Cronaca
Gallera sull’ospedale di Alzano: “Sanificato e tamponi a tutti” ma non fu così. Fontana sulla riapertura: “Lo seppi giorni dopo”
Dalle audizioni di Fontana e Gallera in commissione regionale risultano alcune incongruenze con quanto accaduto all’ospedale di Alzano Lombardo il 23 febbraio 2020 e nei giorni successivi
La questione della riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo, il 23 febbraio 2020 alla scoperta dei primi infetti da Covid-19 della bergamasca (due giorni dopo il paziente zero di Codogno), ha tenuto banco anche durante le audizioni della commissione regionale d’inchiesta i cui documenti sono stati desecretati ieri. Tra questi il resoconto dei lavori con le sintesi delle audizioni e numerosi allegati per un totale di oltre 250 pagine.
La responsabilità della riapertura
Per la prima volta abbiamo delle dichiarazioni dell’ex assessore al Welfare Giulio Gallera, sentito in commissione regionale nell’aprile 2021 circa la responsabilità della riapertura. L’ex assessore ha dichiarato (come contenuto nella sintesi della sua audizione): “La responsabilità della decisione di aprire o chiudere una struttura sanitaria è sempre del suo direttore generale. Il Pronto Soccorso di Alzano, dopo una prima sanificazione, è stato immediatamente riaperto – a differenza di quanto fatto a Codogno – poiché il direttore generale dell’ospedale di Alzano, dopo essersi confrontato con alcuni dirigenti della DG Welfare, ha ritenuto sussistenti le condizioni per riaprirlo subito. Una scelta presa in condivisione con la DG Welfare”.
Stando alle cronache di quei giorni, confermate anche dalle dichiarazioni fornite alla stampa, il direttore medico del presidio di Alzano (che fa riferimento alla ASST Bergamo Est), il dottor Giuseppe Marzulli (oggi in pensione) dispose la chiusura totale del Pronto Soccorso e dell’ospedale nel pomeriggio di domenica 23, appena arrivati gli esiti positivi dei primi due tamponi, mentre nella stessa serata fu la direzione generale guidata da Francesco Locati, dopo un confronto con la Direzione Generale Welfare, a disporre la riapertura della struttura.
Oggi, attraverso la perizia di Andrea Crisanti, consulente della Procura di Bergamo che indaga per epidemia colposa, sappiamo che gli infetti nell’ospedale di Alzano il 23 febbraio erano già un centinaio tra pazienti e personale. Se e come la riapertura dell’ospedale abbia inciso sulla diffusione del Covid in bergamasca, è scritto nella stessa perizia al vaglio dei magistrati.
Le motivazioni della riapertura
Sempre Gallera continua: “Il Pronto soccorso di Alzano è stato riaperto subito per prestare assistenza a tutti coloro che vi si presentavano autonomamente; i casi più gravi, necessitanti del trasporto in ambulanza, sono stati da subito tutti trasportati, in accordo con AREU, all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. I malati di Coronavirus già presenti, per altre ragioni, all’interno dell’ospedale di Alzano, sono stati immediatamente trasferiti in altri ospedali: ciò si è reso necessario perché l’ospedale era privo, inizialmente, di un reparto di Infettivologia”.
Come sappiamo la situazione nei giorni successivi non fu così lineare come descritta dall’ex assessore: gli infetti arrivavano numerosi in pronto soccorso (due giorni dopo, il 25 febbraio, sempre Marzulli ne chiese disperatamente la chiusura in una lettera indirizzata alla direzione della Bergamo Est) tanto che a inizio marzo il presidio venne dedicato esclusivamente ai pazienti Covid.
A testimonianza della gravità della situazione anche un’email interna del personale amministrativo di Alzano che a inizio marzo 2020 risultava quasi tutto contagiato (leggi qui).
Fontana sulla riapertura: “Lo seppi giorni dopo”
Alla domanda sul ruolo rivestito nella scelta di chiudere o meno il Pronto Soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana nella sua audizione rispose che: “si venne a conoscenza di questo fatto solo due o tre giorni dopo che esso era già avvenuto”.
La questioni tamponi
Confutabile è la questione tamponi: “All’ospedale di Alzano – così come in molti altri presidi ospedalieri della Regione – i primi giorni tutto il personale è stato sottoposto a tampone, con obbligo di attendere in ospedale l’esito del test”. Questa la dichiarazione di Gallera.
Come sappiamo, sempre dalle interviste di quelle settimane e dai documenti agli atti, i tamponi disponibili al presidio di Alzano il 23 febbraio erano 10 (dichiarazione di Marzulli nel libro di Francesca Nava “Il Focolaio”) e non ne arrivarono neppure nei giorni successivi perché Regione Lombardia, che ne aveva centralizzato l’acquisto, li mandò altrove (leggi qui). Furono dunque solo 100 i tamponi che arrivarono a Seriate nei giorni successivi (50 vennero dati ad Alzano), concessi da da Pavia, ma ne sarebbero serviti almeno 600 per fare uno screening completo del personale e dei pazienti, come fatto all’ospedale di Codogno e a quello di Schiavonia, dove vennero fatti tamponi a tutti.
Del tracciamento saltato tra l’altro parla lo stesso Fontana nella sua audizione attribuendo parte della responsabilità al Governo: “Il tracciamento, nei primi mesi della pandemia – in particolare fino al mese di maggio – è stato, di fatto, vietato dal Governo su tutto il territorio nazionale; è per questo, si dice, che esso non è stato eseguito in Regione. Inoltre, si aggiunge, il tracciamento, per le caratteristiche di esplosiva potenza diffusiva del Covid-19, sarebbe stato comunque impossibile da attuare, oltre al fatto che nessuno, inizialmente, aveva fornito i laboratori della Regione dei reagenti per fare i test”.
Le indagini
Per aver dichiarato il falso riguardo alla questione tamponi, così come in merito alla sanificazione del presidio, sono stati iscritti nel registro degli indagati Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo Direttore Generale e il secondo ex Direttore Sanitario dell’Asst Bergamo Est. I due dichiarano che erano state adottate “tutte le misure previste”, “circostanza rivelatasi falsa, stante la incompleta sanificazione del PS e dei reparti del Presidio”. Locati, in più, avrebbe attestato il falso scrivendo anche in una relazione di “tamponi” effettuati a pazienti e operatori già dal 23 febbraio.
La fase istruttoria dell’indagine condotta dal Procuratore aggiunto Maria Cristina Rota dovrebbe chiudersi entro l’estate, in quel momento saranno resi noti i rinvii a giudizio.
Gessica Costanzo
Continua a leggere le notizie di Valseriana News e segui la nostra pagina Facebook