Cronaca
Assemblea BIM, Personeni: “PNRR importante occasione per al montagna”
“Il PNRR è un’importante occasione per al montagna”, il bilancio dell’annuale assemblea del BIM che destina 8 milioni ai propri territori
Si è svolta giovedì 15 luglio, in videoconferenza, l’Assemblea Generale Ordinaria del Consorzio BIM del Lago di Como e dei fiumi Brembo e Serio. Alla presenza di 72 dei 127 Comuni aderenti, si sono discusse questioni importanti della vita dell’ente, che svolge un ruolo determinante per tutelare il patrimonio montano e promuovere lo sviluppo dei paesi che vi sono perimetrati. In particolare, è stato presentato il conto consuntivo e il bilancio di previsione 2021, peraltro approvati all’unanimità. Ad aprire i lavori il presidente Carlo Personeni che, nella sua relazione, ha sottolineato la difficile lettura dell’attuale situazione economica, che, a fronte di alcuni segnali positivi emersi nel settore turistico, lamenta incertezze diffuse negli altri comparti, per la mancanza di elementi certi che diano la possibilità di pianificare seriamente e con fiducia.
“L’Unione Europea ha concordato un piano di ripresa in aiuto all’Europa per la ripresa economica e sociale – ha esordito Carlo Personeni -. Una nuova programmazione comunitaria 2021-2027, un bilancio a lungo termine con uno strumento finanziario, denominato NextGenerationEU, forte di 750 miliardi di euro. In questo contesto si inserisce il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che di questi utilizza 191,5 miliardi di euro per rilanciare l’economia italiana.
L’opportunità del PNRR rappresenta un’importante occasione per destinare in modo efficace e adeguato ingenti risorse ai nostri territori montani, per favorire uno sviluppo economico sostenibile, per raggiungere una piena integrazione nel Sistema Paese e per garantire una maggiore coesione sociale. Quest’opportunità straordinaria va sfruttata, colta immediatamente: pertanto, il Consorzio si rende disponibile a collaborare per progettualità concordate con Comunità Montane, GAL o Comuni, in particolare per progetti sovracomunali, collegati alla promozione e valorizzazione delle bellezze storiche, culturali, ambientali ed enogastronomiche presenti nelle “Terre Alte”, spesso non adeguatamente prese in considerazione dai Governi fin qui succedutisi, per sviluppare l’economia di montagna”.
La parola d’ordine è chiara: autogoverno dei territori di montagna. “Con piacere abbiamo appreso che la nuova Ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini si è prefissata quale obiettivo di lavoro una “legge quadro sulla montagna” – ha sottolineato Personeni – Una manovra, per invertire la tendenza allo spopolamento e creare opportunità e occasioni per i giovani che decidono di restare (o tornare) a vivere e lavorare nei Comuni montani. Nello specifico, la Ministra ha istituito un Tavolo Tecnico Scientifico nazionale (TTS), composto da Regioni, UPI (Unione Province Italiane), ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), UNCEM (Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani) e Federbim. Tutti insieme, per revisionare la Legge 97 del 1994, avente per oggetto “nuove disposizioni per le zone montane”, un’iniziativa meritevole ma che deve andare in porto al più presto, per garantire alla montagna standard qualitativi più opportuni, che possano essere competitivi con le aree urbanizzate. A tal fine, sono decisivi alcuni fattori: meno burocrazia nel pubblico e nel privato; potenziamento delle infrastrutture digitali, per abbattere il digital divide; sviluppo delle energie rinnovabili ed efficientamento energetico, per potenziare le strategie nazionali Aree Interne e Green Community; una rinnovata rete di servizi per scuola, sanità, trasporti e viabilità, che attraverso livelli organizzativi decentrati garantiscano non il servizio in sé, ma la presenza sul territorio di opportunità lavorative. Necessaria una vera strategia nazionale per la montagna, con alcuni cardini: prevenzione del dissesto idrogeologico, come emergenza nazionale che merita un Piano Straordinario di manutenzione e un intervento sul sistema idrico/boschivo che coinvolga e valorizzi il ruolo dei Consorzi BIM; promozione di una fiscalità di vantaggio (regime differenziato) a favore delle attività imprenditoriali di piccole dimensioni (artigiani, commercianti); definitiva introduzione dei SEA (Servizi Ecosistemici Ambientali) nel collegato ambientale, con la retribuzione dei servizi ecosistemici e ambientali. Altri elementi riguardano lo sviluppo di nuovi prodotti turistici, la valorizzazione delle risorse dei vari territori (paesaggio e natura, risorse agricole e produzioni agroalimentari, patrimonio culturale, artigianato locale), per riattivare virtuosi processi di sviluppo aziendale e territoriale che assicurino servizi alla popolazione, così da essere accoglienti per il visitatore”.
