Cronaca
Filiera bergamasca del latte: prospettive ancora incerte
Cattaneo (Confai Bergamo): “Nonostante i recenti accordi per la stabilizzazione dei prezzi, l’attuale struttura di costi minaccia la redditività”. In provincia coinvolte circa 600 aziende
Nonostante i recenti accordi regionali sul prezzo del latte alla stalla abbiano il pregio di garantire alcuni mesi di stabilità sul fronte delle entrate, l’attuale struttura di costi continua a minacciare la redditività degli allevamenti bergamaschi, così come accade all’intero comparto a livello lombardo”: il segretario provinciale di Confai Bergamo, Enzo Cattaneo, ha sintetizzato con queste parole il quadro congiunturale delineato in questi giorni dall’area economica dell’associazione bergamasca aderente alla rete nazionale di CAI Agromec.
La filiera del latte in provincia di Bergamo, che vede protagoniste poco meno di 600 aziende professionali, ha fatto registrare nel corso del 2022 un significativo incremento della produzione globale, attualmente stimata in oltre 4 milioni di quintali, pari a circa il 6,5% del totale lombardo.
“Benché il livello qualitativo del latte dei nostri allevamenti si mantenga su standard particolarmente elevati – sottolinea Leonardo Bolis, presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia -, i prezzi riconosciuti dal mercato tendono a stabilizzarsi su valori addirittura inferiori rispetto alla media del secondo semestre 2022, rendendo difficilmente sostenibili gli attuali costi energetici e di alimentazione dei bovini in una prospettiva di medio e lungo termine”.
Sarà fondamentale applicare a partire da aprile la clausola di potenziale revisione dei prezzi prevista dal recente accordo – fanno notare gli esperti di Confai -. Al tempo stesso. se si vuole cercare una via d’uscita non esclusivamente congiunturale, associazioni e istituzioni dovranno impegnarsi a cercare soluzioni che aumentino il tasso di integrazione della filiera, al fine di renderla meno permeabile agli effetti delle fluttuazioni dei mercati domestici e internazionali.
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