Cronaca
Sciopero del settore tessile, 1500 bergamaschi rischiano il posto di lavoro
Sciopero ieri del settore tessile, Cisl:” Non rinnovare il contratto è un atto gravissimo”.
“Il tessile è stato uno dei settori più colpiti durante la pandemia, non rinnovare il contratto è un atto gravissimo. Lavoratori chiedono dignità e risposte concrete”. Così, Raffaele Salvatoni, segretario nazionale di FEMCA CISL, ha “giustificato” lo sciopero che ieri ha coinvolto numerose città in Italia. La Lombardia si è ritrovata in piazza della Scala a Milano, dove numerosa era la “pattuglia” di lavoratori del tessile bergamasco, “in rappresentanza degli oltre 20mila addetti, impiegati in più di 1000 aziende – ha detto Sergio Licini , della segreteria provinciale di FEMCA CISL-. Se passasse l’idea più retrograda di Federmoda, più di 1500 persone dovrebbero abbandonare il posto di lavoro. Anziché aumentare la flessibilità per favorire un settore soprattutto femminile, il rischio è che molte madri di famiglia dovranno dimettersi, perché non riusciranno più a conciliare il lavoro con la vita e la famiglia”.
100mila addetti al settore in Lombardia
Dopo lo stato di agitazione, dunque, è scattato lo sciopero. CGIL, CISL e UIL hanno portato in piazza i lavoratori per il mancato rinnovo del contratto nazionale tessile e abbigliamento. In Lombardia sono oltre 100mila gli addetti del settore. “Un anno e mezzo di blocco è inaccettabile, così come sono inaccettabili sono le richieste della controparte. Con una pandemia che ha fortemente messo in crisi tanti lavoratori e le loro famiglie, riteniamo che la ripresa del settore passi anche attraverso il rinnovo di questo importante contratto, che può sicuramente favorire la ripresa sostenendo l’intero sistema della moda con le sue filiere. Non possiamo accettare che i lavoratori del tessile abbigliamento siano considerati di serie b, e che debbano aspettare un anno e mezzo per il contratto. Anche perché lavorano in un settore che resta una colonna portante del Made in Italy e che presenta una bilancia commerciale positiva. È quindi urgente – ha concluso Salvatoni – assicurare loro in tempi rapidi un contratto moderno, dignitoso, innovativo”.
Bergamo, con l’emergenza Covid, ha visto fermarsi numerose aziende, ma nel tessile, anche e soprattutto in quanti si sono “specializzati” nella fornitura di presidi sanitari, il lavoro non è mai mancato del tutto. “Anche adesso, in provincia, tante aziende cercano personale che non trovano. Faticheranno a uscire dalla crisi soprattutto le aziende che erano in difficoltà anche prima della pandemia. Nelle aziende legate al dettaglio – conclude Licini -, le difficoltà imprenditoriali e economiche, unitamente alle rigidità sugli orari che prevede la piattaforma confindustriale, comporteranno fuoriuscite di personale che stimiamo in 1000/1500 persone”.
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