Cronaca
Legambiente: “Il turismo montano guarda alla sostenibilità”
Il dossier Nevediversa 2023 pubblicato oggi da Legambiente, illustra le condizioni di impianti da sci dismessi e analizza gli ingenti costi ambientali ed economici
Il dossier Nevediversa 2023 pubblicato oggi da Legambiente, illustra le condizioni di impianti da sci dismessi e analizza gli ingenti costi ambientali ed economici per sostentare il comparto sciistico con innevamento artificiale, laddove gli effetti del cambiamento climatico sono tangibili nell’assenza di precipitazioni nevose. Tra gli impianti abbandonati, che lasciano sul territorio ruderi delle stazioni e piloni in cemento armato non rimossi, nel report dell’associazione figura anche lo skilift sul Monte Poieto, nel Comune di Selvino – Aviatico (BG), dismesso addirittura negli anni ’60. Sono decenni che l’assenza di neve dovrebbe far pensare ad una riconversione del turismo invernale nella destinazione seriana, invece, si riapre la strada per uno dei progetti più impattanti che la provincia di Bergamo abbia mai visto: lo Ski Dome. In stand by da 11 anni dalla firma dell’accordo di programma, è stato riesumato dopo l’interessamento della FISI. Legambiente Bergamo aveva già assegnato al Comune la bandiera nera nell’ambito della campagna Carovana delle Alpi e ora torna a sottolineare la decisa contrarietà per l’impatto della struttura.
Il commento di Legambiente
«Una follia ambientale ed energetica del tutto fuori dai tempi – commenta Elena Ferrario, presidente di Legambiente Bergamo – Oltre al consumo di suolo e alla tutela idrogeologica, preoccupa lo sperpero di energia per la produzione del ghiaccio e per il mantenimento della temperatura a -6 gradi, che i promotori calcolano pari a quello di una piccola fabbrica in funzione però dall’1 gennaio al 31 dicembre, 24 h su 24. La risposta alla carenza di neve dovuta al cambiamento climatico che sta portando inverni sempre più secchi e temperature medie più alte di 2 gradi nelle Prealpi, dovrebbe essere coordinata per concentrare gli impianti sciistici, sempre più costosi, in un numero ridotto e qualificato di aree a quota elevata, offrendo in contemporanea nuove e diverse opportunità al turismo in montagna, come numerose località hanno fatto – si veda l’esperienza fin dal 2004 del Monte Tamaro in Canton Ticino. A Selvino, invece, si sceglie di ignorare il cambiamento climatico “destagionalizzando” lo sci. E facendo in fretta, perché si teme anche la concorrenza di Cesana Torinese, dove si progetta uno Ski Dome al posto di un desueto impianto di bob. Nel caso piemontese si tratterebbe di due piste di 870 m, tra le più lunghe al mondo, mentre quella di Selvino sarebbe lunga 540 m».
Riconversione e buone pratiche
Il dossier Nevediversa racconta anche storie di riconversione e buone pratiche. Tra le iniziative segnalate spicca lo smantellamento della seggiovia biposto Scanapà a Castione della Presolana ed è recente l’annuncio di significativi investimenti in Valle Brembana a favore del turismo dolce, dalla valorizzazione delle antiche vie storiche e dei sentieri escursionistici, che possono offrire anche d’inverno opportunità turistiche significative, senza sconvolgere il territorio. «Selvino sarebbe nella felicissima situazione di poter sperimentare un modello di turismo dolce, a misura di gruppi familiari, con sport non impattanti, strutture leggere e destagionalizzazione delle attività. Invece, con il supporto della Federazione di Sport Invernali, queste potenzialità vengono ignorate. Anzi, paradossalmente il progetto dello Ski Dome viene presentato “come uno strumento di trasformazione sostenibile del territorio, che punta alla tutela del territorio montano”. È proprio vero che la parola sostenibilità ha perso il suo valore e significato» continua Ferrario.
In una realtà urbanizzata come Selvino, con l’80% di abitazioni non occupate, l’obiettivo non può essere aumentare il consumo di suolo, tanto più che la normativa regionale ne chiede la riduzione, ma piuttosto riqualificare quanto costruito, perché possa rispondere alle nuove esigenze turistiche e non solo. La pandemia, infatti, ha insegnato molto in termini di ricerca di abitazioni fuori città e di recupero di spazi in ambienti meno densificati, sollevando il tema dei trasferimenti nelle valli grazie allo smartworking, ma a condizioni di avere servizi e strumenti per il lavoro e per la vita quotidiana.
Dossier nazionale: https://www.legambientelombardia.it/wp-content/uploads/2023/03/dossier-neve-diversa_rap2023.pdf
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