Cronaca
Cinghiali e aree protette, per il TAR Lombardia prevale la tutela della biodiversità
Cinghiali e aree protette, per il TAR Lombardia prevale la tutela della biodiversità. WWF: ” Parte del mondo venatorio vuole mantenere alto il numero di cinghiali nascondendosi dietro provocazioni e Fake News”
I Giudici amministrativi, nell’ordinanza resa il 12 aprile 2022 hanno confermato tutte le misure prescritte dal WWF per la tutela della Riserva Naturale di Valpredina e della sua ricchezza di biodiversità, in coerenza con il recente pronunciamento del Consiglio di Stato che aveva respinto il ricorso di FIDC Lombardia e della Sez. Prov. di Bergamo che chiedevano la cancellazione proprio della fascia di rispetto stabilita dal Piano faunistico venatorio del 2013. Il TAR ha infatti stabilito a chiare lettere che i prelievi finalizzati alla tutela della biodiversità di un’area protetta non sono una caccia ricreativa che può essere decisa liberamente dal Comprensorio Alpino di Caccia (CAC), ma una forma di gestione dei valori naturali tutelati che giustifica sia la presenza di fasce di rispetto, sia il divieto dell’uso del piombo, sia l’osservanza delle prescrizioni dell’Ente gestore, WWF appunto.
Il comunicato stampa del WWF
Risibile quindi il maldestro e scomposto tentativo di Federcaccia Lombardia di far passare come a sé favorevole la recente decisione del TAR Brescia sull’azione di contenimento del cinghiale approvata dalla Regione Lombardia, in conformità alle prescrizioni del WWF – Ente gestore della Riserva Naturale di Valpredina, sito di rete Natura 2000, all’interno della relativa fascia di rispetto. WWF aveva indicato alcune prescrizioni che limitavano l’esercizio dell’attività di caccia al cinghiale. Oltre all’esclusione della caccia in braccata, che favorisce la diffusione del cinghiale e arreca enormi disturbi in danno delle altre specie faunistiche, sono stati prescritti prelievi selettivi mirati – unici con una loro efficacia sul controllo numerico della specie – in postazioni controllate, prevedendo tutta una serie di misure, come il divieto di uso del piombo (causa diretta di avvelenamento dei rapaci) e la comunicazione preventiva delle azioni di caccia, entrambe volte ad assicurare la compatibilità tra l’azione di riduzione delle popolazioni di questo ungulato e la tutela dell’area protetta, anche nell’ambito della fascia di rispetto.
Regione Lombardia, acquisito il parere favorevole di ISPRA, aveva inserito queste prescrizioni nel proprio provvedimento, oltre a demandare all’Ente gestore, alcuni adempimenti amministrativi verso i cacciatori abilitati alla selezione. Doveroso quindi replicare al tentativo di Federcaccia Lombardia di screditare WWF con toni provocatori e argomentazioni semplicistiche. Queste reazioni rappresentano solo un malcelato tentativo di nascondere alla opinione pubblica come l’azione di contenimento del cinghiale affidata da decenni al mondo venatorio sia stata del tutto fallimentare. Il confitto di interesse in questo campo è evidente ed è dimostrato da numerose azioni che paiono dirette a mantenere elevata la popolazione di ungulati, piuttosto che a contenerla, cercando di garantire un idoneo bacino di selvatici da abbattere ai tesserati che praticano la caccia collettiva in braccata che, costituisce il fattore determinante della moltiplicazione e diffusione del cinghiale.
Il tutto, con buona pace degli agricoltori le cui istanze vengono strumentalizzate e piegate ai diversi e confliggenti interessi delle associazioni venatorie, intente solo a non perdere soci e quindi a non vedersi ridurre gli introiti derivanti dalle tessere e dalle elargizioni pubbliche, spesso isolando i pochi cacciatori che hanno optato per la sola caccia in forma selettiva. Venendo infine al merito dell’ordinanza del TAR, in attesa del pronunciamento definitivo, i ricorrenti nella loro “frenesia social” hanno volutamente sottaciuto che i Giudici del TAR di Brescia hanno da subito puntualizzato importanti considerazioni.
Preso atto che la gestione della caccia deve essere affidata agli Organi di gestione venatoria previsti dalla legge (CAC e ATC, Ambiti Territoriali di Caccia) il Collegio giudicante ha riconosciuto come sia “giustificata l’individuazione di una fascia di rispetto esterna alle aree protette, nella quale la caccia può ancora essere praticata, ma è conformata a puntuali obiettivi di interesse pubblico” derivante dalla tutela dell’ambiente e delle aree protette regionali. L’Ordinanza riconosce inoltre legittimo prevedere anche esternamente alle aree protette una gestione venatoria che garantisca il contenimento del cinghiale nell’interesse pubblico di tutela svolto nell’area protetta e che dunque l’attività venatoria prosegua nell’area di salvaguardia esterna solo secondo definite prescrizioni impartite dall’Ente gestore dell’area protetta, le quali, viene ribadito, “sono dunque vincolanti per tutti i soggetti coinvolti nell’attività venatoria”.
I Giudici del TAR indicano infatti che sia proprio il CAC a “farsi carico delle esigenze rappresentate dall’ente gestore sulle modalità di svolgimento della caccia e sul numero di capi prelevabili” disponendo un radicale cambiamento di obbiettivo per il CAC. Le motivazioni espresse dall’Ordinanza – dichiara il WWF – accolgono le istanze avanzate nel caso concreto dall’Associazione, ma dimostrano come le Istituzioni riconoscano nel WWF un soggetto autorevole che, con serietà e pragmatismo, assume una funzione di garanzia del rispetto degli obiettivi costituzionalmente protetti di tutela della biodiversità, anche nell’ambito di azioni destinate a rispondere alle esigenze di riduzione del numero di cinghiali. E del resto tale impostazione era stata condivisa dalla Regione Lombardia e dall’ISPRA nei loro pareri. Auspichiamo – conclude l’Associazione – che anche le Associazioni Agricole direttamente coinvolte dal problema comprendano la portata dell’azione intrapresa. È tempo di riprendere un percorso condiviso, come già avvenuto con il protocollo operativo sottoscritto dalle Associazioni Agricole con il WWF nel lontano 2012, e rilevatosi lungimirante per quello che è divenuto il problema del controllo del cinghiale, liberandosi dall’abbraccio deleterio con taluni cacciatori a favore di soluzioni tecniche di comprovata efficacia a beneficio della collettività.
Dr. Geol. Del Pero Gianni Presidente Delegato WWF Italia per la Lombardia
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Mara Suardi
11 Maggio 2022 at 23:46
Buonasera,
Aspettiamo pazientemente una prossima infezione sul territorio bergamasco, portata dai cinghiali e mufloni….zecche a go go.
Malattia di lyme (nuova emergenza mondiale)
pericolosissima per l’uomo.
Peste suina.