Cronaca
Quarantena non remunerata, salta la copertura previdenziale
L’allarme della CGIL di Bergamo, Chiari: “Giornate lavorative non pagate: rischio disincentivo
a comunicare contatti con positivi e rientri dall’estero”
Quarantena non remunerata o permanenza domiciliare fiduciaria senza più diritto all’indennità di malattia: salta la copertura previdenziale per i lavoratori dipendenti del settore privato che si trovino in queste due situazioni. Cambia dunque il trattamento rispetto a quanto veniva garantito nel 2020. Con effetto retroattivo, ad agosto lo ha comunicato l’INPS: “Il legislatore – ha scritto l’Istituto di previdenza – attualmente non ha previsto per l’anno 2021 appositi stanziamenti volti alla tutela della quarantena… e, pertanto, salvo eventuali interventi normativi, l’Istituto non potrà procedere a riconoscere la tutela previdenziale per gli eventi riferiti all’anno in corso”.
Quarantena non remunerata: rischio che le persone mentano
“Niente più indennità di malattia per quarantena e isolamento fiduciario, dunque. Diversi nostri iscritti si sono già rivolti alle nostre categorie sindacali per capire cosa fare: si tratta di persone che hanno avuto contatti con positivi e, in molti casi, lavoratori rientrati dall’estero, spesso di origine straniera, tornati in visita nei rispettivi Paesi dopo un lungo periodo di assenza a causa del Covid, e obbligati all’isolamento al rientro in Italia” ha spiegato oggi Angelo Chiari, responsabile del Dipartimento sicurezza e salute nei luoghi di lavoro della CGIL di Bergamo. “La prima questione da sottolineare è che persone che hanno già vissuto lunghi periodi di cassa integrazione nell’ultimo anno e mezzo si vedono costretti a utilizzare permessi e ferie per coprire il periodo di quarantena o isolamento, se ancora ne dispongono, o a perdere parte del loro stipendio”.
La CGIL però segnala anche una seconda, rilevante, questione: “Il rischio è che qualcuno sia tentato dal mantenere il silenzio rispetto a un contatto con un soggetto positivo, per non perdere una parte del loro salario” prosegue Chiari. “La mancata copertura rischia, dunque, di trasformarsi in un potente disincentivo a partecipare alla mappatura del contagio”.
Dopo che l’INPS, ad inizio agosto, aveva annunciato la novità, CGIL, CISL e UIL nazionali avevano subito scritto al Governo per sollecitare un rifinanziamento. “Torniamo ora a chiederlo: si ripristini la copertura previdenziale per questi casi, e lo si faccia prima possibile, per fare chiarezza e dare certezze a chi in questo momento ancora delicato della pandemia si venga a trovare in una situazione difficile” conclude Chiari.
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