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Cronaca

Domenica 23 febbraio 2020: come si scoprì il Covid in Val Seriana

Dalle sfilate di carnevale non autorizzate, alla chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo: il 23 febbraio 2020 si scoprì che il Covid era in Val Seriana. Ripercorriamo quella giornata

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Impossibile per i cittadini della Val Seriana dimenticare il 23 febbraio 2020: una bella domenica soleggiata, la domenica di Carnevale che in poco tempo si trasformò in un incubo. Già dal mattino venne diffusa la notizia che – dopo i primi casi di Covd-19 diagnosticati a Codogno e Vo (in Veneto) – tutte le manifestazioni sportive erano state sospese. Il giorno prima inoltre, il Rettore dell’Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini, in qualità di Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Lombarde, aveva sospeso le lezioni di tutti gli atenei per evitare lo spostamento di migliaia di studenti il lunedì successivo. Regione Lombardia nel frattempo aveva emesso un’ordinanza che chiudeva tutte le scuole e impediva tutte le manifestazioni comprese ovviamente le sfilate di Carnevale. Alcuni genitori però uscirono lo stesso in maschera con i bambini e alcuni comuni fecero comunque delle festicciole perché non c’era la percezione che la situazione potesse essere grave.

23 febbraio 2020: alcuni articoli di quel giorno

Ore 15: da Facebook si apprende della chiusura 

Mentre cresceva la tensione anche tra gli amministratori locali che dovevano gestire le domande dei cittadini relative a questi primi provvedimenti, la vera doccia fredda arrivò alle 15 con questo post pubblicato su Facebook che venne presto fatto rimuovere dalle autorità sanitarie (sulla questione indaga la magistratura di Bergamo). Da lì fu un susseguirsi di voci fino alla fuga di notizie relativamente ai primi positivi, i cui dati personali circolavano sulle chat private. E infine alle 16:50 la conferma sul sito del Comune di Alzano Lombardo. I primi positivi erano Ernesto Ravelli, 83enne di Villa di Serio e Alfredo Criserà, 66enne di Nembro. Entrambi erano ricoverati da giorni e non avevano alcun legame con la Cina: la notte precedente gli era stato fatto un tampone (violando i protocolli vigenti) visto cos’era successo nella vicina provincia di Lodi. Nel frattempo un altro caso sospetto era arrivato in ambulanza così, l’allora Direttore Medico dell’ospedale Giuseppe Marzulli, decise di chiudere tutto per capire il da farsi visto che ci si trovava di fronte ad un evento imprevisto. Finché in serata arrivò l’ordine di riaprire (leggi l’articolo qui)

Il post pubblicato su Facebook

Il pannello luminoso al Pronto soccorso dell’ospedale di Alzano

La fuga di notizie sui primi positivi

L’ordine della riapertura nelle chat interne 

La serata si concluse con una conferenza stampa trasmessa dalla Regione Lombardia che rassicurava su quanto stesse accadendo e che era presto per parlare di un focolaio a Bergamo. I sindaci bergamaschi vennero convocati tutti al Centro Congressi Papa Giovanni di Bergamo per una riunione di coordinamento con la Prefettura mentre i cittadini tirarono un sospiro di sollievo visto che i positivi erano stati trasferiti al Papa Giovanni dove c’era la Terapia intensiva. Ravelli purtroppo però morirà quella stessa sera (prima vittima bergamasca) dando il via a una serie interminabile di decessi che oggi ci portano a contare nell’intera provincia di Bergamo almeno 6000 morti in più rispetto agli anni precedenti nel periodo che va dal 20 febbraio 2020 a fine marzo 2020. Una strage silenziosa ancora oggi inaccettabile per le mancanze e le lacune nella gestione della prima ondata. Lacune, mancanze e responsabilità che la Magistratura sta accertando con l’inchiesta in corso della Procura di Bergamo che, dopo le complesse attività di indagini con l’audizione di centinaia di testimoni e l’acquisizione di migliaia di documenti e materiali digitali, sta andando verso la chiusura per dare una risposta alle migliaia di morti di questa provincia.

Per la gestione dell’ospedale di Alzano Lombardo risultano iscritti nel registro degli indagati come atto dovuto alcuni tecnici: l‘ex direttore generale della sanità della Lombardia, Luigi Cajazzo, l’allora suo vice Marco Salmoiraghi, e una dirigente dell’assessorato Aida Andreassi. Iscritti pure Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo Direttore Generale della Asst Bergamo Est (di cui Alzano fa parte) e il secondo ex direttore sanitario. Gli altri due capitoli dell’indagine sono: la mancata attuazione della zona rossa nella bassa Valle Seriana e la mancata attivazione del piano pandemico nazionale.

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