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ARDESIO

“Sa Regordet?”: il progetto di digitalizzazione della memoria storica degli anziani di Ardesio

La memoria storica degli anziani di Ardesio trova spazio in una sala del Museo MEtA nel progetto di digitalizzazione “Sa Regordet?”

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Il progetto di digitalizzazione della memoria storica degli anziani di Ardesio “Sa Regordet?” trova spazio in una sala del Museo MEtA dove, grazie all’iniziativa ideata da Nadia Fornoni sposata da Vivi Ardesio e realizzata con il contributo di Fondazione della Comunità Bergamasca Onlus sarà fruibile da cittadini, scolaresche e ricercatori, su prenotazione da settembre.

Il progetto, infatti, ha ottenuto un importante contributo attraverso un bando di Fondazione della Comunità Bergamasca Onlus che ha consentito non solo di dare il via alla raccolta delle testimonianze, ma di realizzare alcuni interventi funzionali alla fruibilità del materiale raccolto. Nello specifico è stata allestita una sala dedicata all’interno del MEtA attrezzata con un pc collegato ad un grande schermo con un software che consentirà l’archiviazione e la fruibilità del materiale a quanti ne faranno richiesta oltre ad alcuni arredi sempre funzionali alla consultazione delle testimonianze.

Il progetto prevedeva, attraverso il coinvolgimento di volontari dell’associazione e soprattutto delle
famiglie degli over 80 (nipoti in particolare ma anche i figli), la realizzazione di una serie di interviste agli
anziani del paese partendo da una semplice domanda, in dialetto, che ha dato anche il nome all’iniziativa:
“Sa Regordet?” (“Ti ricordi?”). Una domanda capace di evocare tanti ricordi e che ha consentito la riscoperta di come un tempo si viveva ad Ardesio. Il progetto è stato pensato 4 anni fa, prima della pandemia di Covid19, da una chiacchierata di Nadia Fornoni con sua nonna, che le fece capire l’importanza di raccogliere queste testimonianze.

Sono una quindicina le prime importanti interviste documentate e inserite nel progetto che è e sarà implementabile nel tempo per continuare a mantenerlo vivo e a proseguire nella costruzione di questa “capsula del tempo moderna” e nell’importante impegno di salvare le memorie di una intera generazione, già fortemente colpita dalla pandemia.

“Questo progetto riesce a coniugare la protezione della memoria collettiva dall’oblio o dall’indifferenza e
l’innovazione digitale, che garantirà non solo la conservazione di storie, racconti, ricordi, ma anche una più ampia distribuzione e fruizione a tutti coloro che vorranno esplorare la storia di Ardesio e il suo patrimonio di tradizioni – dichiara Osvaldo Ranica, Presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca- Le nonne e i nonni sono le radici delle nostre famiglie e delle nostre comunità. Dobbiamo riuscire a trasmettere alle generazioni future che sono la nostra ricchezza”.

“Era importante cogliere il significato dell’idea avuta da Nadia Fornoni. Sia come direttivo di Vivi Ardesio sia come assessorato alla Cultura del comune di Ardesio non possiamo che essere orgogliosi di accogliere nel nostro Museo MEtA anche questa sezione, sempre più nell’ottica di rendere il MEtA oltre che un museo degli antichi mestieri dell’alta Valle Seriana un importante museo della memoria storica ardesiana” spiega Simone Bonetti, presidente di Vivi Ardesio e assessore alla Cultura del Comune di Ardesio.

“Tra le tante iniziative di carattere culturale Sa Regordet è un valore aggiunto nella salvaguardia della
memoria immateriale di Ardesio – spiega il sindaco di Ardesio Yvan Caccia – e si inserisce perfettamente nel progetto del nostro Comune che punta a creare un Polo Culturale in questo edificio che ospita il Museo, un intervento che recentemente è stato finanziato dal Bando Borghi del Ministero della Cultura”.

“In questi mesi le restrizioni e anche la preoccupazione per i contagi hanno influito sulla raccolta del
materiale, ma le prime interviste sono state molto significative. Tra gli intervistati, purtroppo, già due persone sono scomparse, e questo rende ancora più forte il valore dei documenti raccolti – spiega Nadia Fornoni, di Vivi Ardesio – Testimonianze che oggi e in futuro saranno significative per la comunità ma anche per i familiari degli anziani intervistati. Ecco dunque che molti ci stanno contattando per aiutarli nei prossimi mesi ad intervistare i propri genitori e nonni. Noi confermiamo la nostra disponibilità ad aiutarli in questo progetto. Nelle interviste gli anziani ci hanno raccontato del cibo, di cosa si metteva in tavola in una famiglia con 13 figli, dei pranzi della domenica e delle feste. E poi della scuola, del lavoro quando ancora erano dei ragazzini o bambini, di emigrazione, guerra e anche di pandemia, della spagnola, del battesimo che era importante fare subito, appena nati”. Un patrimonio di testimonianze di grande valore.

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