Cronaca
Guardia medica a Bergamo: manca il rispetto dei livelli essenziali
Sul territorio della provincia viene rilevata “una diffusa mancanza di rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) relativi al servizio di guardia medica”
Sul territorio della provincia viene rilevata “una diffusa mancanza di rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) relativi al servizio di guardia medica”: è la segnalazione formale della FP-CGIL fatta pervenire martedì ad ATS Bergamo e per conoscenza alle direzioni di ASST Bergamo Est, Bergamo Ovest e Papa Giovanni XXIII. Vi si denuncia “una situazione molto critica rispetto all’organizzazione del servizio di continuità assistenziale sul territorio”, cioè appunto al servizio di guardia medica.
I LEA sono le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale.
A firmare la lettera di denuncia, insieme al segretario generale della FP-CGIL di Bergamo Roberto Rossi, sono stati anche il coordinatore dei medici di medicina generale per FP-CGIL della Lombardia, Giorgio Barbieri, e la coordinatrice per Bergamo, Paola Nardis.
“Da una verifica della situazione, ci risulta che le scelte di ATS abbiano prodotto uno scarso interesse dei medici a optare per questo tipo di soluzione lavorativa, tanto da rilevare una diffusa mancanza di rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza. Infatti, capita molto spesso che un singolo medico debba vicariare più di una postazione, tanto che è successo persino che una singola postazione coprisse l’intero territorio di una ASST e persino zone di un’altra ASST attigua”.
Il sindacato sottolinea, però, che “tali condizioni di lavoro violano il contratto (ACN), non rispettando il corretto rapporto medici/assistiti, con gravi ripercussioni sulla qualità del servizio offerto alla popolazione, oltre che sui carichi di lavoro e sulle conseguenti responsabilità per i medici”.
La situazione è ulteriormente peggiorata dal fatto che questi stessi territori subiscono anche la carenza di medici di base, con migliaia di cittadini lasciati senza la garanzia di cure sanitarie di base. “A titolo di esempio, segnaliamo che tre medici di una sede di guardia medica della provincia hanno dovuto assistere bene 194 pazienti in un singolo turno di 12 ore. Questa situazione solleva anche un problema di individuazione di responsabilità in caso di eventi avversi: comunichiamo fin d’ora che non riteniamo possibile che eventuali responsabilità siano scaricate solamente sul personale medico. Vanno invece individuate le responsabilità anche di chi ha il compito di organizzare il servizio. Ricordiamo poi che i turni di continuità assistenziale sono sempre più operativi e sempre meno di attesa e custodia, eppure sempre retribuiti con circa 23 euro all’ora. Ci risulta che ATS abbia comunicato l’intenzione di cessare i contratti dei cosiddetti medici disponibili e i contratti a 12 ore settimanali. Chiariamo fin da subito che i motivi di rescissione anticipata dei contratti dei medici disponibili sono esclusivamente quelli previsti dall’Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale (artt. 17, 19 e 30 del A.C.N. 2009) nonché in caso di copertura del posto da un medico a tempo indeterminato. Riteniamo pertanto sia una scelta parecchio azzardata quella di non prorogare tali contratti in quanto si creerebbero assenze impossibili da coprire se non violando norme di legge e di contratto”.
I sindacalisti concludono poi facendo un esempio concreto: “Nella sede ATS della città si Bergamo, nel mese di dicembre 2022, il turno scoperto è stato uno solo, mentre a gennaio 2023 i turni non coperti sono stati 15 perché ATS Bergamo, a differenza di quanto ci risulta abbiano deciso altre ATS lombarde, ha rifiutato i medici disponibili, preferendo lasciare il turno scoperto”.
La FP-CGIL chiede dunque che “ATS si faccia carico delle proprie responsabilità e organizzi il servizio nel rispetto di leggi e contratti, che recluti il maggior numero di medici disponibili a farsi carico di un servizio così importante, soprattutto in questo momento di carenza di medici di base, e che il reclutamento passi anche da contratti a 12 ore settimanali e contratti di disponibilità”.
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