiamo a riservare troppa poca attenzione a quali sono i costi ambientali di internet. Quanta energia serve per far funzionare il web e quali sono le indicazioni che ci giungono da questo universo in vista del prossimo futuro? Saranno queste le domande a cui cercheremo di dare risposta, nel tentativo di far luce su una questione che ci riguarda più da vicino di quanto possiamo immaginare.
Che impatto ha lo streaming sui consumi del web
Ogni azione che compiamo quotidianamente per mezzo dei nostri dispositivi, che si tratti dell’invio di un messaggio in chat, dell’invio di una mail, dell’utilizzo di un social network o della visione di una puntata in streaming, richiede il dispendio di una enorme quantità di energia. Energia che serve per permettere ai server di funzionare e per garantire la manutenzione dei locali in cui questi stessi server si trovano. Uno dei servizi che consuma la maggior quantità di energia in assoluto è lo streaming che nell’ultimo anno ha subito una crescita nell’ordine del 300% e che durante le scorse festività natalizie è stato utilizzato per 6,5 milioni di ore, crescendo di più di 4 milioni di ore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quello dello streaming è uno dei comparti economici che in assoluto negli ultimi 12 mesi ha subito un incremento maggiore a livello mondiale sia in termini di utenti puri che in termini di utili ed è ormai uno dei motori trainanti dell’economia globale. Si calcola che nel solo 2020 l’azienda statunitense Twitch, specializzata nella riproduzione in streaming di sessioni di gioco online ma che di fatto ospita tante altre realtà, sia cresciuta dell’80% su base annua.
L’arrivo sul mercato italiano di piattaforme di riproduzione in streaming come Netflix e Amazon Prime Video ha poi scardinato gli equilibri esistenti da decenni e l’ha fatto solo ed esclusivamente grazie alla capacità intrinseca di queste aziende di cogliere prima di altri il vento del cambiamento, ritagliandosi una sempre fetta di mercato sempre più grossa. Sempre legato all’universo dell’intrattenimento ci sono poi due micro-mondi che da diversi anni a questa parte stanno crescendo in maniera esponenziale anche grazie alla propria intrinseca capacità di sfruttare lo streaming. Il mondo dei videogame, per mezzo di piattaforme come Twitch e YouTube, marcia ormai a braccetto con le riproduzioni video online ed ha ormai creato una nuova categoria, quella del game streaming, che sino a poco tempo fa neppur esisteva. Allo stesso modo, seppur non faccia parte del mondo dei videogame, il gioco d’azzardo continua a far registrare numeri record e lo fa anche grazie al mondo dello streaming, con quasi tutte le agenzie di scommesse che si sono dotate del proprio casinò online su cui gli utenti possono giocare ai classici giochi da casinò come poker, blackjack, slot machine e roulette anche con sessioni di live streaming in cui dei croupier professionisti accompagnano l’utente durante l’esperienza di gioco.
Sorge la necessità di trovare fonti di energia rinnovabili
Dopo aver visto quanto ormai sia diffuso lo streaming e quanto questo universo stia diventando uno dei principali mezzi di intrattenimento nell’epoca contemporanea, non ci resta altro da fare che analizzare in modo duro e crudo i numeri che, come di consueto, non mentono mai e ci raccontano di una situazione che è tutto fuorché sotto controllo. I numeri di cui ci serviremo provengono da uno studio condotto da Milena Gabanelli nella sua rubrica Data Room edita in collaborazione con il Corriere della Sera e, dati alla mano, scopriamo che nel 2008, soli 13 anni fa, l’utilizzo di internet e del web ha generato emissioni di CO2 nell’ordine del 2% del totale emesso a livello mondiale. Nel 2020, invece, le emissioni sono quasi raddoppiate andando a sfiorare la soglia del 4% di quelle prodotte annualmente a livello mondiale. Ciò che preoccupa maggiormente e che deve indurre a una riflessione è che tra soli quattro anni, ovvero nel 2025, si calcola che le emissioni di anidride carbonica generate direttamente e indirettamente dal web andranno a contribuire per l’8,5% sul totale, ovvero quanto impattano tutti le automobili e motocicli in circolazione nel mondo.
Sorge quindi la necessità di trovare delle fonti alternative, anche in considerazione del fatto che la maggior parte dell’energia prodotta per la gestione e il sostentamento del web attualmente proviene da fonti non rinnovabili. Alcuni Paesi nordici negli ultimi anni hanno sperimentato diverse soluzioni soprattutto mediante l’utilizzo dell’eolico e dell’idroelettrico, la cui diffusione è però ancora troppo limitata se parametrata alla quantità di energia effettivamente richiesta. Non ci resta altro da fare che prendere coscienza del problema e metterci al lavoro sin d’ora per trovare delle soluzioni serie e credibili a una tematica a cui non è stata probabilmente data la giusta importanza ma che, dato l’andamento degli ultimi anni, pare destinata a cambiare per sempre le nostre vite anche in futuro.
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25 Maggio 2021 at 17:55
Il progresso ci sta portando sempre più verso l’autodistruzione. E nulla ci salverà!