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Cronaca

Fontana si difende sulla zona rossa e il 13 dicembre incontra gli operatori sanitari bergamaschi per dire loro “grazie”

Fontana si difende dalle accuse: Conte non rispose sulle zone rosse ma lo stesso Decreto con cui chiusero Codogno dava la possibilità di farle in autonomia. Il 13 dicembre incontrerà gli operatori sanitari bergamaschi per dire loro “grazie” per l’impegno durante la pandemia

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Non è tardata ad arrivare la difesa del governatore uscente di Regione Lombardia Attilio Fontana sulla mancata istituzione della zona rossa in Valle Seriana, dopo il polverone che si è alzato per la pubblicazione di una delicata email inviata durante la prima fase di gestione della pandemia da Covid19. Fontana ha dichiarato che nella mail del 28 febbraio 2020 si chiedeva di restare in zona gialla perché la situazione era “clinicamente sotto controllo” dal punto di vista dei ricoveri. A smentirlo Consuelo Locati, portavoce dell’associazione dei familiari delle vittime del Covid #Sereniesempreuniti che a Radio Lombardia ha dichiarato: “Gli ospedali erano già al collasso anche prima del 23 febbraio 2020 e comunque non è assolutamente vero che il sistema sanitario non era sovrastato. Basti pensare solo a quello che succedeva nella Bergamasca”.

“E soprattutto – prosegue l’avvocato Locati – questo è confutato dalle stesse mail che il medico del lavoro, Marino Signori, morto per Covid, dal 23 febbraio fino ai primi giorni del mese di marzo 2020, inviava disperato a Regione Lombardia e ad Ats Bergamo chiedendo assolutamente aiuti perché non c’erano tamponi e perché gli ospedali erano già al collasso. Di fatto quello che emerge è che Regione Lombardia era ben a conoscenza dei dati epidemiologici e che, nonostante un indice Rt che addirittura a Bergamo era salito al 4,5 nel mese di marzo ma che comunque alla fine di febbraio era al 3,2, la Regione chiede che vengano mantenute le misure blande che erano già state adottate il 23 febbraio in tutta Italia – aggiunge la portavoce dell’associazione – e di restare in zona gialla. Questo è assolutamente indecoroso e molto grave soprattutto perché chi ha pagato le spese di questa sciatteria e di questa incuria istituzionale sono state le 6000 persone in più che sono morte – l’eccesso di mortalità come lo ha definito il prof. Crisanti – come conseguenza delle scelte scellerate della politica”.

Istituzione zona rossa “nelle more”: Regione Lombardia la poteva fare. La risposta di Fontana in Commissione regionale d’inchiesta

Da fonti regionali si è inoltre presto appreso che nei primi giorni della pandemia, la Lombardia aveva chiesto al governo presieduto da Giuseppe Conte di poter istituire autonomamente zone rosse e zone gialle. Una risposta formale non arrivò mai mentre in videoconferenza venne detto che “si potevano prendere misure solo parziali e provvisorie, senza blocco delle attività produttive” fino al successivo Dpcm.

La stessa spiegazione era stata data da Fontana nella Commissione regionale d’inchiesta. Nella relazione finale, in merito alla sua audizione di legge infatti: “anche volendo, nei primi giorni dell’emergenza Regione Lombardia non avrebbe potuto agire in questo senso: questo è emerso in modo chiaro ed inconfutabile, si prosegue, dalla lettura del primo decreto-legge emanato in quel momento. Esso, infatti, prevedeva che i presidenti di Regione potessero emanare misure soltanto nelle more dei Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri – DPCM. Peccato però, si osserva, che nelle prime settimane queste more non ci furono, dal momento che i DPCM venivano emanati praticamente ogni giorno“.

I due passaggi dell’audizione di Fontana in Commissione regionale d’inchiesta

La cronaca però smentisce quanto sostenuto da Fontana: il decreto in questione è il D.L. 6/2020 del 23 febbraio 2020 con cui lui stesso e il Ministro Roberto Speranza chiusero Codogno e gli altri comuni del lodigiano, zona divenuta la prima zona rossa d’Italia. Il Decreto prevedeva che tutti potessero chiudere un territorio anche con un solo contagio da Covid19. Nell’articolo 3 si legge infatti che le misure di contenimento potevano essere adottate dai Presidenti delle regioni competenti e comunque “nelle more” dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri nei casi di estrema necessità seguendo la legge 833 del 23 dicembre del 1978, legge che all’articolo 32 dà facoltà anche alle Regioni di emettere ordinanze contenibili e urgenti in materia di sanità pubblica.

Visto che i DPCM di Giuseppe Conte vennero emanati il 23 febbraio 2020 e il successivo il 1° marzo 2020, Regione Lombardia aveva una settimana utile e libera, “nelle more” appunto, per istituire la zona rossa in Valle Seriana.

Attilio Fontana incontrerà gli operatori bergamaschi per dire loro “grazie”

E nel mentre che sulla stampa e tra le persone tiene banco questo nuovo risvolto di cronaca al centro anche dell’inchiesta della Procura di Bergamo che sta chiudendo l’indagine per epidemia colposa, Attilio Fontana il 13 dicembre incontrerà a Spirano proprio gli operatori sanitari della bergamasca per dire loro “grazie” per l’impegno durante la pandemia. L’invito, in possesso della nostra redazione, è stato inviato a tutti gli operatori del Papa Giovanni XXIII venerdì 2 dicembre. Oltre al testo, è allegato un pdf in cui si legge

Gentilissima,
Gentilissimo,
abbiamo passato due anni veramente difficili in cui la pandemia ha sconvolto le nostre vite. Durante quei lunghi mesi di difficoltà e limitazioni, sono state tantissime le persone che, come Lei, dimostrando grande dedizione e senso di responsabilità, hanno compiuto uno sforzo straordinario per la lotta al Coronavirus. È per questo che sentiamo il dovere di dirLe personalmente grazie per l’impegno continuo, incessante, molto spesso al limite delle forze, che ha profuso per il bene della nostra comunità. Per poterLa ringraziare, il Presidente Attilio Fontana e l’Assessore al Welfare Guido Bertolaso hanno il piacere di invitarLa all’evento “Semplicemente grazie!”.

L’email inviata agli operatori sanitari

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