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Cronaca

Circolari sul Covid modificate per la mancanza di tamponi

Un accordo preso il 25 gennaio 2020 tra Governo e Regioni fece cambiare le circolari sul Covid per la mancanza di tamponi: l’anticipazione di Presa Diretta spiega le responsabilità della prima fase della pandemia in Italia

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Perché le primissime circolari del Governo italiano sulla gestione del Covid-19 a gennaio 2020 cambiarono disposizioni sull’individuazione dei casi sospetti nel giro di pochissimi giorni? Questa è una delle domande al centro dell’inchiesta della Procura di Bergamo. In particolare, l’ipotesi mossa da chi indaga e dai legali dei familiari delle vittime è che aver cambiato la definizione di caso non abbia permesso di individuare precocemente i primissimi pazienti affetti permettendo al virus di dilagare indisturbato. Tra i primi casi (quasi un mese prima del paziente zero di Codogno) potrebbe esserci un cinese residente in media Val Seriana, la cui cartella clinica riferita ad un ricovero del 26 gennaio sarebbe riconducibile proprio al Covid.

Il caos delle Circolari: tamponi solo su pazienti stati in Cina

Proprio fino a quel giorno, 26 gennaio 2020, le circolari ministeriali prevedevano di procedere al tampone non solo nel caso di viaggi a Wuhan, ma anche in presenza di sintomi dubbi riconducibili a Sars. Ricordiamo infatti che il Ministero della Salute aveva inoltrato la circolare del 22 gennaio (come da foto sopra) che recitava tra le definizioni di caso per la segnalazione: 

Una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato, senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un’altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica.

Ben presto però, con la successiva circolare del 27 gennaio, questa possibilità di sospettare anche di casi non strettamente legati alla Cina e senza aver compiuto viaggi o aver avuto contatti stretti con un positivo, venne rimossaCiò di fatto impedì ai medici di indagare tutti i casi sospetti attivando una serie sorveglianza epidemiologica. Almeno fino alla “disobbedienza” dell’anestesista di Codogno e dei medici di Alzano Lombardo e del Papa Giovanni di Bergamo che effettuarono i primi tamponi tra il 20 e il 22/23 febbraio di fatto contravvenendo alle indicazioni ministeriali.

Una prima risposta da Presa Diretta

Una prima risposta al perché di questa importantissima modifica l’ha data ieri sera Presa Diretta, il programma di Riccardo Iacona in onda su RAI 3. In un’anticipazione dell’inchiesta di Francesca Nava e Lisa Iotti che andrà in onda in prima serata sabato 23 ottobre, è lo stesso Claudio D’Amario – ex Direttore Generale della prevenzione del Ministero della Salute – a rispondere alla domanda.

“Il 24 – 25 gennaio abbiamo convocato un tavolo con le Regioni – spiega al telefono con Nava – illustrando la situazione. Ci fu anche una richiesta specifica dalle Regione: noi non possiamo fare tamponi a tutto il mondo perché non abbiamo neanche le risorse e ci fu questa nuova circolare che fu richiesta quindi noi la emettemmo come Ministero”.

I legali dei familiari delle vittime: “Ci hanno mandati a morire”

“Da mesi abbiamo posto l’attenzione sulle Circolari sostenendo quello che è emerso come prova dal servizio di Presa Diretta – commenta Consuelo Locati, del team legale che ha intrapreso la causa civile a Roma -. Regione Lombardia non aveva i tamponi: i nostri cittadini sono stati mandati a morire. Ed ora dovremo capire se il tampone sul cinese residente in Val Seriana non sia stato fatto volontariamente proprio per le disposizioni discusse il giorno prima da Ministero e Regione. Se davvero fosse così il virus poteva essere intercettato quasi un mese prima invece è stato fatto circolare colpevolmente”.

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