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Cronaca

“Sfinge testa di morto”: la rara falena fotografata a Gromo

La falena rara nel mediterraneo, è stata fotografata ieri a Gromo, dopo alcune segnalazioni a settembre nel bresciano

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Giunge da Gromo la segnalazione, con tanto di foto, di un particolare avvistamento: Agostino Donnarumma ha infatti immortalato nella serata di giovedì 20 ottobre, una sfinge testa di morto. Si tratta (nome scientifico Acherontia atropos), di una falena appartenente a una specie paleotropicale, presente in Africa ma anche nel Mediterraneo, anche se più rara.

La testimonianza da Gromo

“Ieri sera intorno alle 18 mentre tornavo dal lavoro a casa mia presso la ripa di Gromo in via Marzen 8 – racconta Agostino – noto uno strano animale sulla gradinata esterna che porta alla mia casa. Lì per lì mi sono spaventato un po’, avendo delle dimensioni notevoli per essere quella che credevo essere una farfalla. Poi guardandola bene ho notato quello che sembrava un teschio sulla testa. Ricordandomi di un articolo letto su un giornale dove si leggeva che si trattava di una falena molto rara trovata qualche giorno fa nel bresciano dopo molti anni che non se ne vedeva una, allora l’ho fotografato. La falena come per difesa si è alzato un poco e ha emesso un suono simile al rumore di un topolino. E’ stata una bella esperienza: ovviamente l’ho lasciato stare e qualche ora dopo non c’era più”.

La sfinge testa di morto

La sfinge testa di morto è una falena appartenente alla famiglia delle Sphingidae. Così chiamate perché, allo stadio di bruco, questa falena è capace di sollevare la parte anteriore del corpo assumendo una posizione che assomiglia vagamente a quella della sfinge greca o egiziana. L’espressione “testa di morto” invece fa riferimento ad un suo tratto caratteristico ovvero: sul lato dorsale del torace spicca una macchia biancastra, con due puntini neri, che ricorda la forma di  un teschio. Si tratta di una specie paleotropicale, presente in Africa ma anche nel Mediterraneo: sono questi i suoi luoghi preferiti, ma raggiunge anche l’Asia occidentale. Da maggio a settembre hanno luogo le migrazioni che portano gli animali in Europa, anche fino alla Scandinavia. Il limite settentrionale dell’areale si è spostato più a nord per via del carattere più mite degli inverni.

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