“L’opportunità data dal PNRR è strategica per destinare risorse alle montagne italiane – ha continuato Personeni – Ma attenti, non finanziamenti “a pioggia”, bensì risorse particolari, esclusive, destinate a co-finanziare progetti “in progress”, ben finalizzati ad un rilancio socioeconomico dei territori montani, per raggiungere una piena integrazione del Sistema Paese. Certamente, i territori montani sono giacimenti di risorse naturali e di opportunità, ma allo stesso tempo anche aree abitate, con disagi e problematiche per le comunità residenti, infatti non a caso si parla di resilienza. Ritengo prioritario condividere, con tutti i rappresentanti della montagna, che la condizione necessaria per abitare in montagna sia quella di trovarvi lavoro e una adeguata qualità della vita, con standard pari alle aree urbanizzate. Per questa ragione, è condizione necessaria la costruzione di un adeguato modello di governance territoriale, incentrata sugli Enti Locali e su alcuni Enti funzionali che svolgono determinate funzioni a livello sovracomunale. Appunto, i Consorzi BIM, che hanno radicamento e operano da anni sul territorio. Un autogoverno delle “terre alte”, per arrestare lo spopolamento, a tutto vantaggio della montagna vissuta. La montagna abbandonata, anche se tutelata da Parchi e Riserve, non giova a nessuno e genera solo costi elevati, per il venir meno della quotidiana manutenzione e del monitoraggio che la residenzialità attiva degli abitanti produce. In un territorio montano saldamente presidiato dai residenti, i costi per la comunità statale sono minori e tali da non giustificare forme di assistenzialismo mortificanti e improduttive. Dopo anni di sfruttamento del “capitale naturale”, ora la montagna chiede rispetto e attenzione: uno sfruttamento veramente sostenibile, equilibrato, con compensazioni per le comunità locali che contribuiscono a fornire e mantenere bene e servizi goduti da tutti: aria, paesaggio, boschi, acqua, ecc… Un giusto indennizzo per la gente delle “terre alte”. Ma soprattutto si chiede che siano le stesse comunità locali a gestire queste risorse, in un’ottica federalista. E i Consorzi BIM, che da oltre 65 anni si adoperano per lo sviluppo socioeconomico dei territori di montagna, potrebbero essere gli enti aggregatori per operazioni di successo, d’intesa coi Comuni e le Comunità Montane e in collaborazione con tutte le autorità e le associazioni territoriali”.
Pieno appoggio, poi, alle ZES, le Zone Economiche Speciali, proposte per i territori montani dal Consiglio Provinciale di Bergamo, e sostenute anche dai parlamentari bergamaschi. “E’ un’iniziativa lodevole, considerato il fatto che la metà della nostra provincia è montana, e che il settore turistico (ma non solo) è stato pesantemente colpito dalle restrizioni connesse all’emergenza sanitaria da Covid-19.
Le Zone Economiche Speciali derivano dalla L. 123/17 nell’ambito degli interventi per la crescita del Mezzogiorno: al loro interno le imprese già operanti e quelle di nuova costituzione possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative.
Purtroppo, considerato che per ora sono inserite otto regioni, tutte del Sud, la prima cosa da fare è far entrare la Lombardia in questo novero, con la definizione specifica di “Zone Economiche Speciali di montagna”. Come Consorzio BIM, da oltre 10 anni chiediamo una “fiscalità di vantaggio” per gli operatori economici di piccole dimensioni situati nei borghi montani, i quali, grazie alla loro attività, offrono un importante “servizio” alla collettività.
Quindi, ampia condivisione sulle finalità di questa iniziativa, nonché sulle finalità della proposta di legge specifica presentata in Parlamento alcune settimane fa. Lo scopo di richiedere l’istituzione di ZES, o zone con “fiscalità di vantaggio”, per i territori montani è quello di permettere il rilancio di investimenti strategici, e quindi di stimolare gli operatori economici ad operare con fiducia nelle “terre alte”, mantenendo, o addirittura creando, posti di lavoro. In queste aree geografiche speciali, però, si deve ridurre la pressione burocratica ai minimi termini, solo gli atti indispensabili (del resto, il tempo è denaro). Finalmente qualcuno, dopo più di 10 anni, ha recepito il nostro richiamo; l’auspicio è che si concretizzi a breve”.
