Cronaca
Post-covid e sblocco licenziamenti: in due mesi un terzo delle cessazioni
Tra luglio e la fine di agosto, con lo sblocco dei licenziamenti, in provincia di Bergamo sono state registrate circa 3 mila interruzioni di lavoro da parte delle aziende, contro i 5000 verificati tra gennaio e giugno.
Tra luglio e la fine di agosto, con lo sblocco dei licenziamenti, in provincia di Bergamo sono state registrate circa 3 mila interruzioni di lavoro da parte delle aziende, contro i 5000 verificati tra gennaio e giugno. È la stima dell’ufficio vertenze della CISL di Bergamo, che ha conteggiato le proprie azioni nei confronti di licenziamenti impugnati proprio nei due mesi estivi.
Nel corso del 2021 in piena emergenza pandemica, il Governo ha allentato le restrizioni al divieto assoluto di licenziamento per motivi economici in vigore fino allo scorso 30 giugno. Dal primo luglio, le imprese industriali (ad eccezione del tessile) hanno potuto procedere ai licenziamenti, nonostante il pacchetto aggiuntivo di ammortizzatori forniti per il loro sostegno: “così – sottolinea Alberto Citerio, direttore dell’ufficio vertenze di via Carnovali -, tra luglio ed i primi di settembre, di fatto in un mese e mezzo, si è verificato 1/3 dei licenziamenti di tutto il 2021, che ha fatto naturalmente registrare un incremento notevole, anche se non così marcato come ci si poteva attendere”.
Sblocco licenziamenti: i dati
Sul totale, crescono soprattutto i licenziamenti nelle aziende al di sopra dei 15 dipendenti (quelle oggetto dello sblocco): nel 2019 e fino al 30 giugno di quest’anno rappresentavano il 40 per cento del totale, dall’ 1 luglio sono oltre il 60 per cento.
“Non c’è stata quindi l’ondata di licenziamenti nelle imprese industriali dallo sblocco di luglio, solo un lieve incremento, ma c’è stato uno spostamento significativo rispetto alla tipologia delle imprese coinvolte nei licenziamenti. Grande attenzione andrà posta alla scadenza del 31 ottobre, quando lo sblocco riguarderà la totalità delle imprese includendo quelle artigiane e soprattutto tutto il settore del Commercio, Turismo e servizi; a quel punto potrebbe arrivare la temuta ondata”.
Nella nostra provincia, proprio il settore del commercio e servizi è stato quello che ha pagato in modo importante la crisi economica nata dalla pandemia. Dai dati dell’osservatorio provinciale sul mercato del lavoro, infatti, sta segnando saldi negativi, tra assunzioni e cessazioni da ben 13 mesi, per poi riprendere una condizione di crescita occupazionale da maggio a luglio 2021. Situazione quasi identica per l’industria che ha segnato importanti saldi negativi, tornando poi a crescere fino a luglio 2021. Mentre per l’agricoltura e le costruzioni i saldi sono sempre stati positivi da gennaio 2020 a luglio 2021.
“Sono dati che confortano e che dimostrano come l’occupazione bergamasca cresca in modo importante dopo mesi difficili, che ha coinvolto due settori significativi come l’industria e il commercio servizi – dice Danilo Mazzola, segretario CISL Bergamo. Questo ci lascia ben sperare rispetto a quando il blocco dei licenziamenti non sarà più totalmente in vigore. Sicuramente per il futuro è auspicabile che si creino le condizioni perché lo stato di emergenza venga a terminare, e sarà importante impegnarsi perché il lavoro che oggi si sta creando e che in maggioranza è precario (somministrati e tempo determinato sono i contratti maggiormente utilizzati) diventi stabile, a garanzia di una ripresa economica consolidata e a beneficio delle persone che l’hanno garantita“.
Per quanto riguarda l’attività dell’Ufficio Vertenze, va sottolineato come il recupero dei crediti da lavoro rappresenti le vera emergenza di questo periodo. “Rappresentavano il 69% delle vertenze nel 2019, oggi sono il 78%! Dall’inizio dell’anno circa 600 tra lavoratrici e lavoratori si sono rivolti a noi per recuperare i propri crediti. Inoltre abbiamo registrato oltre sessanta dimissioni per giusta causa per mancata retribuzione degli stipendi”.
Nelle vertenze il settore che fa la parte del leone è il terziario (commercio, turismo e servizi) con oltre il 40%; crescono i trasporti, il 12%, crescita dovuta al settore logistica; risulta stabile l’industria con il 25%, in calo l’edilizia dal 16% del 2019 al 13% attuale.
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