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L’Epicentro della Val Seriana in mostra a Brescia con le foto di Maurizio Milesi
L’Epicentro della Val Seriana in mostra al Museo Nazionale della Fotografia di Brescia fino al 6 febbraio con le foto di Maurizio Milesi
A un anno dall’uscita del libro fotografico “Epicentro” di Maurizio Milesi, fotografo di Ranica specializzato in ritrattistica, la mostra fotografica tratta dallo stesso volume è ospitata al Museo Nazionale della Fotografia di Brescia (c.da Carmine, 2F). “E’ un grande onore vedere le mie fotografie in un ambiente così prestigioso – commenta Maurizio -. Dopo le prime esposizioni in Val Seriana, in particolare a Nembro (comune con cui ho realizzato i pannelli della mostra) e Alzano Lombardo, i due comuni epicentro della prima ondata della pandemia, essere ora a Brescia ha anche una grande valenza simbolica visto che è stata una delle città e province più colpite dal Covid nella primavera 2020 insieme proprio a Bergamo”. Dopo l’inaugurazione del 15 gennaio scorso, la mostra resta visibile fino al 6 febbraio ogni martedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle 12; sabato e domenica dalle 16 alle 19. Maggiori info qui.
“Epicentro”: il racconto visivo del trauma di Maurizio Milesi
“Epicentro” – edito da Velar con prefazione del professore Paolo Barcella, in libreria da febbraio 2021 – è un libro particolare, di quelli che dopo la prima ondata non se ne erano ancora visti. Parla sì di Nembo ed Alzano Lombardo, i due comuni epicentro della pandemia in bassa Valle Seriana, provincia di Bergamo, tristemente conosciuti sia per l’altissimo tasso di mortalità che per la vicenda giudiziaria legata alla gestione dell’ospedale di Alzano e della mancata zona rossa. Ma il linguaggio di Maurizio in un certo senso è un linguaggio inedito che racconta lasciando spazio alle sue foto (bellissime) e alle storie, testimonianze direttamente raccontate dai protagonisti che si sono ritrovati loro malgrado al centro dell’epicentro. Non c’è dolore urlato, non ci sono le immagini che tutti ci siamo abituati a vedere come strade deserte, ambulanze, terapie intensive, bare, cimiteri ecc. Ci sono volti e gesti quotidiani che raccontano di un aspetto ancora troppo poco indagato: quello del trauma.
“Ho sempre lavorato con i ritratti – spiega Maurizio – ma come tutti, durante il primo lockdown nella primavera 2020 mi sono fermato. Soprattutto con le foto. Ero bloccato. Vivere in bassa Valle Seriana, a pochi chilometri da Nembro e da Alzano, ha significato perdere l’orientamento. Avevamo paura di tutto e di tutti. In quelle settimane chiusi in casa abbiamo perso il contatto, non solo con il mondo, ma con la nostra quotidianità. Infatti, appena iniziata la fase 2 a maggio, ho constatato un crescente disagio nell’affrontare il fuori. Pensavo di essere l’unico, mi sentivo a disagio. Invece, parlando con i miei amici, ho capito che psicologicamente eravamo tutti devastati. Non solo chi aveva avuto a che fare con la morte. Tutti soffrivamo di ansia e avevamo paura. Così mi sono chiesto: cosa posso fare? Come posso esprimermi? Lì è tornata la mia creatività e ho cominciato ad abbozzare Epicentro“.
Le storie raccolte e fotografate sono 26, tra di loro quella di Catia Canonico, infermiera all’ospedale di Alzano Lombardo; quella di Cristiana Ferraris che ha perso la suocera e ancora… Alessandro Travelli di Nembro, Daniele Gamba di Alzano e molte altre. Il filo che le lega è quello del racconto e dell’aspetto psicologico, ancora da rielaborare.
L’inaugurazione della mostra a Brescia
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