Cronaca
Dal sogno di volare all’Operazione Aquila Omnia: la storia di Jacopo, pilota bergamasco di C-130J
Aquila Omnia, l’imponente operazione di evacuazione di Kabul da parte dell’Italia, è stata coordinata dal Capitano Jacopo, pilota di C-130 di Bergamo
Quando Jacopo, pilota bergamasco di 32 anni, ha deciso di partecipare al concorso per l’ammissione all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, non poteva immaginare che nella sua carriera avrebbe coordinato una delle operazioni di evacuazione e salvataggio di civili tra le più note e importanti dell’epoca contemporanea. Il Capitano Pilota Jacopo (di cui si omette il cognome per riservatezza militare), in servizio presso la 46ª Brigata Aerea di Pisa, nato e cresciuto a Bergamo, ha infatti coordinato l’evacuazione di Kabul nell’agosto 2021 attraverso l’operazione Aquila Omnia (operazione avviata dallo Stato Maggiore della Difesa, su richiesta del Ministro della Difesa) con la quale si è concluso ufficialmente l’impegno ventennale delle Forze Armate italiane in Afghanistan.
La missione Aquila Omnia ottiene la Medaglia d’oro al valore aeronautico
Recentemente la 46ª Brigata Aerea di Pisa ha ottenuto, con decreto presidenziale 205 datato 16 marzo 2022, la Medaglia d’oro al valore aeronautico per aver organizzato durante l’evacuazione di Kabul un “ponte aereo che si è rivelato continuo, efficace e sicuro”. A raccontarci questa storia straordinaria è lo stesso Jacopo.
L’intervista a Jacopo
Quando hai capito che l’Aeronautica sarebbe stata la tua strada?
Si potrebbe dire che sono cresciuto a pane ed aeroplani visto che mio padre è socio storico dell’Aeroclub di Bergamo e io stesso ho conseguito il brevetto privato civile a 18 anni, effettuando il primo volo in solista a soli 16 anni. Da oltre 15 anni sono socio anche io e svolgo attività di volo turistica nonostante non viva più a Bergamo. Dopo l’Itis Marconi di Dalmine sono entrato come allievo pilota in Accademia, a Pozzuoli, un percorso molto selettivo con pochissimi posti ogni anno. Lì è cominciata la formazione durata 5 anni, terminati i quali ho trascorso un anno negli Stati Uniti per la prima fase del brevetto di Pilota Militare, terminato poi tra le basi di Latina e Pratica di Mare per essere infine assegnato, nel 2017, alla 46ª Brigata Aerea “Silvio Angelucci” di Pisa.
Prima di entrare nel merito della missione, com’è pilotare un C-130J?
Nella mia carriera ho pilotato diversi velivoli, tra cui il Siai Marchetti SF260, il Raytheon T-6 Texan II e il Piaggio P-180, ma posso dire che le potenzialità del C-130J Super Hercules sono quasi infinite, il progetto aeronautico occidentale che vanta infatti il più lungo e continuo ciclo di produzione nella storia. Si tratta di un velivolo imponente utilizzato per il trasporto in ogni condizione, per gli interventi sanitari di urgenza oppure in biocontenimento (come ad esempio anche durante il periodo del Covid) e, come a Kabul, per operazioni di evacuazione in ambiente ostile.
Nell’operazione Aquila Omnia però non eri impiegato come pilota?
In quel periodo ero in turno come Capo Operazioni per l’assetto C130J presso la base di Al Salem, in Kuwait. L’evacuazione si è svolta impiegando cinque C-130J e diversi equipaggi, per un totale di 87 voli in 15 giorni a metà agosto 2021 (nello specifico dal 13 al 31 agosto). Come Capo Operazioni ho coordinato tutti i voli con un unico obiettivo: portare in salvo più persone possibile. Per giorni interi senza sosta con i miei collaboratori ho organizzato la logistica dei voli, interfacciandomi quotidianamente con le varie ambasciate e Ministeri per ottenere i permessi diplomatici e di atterraggio, garantendo poi assistenza sia ai civili che all’equipaggio durante l’esecuzione della missione.
Si è trattata di una missione lunga, complessa, attraverso la quale sono state portate in salvo in Italia 5.011 persone di cui 4.890 cittadini afghani, tra di loro 1.301 donne e 1.453 bambini.
