Cronaca
Rincari nelle Rsa: situazione esplosiva. La denuncia del sindacato
Da inizio pandemia, rette cresciute tra i 90 e i 100 euro al mese. Ora possibili ulteriori aumenti fino a 10-12 euro al giorno
Rischia di trasformarsi in una “situazione esplosiva” quella degli incrementi delle rette nelle case di riposo di città e provincia. Lo SPI-CGIL di Bergamo torna ad affrontare la questione con un intervento della sua segretaria generale provinciale Augusta Passera che oggi provocatoriamente chiede: “Con i bilanci familiari già messi in ginocchio dai rincari di bollette e generi alimentari, chi mai potrà sostenere gli aumenti annunciati (e in alcuni casi già applicati) dalle RSA?”.
“In una situazione tanto difficile, il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana invoca l’intervento del Governo e addirittura dell’Unione Europea, prendendo finalmente atto del fatto che il caro energia metterà definitivamente in ginocchio le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA)” prosegue la sindacalista. “Fontana si ‘dimentica’ che la competenza in materia è della Regione che fin qui si è occupata ben poco delle RSA tanto che in una delibera del maggio scorso sulle regole che disciplinano il funzionamento dei servizi sanitari e sociosanitari, le case di riposo vengono citate solo a proposito di un potenziamento dei posti letto nelle aree territoriali carenti. Come se il problema fosse solo quello”.
Oggi ricoverare un anziano in una RSA costa alle famiglie mediamente 2.000 euro al mese. La pensione del ricoverato, dunque, molto spesso non basta. La mancanza di una legge sulla non autosufficienza che garantisca i livelli essenziali delle prestazioni e l’assoluta inadeguatezza dei servizi domiciliari assistenziali lombardi mette le famiglie “con le spalle al muro”, secondo lo SPI-CGIL di Bergamo.
“Da anni, insieme ai presidenti delle associazioni delle RSA, sollecitiamo la Regione affinché si faccia finalmente carico di una riforma organica del sistema sanitario e sociosanitario regionale che veda a pieno titolo coinvolte anche le RSA affinché diventino parte integrante del sistema e non chiamate in causa solo quando diventano funzionali alle esigenze dei legislatori regionali” prosegue Passera. “Dall’inizio della pandemia, nonostante le risorse economiche stanziate per il settore, le rette hanno già subìto aumenti nell’ordine dei 90-100 euro al mese, dovuti ai costi di sanificazione. Ora però si sta parlando di ulteriori, possibili aumenti che possono arrivare fino a 10-12 euro al giorno. È chiaro che si stratta di costi che le famiglie non possono affrontare”.
“È urgente e indispensabile una riforma che metta l’anziano al centro del rinnovo delle RSA affinché siano luoghi in cui vivere serenamente (e in maniera sostenibile economicamente) la vecchiaia. Chiediamo, tra l’altro, che nelle RSA venga garantita una buona qualità assistenziale adeguando i minutaggi di assistenza in funzione della reale complessità di cura degli ospiti. Chiediamo che la Regione copra almeno la quota sanitaria che rappresenta oltre il 50% delle rette e che la quota a carico delle famiglie sia basata su criteri di sostenibilità. Allo stato attuale è la famiglia che, oltre ad essere coinvolta emotivamente, deve affrontare spese spesso insostenibili se non a costo di grandi sacrifici. Lo scorso anno abbiamo raccolto 27.000 firme a favore della nostra richiesta di riforma, buon parte (oltre 3.000 in un solo mese) nella nostra provincia. Ad oggi l’amministrazione regionale le ha volutamente ignorate, scaricando le colpe sugli altri livelli istituzionali e lasciando che gli oneri economici finiscano per pesare sui più fragili”.
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