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Cronaca

Uno studio sulle ricadute generate dallo sviluppo della logistica nel territorio bergamasco

Presentati in Provincia i risultati del primo report dello studio sulle ricadute generate dallo sviluppo della logistica in termini di trasformazione del paesaggio, dell’identità produttiva, economica e sociale del territorio bergamasco

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Presentati in Provincia i risultati del primo report dello studio realizzato in collaborazione con il Centro studi sul territorio “Lelio Pagani” dell’Università degli studi di Bergamo sulle ricadute generate dallo sviluppo della logistica in termini di trasformazione del paesaggio, dell’identità produttiva, economica e sociale del territorio. Lo studio (scaricabile alla fine dell’articolo) è stato illustrato dal professor Fulvio Adobati e dai suoi collaboratori Roberto Pinto, Mario Paris e Alessandro Oliveri. Il percorso di ricerca è focalizzato sul restituire un quadro analitico-interpretativo delle dinamiche nel medio lungo termine, e sul definire principi di governance entro pertinenti scenari di pianificazione.

Uno studio sulla logistica a Bergamo

“L’ingente quantità di richieste che sono arrivate agli uffici ci ha portato a individuare la necessità di approfondire questa complessità in vista di una sua necessaria governance – dichiara il presidente della Provincia Pasquale Gandolfi -. Il primo passo è stato quello di incaricare l’Università per partire da uno studio sullo stato dell’arte e arrivare a definire regole per la gestione del processo, che non può prescindere dal coinvolgimento delle realtà socio-economiche del territorio. Solo approfondendo l’argomento in modo unitario potremo costruire insieme un’adeguata visione di futuro”.

Lo studio è inoltre funzionale a fornire un supporto metodologico al servizio Pianificazione territoriale e Urbanistica della Provincia di Bergamo. Come spiega la consigliera delegata alla Pianificazione urbanistica e Pianura Chiara Drago “il confronto con i funzionari della Provincia ha permesso di localizzare le informazioni relative alle progettualità che a vari livelli sono in fase di realizzazione. Nel biennio 2019-2020 sono arrivate al servizio Pianificazione territoriale 9 istanze per un totale di 138 ettari; nel 2021-2022 11 per un totale di 104 ettari, e altre 4 ancora non definite per almeno circa 41 ettari. Le scelte fate cambieranno il territorio. Non è soltanto in gioco la questione ambientale, ma anche il lavoro e il sociale”.

In particolare sono 4 gli insediamenti e filiere in corso di realizzazione:

  •  1 centro intermodale
  •  1 di produzione di materie prime e rifiuti (56 già attivi)
  •  1 di grande distribuzione organizzata (12 già attivi)
  •  1 di e-commerce (4 già attivi)

Dove si trovano queste strutture

Il report restituisce una fotografia approfondita del quadro provinciale. L’immagine che risulta è complessa e ritrae un sistema articolato di imprese che si dedicano ad attività diversificate, impegnate in un insieme di servizi variegato e integrato. Di fatto non risulta possibile identificare la rete degli insediamenti entro un’unica definizione o tipologia.

I principali insediamenti della logistica presenti sul territorio, in totale 1.016, si sviluppano fondamentalmente su 8 ambienti (A4 Est , A4 Ovest, Aeroporto, BreBeMi, Francesca, Isola, Valle Brembana, Valle Seriana). Divisi per tipologia, risultano:

  •  spedizionieri e autotrasportatori (733 unità – 72,1% del totale)
  •  piattaforme/ magazzini operanti conto terzi (164 unità – 16,1%)
  •  centri di distribuzione (77 unità – 7,6%)
  •  sedi operative di titolari di licenza di operatore postale (27 unità – 2,7%)
  •  sedi operative di corrieri (15 unità – 1,5%)

Ad esclusione delle aree montane, meno servite dal sistema infrastrutturale, lo studio rileva una relativa distribuzione delle strutture di logistica su tutto il territorio, con una maggiore intensità nell’ambito della pianura e, in particolare, lungo gli assi autostradali e del trasporto veicolare privato. Altri ambiti di localizzazione sono le valli, soprattutto la Val Seriana, e alcune aree dell’Isola bergamasca.Se integriamo questa lettura con quella di scala regionale, è evidente che vi sono ambiti di addensamento lungo la A4, sia in direzione Milano che Brescia, lungo la A35, e anche intorno alla SP 122-Francesca.Emerge con preponderanza che nell’ambiente delle BreBeMi, dove sono localizzati il 12,3% degli insediamenti del totale (125), si concentra il 68,4% delle progettualità attive (13 su 19). In modo simile, anche il segmento Ovest dell’A4 sembra racchiudere un buon numero di piattaforme e magazzini operanti conto terzi, ed è secondo solo a BreBeMi in termini di attrattività di centri di distribuzione .Altro ambiente insediativo vigoroso è quello dell’aeroporto, dove si segnala il ruolo dei corrieri (il 46,7% delle strutture di questo tipo è localizzato entro questo perimetro), e quello degli operatori postali (18,5% del totale provinciale).In una seconda fase, la ricerca intende approfondire il disegno di scenario possibile, dal passaggio da logiche insediative settoriale alla costruzione di un paesaggio operazionale.

Infine, in relazione al percorso attuato, potrà essere orientata a sostenere lo sviluppo dell’azione politico-amministrativa provinciale e a dare supporto alle modalità attuative del “disegno di scenario”, che potrebbero configurarsi in forma di un piano d’area unitario.

Logistica in Lombardia: il contesto di riferimento

La Lombardia è la principale area di origine e di destinazione per il trasporto delle merci in Italia. Si trova al centro di un’area di 27.770 kmq. e 10,7 milioni di abitante definita Regione Logistica Milanese (RLM), che comprende anche le province di Novara e Piemonte e di Piacenza in Emilia Romagna. Le province lombarde – con quelle posizionate sull’asse Milano-Bergamo – Brescia in primis – rappresentano i principali poli di generazione e attrazione di flussi logistici. La città di riferimento è Milano.

Il fenomeno dello sprawl logistico, cioè il trasferimento di strutture logistiche dalle aree urbane interne alle aree suburbane, è oggetto di crescente attenzione sia da parte del mondo accademico che dei decisori politici.

Lo studio è scaricabile qui

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