Cronaca
Minacce ai vertici di Confindustria, chiesta l’archiviazione per i due bergamaschi
A margine delle indagini non sarebbero emersi collegamenti tra gli indagati e gli autori delle minacce, ancora anonimi
La Procura di Brescia ha chiesto l’archiviazione per Maria Pia Panseri e Gianfranco Fornoni, di 67 e 65 anni, la prima residente a Bergamo e il secondo a Pradalunga, esponenti dell’estrema sinistra, finiti nell’indagine sulle lettere di minacce inviate dopo la prima ondata Covid (nell’estate del 2020) al presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia e all’allora capo di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti.
I due bergamaschi, appartenenti all’estrema sinistra, erano stati iscritti nel registro degli indagati nel 2021. Sabato 22 gennaio 2022, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la Procura di Brescia ne ha chiesto l’archiviazione. La richiesta deve essere vagliata dal Gip. Già durante le perquisizioni in entrambe le abitazioni non erano stati trovati proiettili o armi e l’analisi del materiale informatico sequestrato, così come la comparazione dei campioni salivari con i residui trovati sulle buste hanno dato esito negativo. Le ipotesi di reato che erano state formulate erano di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico e minacce aggravate.
Il commento di Rifondazione Comunista
“Apprendiamo – scrivono Maurizio Acerbo (segretario nazionale), Fabrizio Baggi (segretario Prc/Se Lombardia) e Francesco Macario (segretario Federazione di Bergamo e Provincia) – con soddisfazione che la Procura di Brescia ha chiesto l’archiviazione dell’indagine nei confronti dei compagni Maria Pia Panseri e Gianfranco Fornoni dopo che nel marzo scorso le loro abitazioni erano state perquisite nell’ambito dell’indagine sulle lettere di minacce al presidente di Confindustria Bergamo Stefano Scaglia e a quello di Confindustria Lombardia Marco Bonometti. Decadono quindi le assurde ipotesi di reato (associazione con finalità di terrorismo, di eversione dell’ordine democratico e minacce aggravate) formulate nei loro confronti che sono risultate prive di ogni benché minimo fondamento.
Come noto, sia Gianfranco che Pia, quest’ultima in qualità di responsabile sanità della Federazione di Bergamo del Partito della Rifondazione Comunista, sono stati e sono fra quanti maggiormente hanno denunciato le responsabilità di Confindustria, Regione Lombardia e Governo nella disastrosa gestione dell’emergenza Covid a cominciare dalla mancata “zona rossa” in Valseriana e nella Bergamasca. Una vicenda riportata alla ribalta dalla consulenza del professor Crisanti depositata presso la Procura della Repubblica di Bergamo nei giorni scorsi dove si afferma che l’istituzione della zona rossa avrebbe risparmiato ai bergamaschi migliaia di vittime.
Con l’archiviazione dell’indagine si evidenzia platealmente l’inconsistenza dell’operazione mediatica che – a seguito delle perquisizioni – era stata orchestrata per screditare coloro che si sono esposti contro la gestione criminale della crisi Covid in Bergamasca e l’altrettanto disastrosa riforma sanitaria della Moratti voluta dalla Regione Lombardia a trazione Leghista.Ora, mentre anche la più prestigiosa rivista scientifica medica mondiale (Lancet) riconosce il ruolo positivo svolto dai vari comitati di cittadini e parenti che si sono mobilitati nella bergamasca, questa ridicola montatura si sgonfia. Ma al contempo il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli si affretta grottescamente a dichiarare che “è doveroso che la ricostruzione dei fatti sottostanti alle singole vicende avvenga nel modo più approfondito possibile. È però parimenti doveroso che la valutazione giuridica dei fatti come ricostruiti si compia, come sta avvenendo, asetticamente, senza cioè subire alcun tipo di condizionamento di natura emotiva. Se l’asetticità è quella che abbiamo potuto constatare nella vicenda di Pia e Gianfranco i bergamaschi possono iniziare seriamente a preoccuparsi. Naturalmente ci riserviamo di agire legalmente contro tutti coloro che su questa vicenda hanno indegnamente speculato arrivando sino al punto di identificare il nostro partito come una organizzazione terroristica.
Come Partito della Rifondazione Comunista nel ribadire la nostra piena solidarietà a Pia e Gianfranco ci impegniamo a proseguire con sempre maggiore determinazione la battaglia per la verità e la giustizia per le vittime del Covid e per una Sanità pubblica, gratuita ed efficiente”.
Nella foto: Marco Bonometti, ex presidente Confindustria Lombardia
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