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Cronaca

Report Ires giugno 2021: l’economia bergamasca tiene, ma la povertà aumenta

Peracchi, CGIL: “Serve una crescita di qualità, non si speculi sull’emergenza”

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“Le segnalazioni della nostra rete di delegati, le percezioni rilevate direttamente nel tessuto lavorativo della nostra provincia trovano conferma nei dati raccolti ed elaborati”: così il segretario generale della CGIL di Bergamo Gianni Peracchi commenta il report trimestrale commissionato dal sindacato all’Ires Lucia Morosini, che fa periodicamente il punto della situazione economica e occupazionale nella provincia orobica. Le fonti, riconosciute ed autorevoli (dall’istat ad Unioncamere, dall’UNPS a CCIA Bergamo), confermano infatti le tendenze già rilevate nel primo trimestre di quest’anno di forte rimbalzo, in positivo, dell’economia. L’artigianato ha registrato in provincia un +38,5% di fatturato rispetto allo stesso trimestre del 2020, ma anche i settori più colpiti dagli effetti della pandemia come turismo, commercio (+3,5%, mentre nel resto della Lombardia il settore è ancora in recessione) e trasporti, oggi cominciano a dare significativi segnali di ripartenza.

“Bisogna però tenere in considerazione alcuni fattori di rischio – continua Peracchi –  con il fine del blocco dei licenziamenti si perderanno posti di lavoro, anche se probabilmente a Bergamo meno che altrove: servono ammortizzatori sociali e riqualificazione professionale. Così come serve che resti alta la guardia sul fronte della prevenzione Covid, soprattutto dopo il rallentamento della campagna vaccinale dovuto alla resistenza di una parte della popolazione. L’immunità di gregge si raggiunge solo con una larghissima adesione al vaccino”. 

Ma se il fatturato delle aziende tiene ed aumenta, aumenta anche il numero di famiglie in difficoltà. Nella Provincia di Bergamo, un territorio in cui il tasso di accesso al Reddito o alla Pensione di Cittadinanza è molto basso anche al confronto con altre province settentrionali, il numero di persone coinvolte da questa misura è passato da 17.751 nel 2019 a 23.961 nel 2020; i beneficiari nel 2021 si riducono a 20.698, ma il dato fa riferimento ad aprile ed esclude quindi coloro che eventualmente accederanno alla misura nella parte restante dell’anno.

“Assistiamo a un processo di polarizzazione delle diseguaglianze, in alto e in basso, con l’espansione delle fasce di popolazione in povertà assoluta e relativa – continua Peracchi – Questo determina un clima ed una frattura sociale pericolosi che vanno recuperati rapidamente. Infine va scongiurato il pericolo che ci sia la corsa agli (ingenti) finanziamenti messi a disposizione dall’Europa e dal governo al di fuori di una strategia generale di crescita e di riconversione qualitativa ed ecosostenibile delle produzioni. Se si pensasse di tornare rapidamente allo status ante pandemia esattamente come era prima e di recuperare con qualche speculazione quanto perduto (i segnali di aumento dei prezzi di alcuni beni di consumo e delle materie prime non fanno presagire nulla di buono) non andremo da nessuna parte. Bisogna puntare ad una crescita che si basi su qualità, valorizzazione del lavoro e delle competenze, sostenibilità ecologica e sociale delle produzioni”.

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1 Commento

1 Commento

  1. .

    17 Giugno 2021 at 19:31

    Si certo, Draghi e c permettendo…

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