Qual è il momento più vivido nella tua memoria?
Sicuramente quando l’ultimo volo da Kabul è atterrato in Kuwait e sono andato in pista ad accogliere l’equipaggio. Lì ho pensato: “E’ finita, ce l’abbiamo fatta”.
Cosa dicono di te la tua famiglia e i tuoi amici?
Ovviamente sono molto orgogliosi ma, come tutti i colleghi, io parlo poco della mia professione anche perché quello che facciamo per noi è il nostro lavoro, la nostra normalità.
Prossimi obiettivi?
La nostra vita non è mai monotona e ogni giornata è diversa dalle altre, quindi non sappiamo mai cosa ci può aspettare. Se penso a quando smetterò di volare mi piacerebbe avere a che fare con la storia, un’altra delle mie passioni. Una delle poche certezze che ho è che appena posso torno nella mia amata Bergamo, perché – dopo aver girato mezzo mondo – è sempre lì che mi sento davvero a casa.
Foto
Operazione Aquila Omnia (dal sito difesa.it)
“L‘impegno è massimo da parte della Difesa per evacuare chi ha collaborato con l‘Italia”. Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha dichiarato sul trasporto umanitario in corso dall’Afghanistan per portare in Italia gli ex collaboratori afghani e i loro familiari.
“Aquila Omnia” è l’operazione avviata dallo Stato Maggiore della Difesa, su richiesta del Ministro della Difesa, pianificata e diretta dal COVI (Comando Operativo di Vertice Interforze), comandato allora dal Generale Luciano Portolano, con l’impiego di 8 velivoli multiruolo, 3 KC-767 e 5 C130-J.
In particolare i velivoli C130J effettuano, in sicurezza e con estrema rapidità, il cosiddetto trasporto tattico del personale militare e civile – sia italiano che straniero – dall’Afghanistan al Kuwait. Da qui i velivoli da trasporto strategico e di lungo raggio KC-767A completano il ponte aereo dal Kuwait all’Italia. In 15 giorni sono stati effettuati in totale 87 voli.
Sono oltre 1500 i militari italiani del Comando Operativo di Vertice Interforze impegnati in questa complessa operazione per il ponte aereo Roma-Kabul. Personale del Joint Force HQ (JFHQ), del Comando Operazioni Forze Speciali (COFS), della Joint Evacuation Task Force (JETF), della Joint Special Operation Task Force (JSOTF), del Comando Operazioni Aerospaziali AM (COA), della 46^ Brigata Aerea, del 14° Stormo dell’Aeronautica Militare, della Task Force Air di Al Salem (Kuwait).
Tra le risorse messe in campo all’interno del sedime aeroportuale della capitale afghana, paracadutisti dell’Esercito Italiano del 187° Reggimento della Brigata “Folgore”, militari del Reparto Comando Supporti Tattici della Brigata “Granatieri di Sardegna”, Fucilieri dell’aria del 9° e del 16° Stormo dell’Aeronautica Militare e team delle altre Forze Armate, garantiscono la sicurezza delle operazioni di imbarco e identificazione dei cittadini afghani che hanno collaborato con il contingente nazionale.
A questi assetti si aggiungono tutti i militari delle Forze Armate e dei Carabinieri preposti alla accoglienza e gestione presso lo scalo aeroportuale di Fiumicino e per il trasferimento dei cittadini afghani presso apposite strutture alloggiative individuate dai Ministeri della Difesa e dell’Interno e dislocate su tutto il territorio nazionale. Importante anche il contributo fornito dal Dipartimento della Protezione Civile, dalle Regioni, dalla Guardia di Finanza, dalla Croce Rossa Italiana, da ADR-Aeroporti di Roma, da numerose associazioni e dall’Onlus 9 che ha contribuito all’evacuazione con alcuni voli civili.
La Difesa ha impiegato tutte le risorse disponibili per mettere in sicurezza più persone possibili. Sono state evacuate 5.011 persone di cui 4.890 cittadini afghani grazie ad Aquila Omnia, tra di loro 1.301 donne e 1.453 bambini.
Con il decollo da Kabul dell’ultimo velivolo C130-J per il rientro dei militari italiani, si è concluso ufficialmente l’impegno ventennale delle Forze Armate italiane in Afghanistan.
Gessica Costanzo
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