“Il nostro ruolo è determinante per tutelare l’ambiente e promuovere lo sviluppo dei Comuni inseriti nell’area BIM – ha proseguito Carlo Personeni – Come ente pubblico funzionale non economico, il Consorzio BIM gestisce il sovra-canone, cioè l’indennizzo per l’uso dell’acqua per la produzione di energia idroelettrica. Quindi, si occupa della valorizzazione di questa risorsa, attraverso politiche di investimento, in favore dei territori di competenza, risorse che altrimenti sarebbero disperse, sia in termini finanziari sia in termini di iniziativa progettuale, tra una pluralità di enti. Chiaro l’iter dei fondi: sfruttamento di una risorsa territoriale, come l’acqua; doveroso indennizzo da parte dei produttori di energia idroelettrica; e suo reinvestimento sul medesimo territorio in modo solidale e partecipato. Una concreta forma di federalismo, che i Consorzi BIM applicano da quasi 70 anni”.
“Le risorse che eroghiamo sono una manna per i nostri enti locali, che stanno risentendo della crisi economica collegata all’emergenza sanitaria da Covid-19 – ha aggiunto il presidente Personeni – Certo, in primis l’attenzione al territorio. Ma attenti, i vari dissesti idrogeologici che periodicamente ci coinvolgono, nel caso delle “terre alte” non sono da addebitare soltanto all’eccessivo consumo di suolo o alla troppa cementificazione, ma all’abbandono della montagna: scarsa coltivazione e manutenzione dei terreni, abbandono della gestione dei boschi, degrado e incuria, che hanno scatenato il dissesto idrogeologico. Due i binari di intervento: risorse per finanziare progetti di risanamento o prevenzione del dissesto (frane, arginature, sistemazioni spondali, etc…); e un piano specifico per arginare lo spopolamento della montagna, che prevede il mantenimento dei servizi essenziali, come scuole, presidi sanitari, poste, attività commerciali e artigianali, imprese di servizi alla persona”.
Da diversi anni il Consorzio BIM è la piccola “cassaforte” dei Comuni di montagna. Un vero e proprio “salvagente” per le casse dei Comuni, che appaiono sempre più vuote”.
Nel 2020, per i Comuni delle Comunità Montane e i Comuni Rivieraschi ricadenti nel suo perimetro, sono stati veicolati più di 8 milioni di euro, per interventi straordinari “a rimborso”, senza interessi, che non superino l’importo massimo di 250.000 euro: di questi, 2,5 milioni di euro sono già stato erogati; 850.000 euro sono stati impegnati nei primi mesi del 2021; e altri 4,7 milioni di euro impegnati sono in attesa di erogazione o formalizzazione. A ciò si aggiungono investimenti a fondo perduto a Comunità Montane e zone per un valore di 1,2 milioni di euro: una bella cifra, che la dice lunga sull’attenzione che il Consorzio presta ai Comuni montani aderenti e ad enti e associazioni, che finalizzano le risorse al sociale, alla cultura e allo sviluppo del turismo. Un vasto campionario di progetti, all’insegna dell’assolvimento della specifica funzione statutaria del Consorzio BIM, che è quella di tutelare il patrimonio montano e promuovere lo sviluppo socioeconomico dei paesi che vi sono perimetrati.
Nel 2020, un’altra fetta di contributi a fondo perduto è stata veicolata al risanamento del dissesto idrogeologico e alla sistemazione delle strade, a seguito di frane ed esondazioni: 250.000 euro, quale contributo unico o integrativo a quello regionale (la Regione Lombardia contribuisce con l’80%, il Consorzio integra con il 20% e per un massimo di 20.000 euro) per progetti che hanno un valore da 800.000 a un milione di euro.
Rimarcato, infine, il successo dei contributi per progettualità a fondo perduto, istituiti per la prima volta nel 2020: un fondo di 480.000 euro per progetti di fattibilità (2-4% del costo del progetto), per un massimo di 20.000 euro, che sono funzionali a richiesta di contributo finanziario a Stato, Regione, UE o altro ente.
A seguire, è stato approvato, anche questo all’unanimità, il bilancio di previsione 2021, che si attesta sugli 8 milioni euro: 3 milioni di euro a Comunità Montane e zone (2 milioni di euro per interventi di sviluppo socioeconomico, un milione di euro per infrastrutture); 250.000 euro per il dissesto idrogeologico; 4,3 milioni di euro per contributi “a rimborso”, cioè anticipazioni ai Comuni per interventi straordinari; 400.000 euro per progettualità a fondo perduto; 200.000 euro per iniziative a sostegno occupazionale; 80.000 euro per le borse di studio.
Fra le comunicazioni all’assemblea, la notizia che sono pervenute al Consorzio quasi 15 milioni di euro di arretrati, in virtù delle sentenze dello Stato pronunciate contro i vari produttori elettrici: ulteriori fondi a disposizione.
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17 Luglio 2021 at 15:33
Pòta se si pensa al numero di centrali idroelettriche presenti in Val Seriana, tutta la nostra valle dovrebbe pagare l’energia elettrica una bazzecola. Ed invece…