Seguici su

Cronaca

Bergamasca: cresce l’occupazione, nel 2022 4mila nuove assunzioni a tempo indeterminato

Bergamasca: cresce l’occupazione, nel 2022 4mila nuove assunzioni a tempo indeterminato. La sintesi del rapporto 2022 dell’Osservatorio del lavoro della Provincia di Bergamo

Pubblicato

il

In provincia di Bergamo, secondo il sistema informativo regionale sulle Comunicazioni Obbligatorie, si può stimare una crescita netta nel 2022 di circa quattromila posizioni di lavoro dipendente. E’ quanto risulta dal saldo tra 148.860 assunzioni e 144.909 cessazioni, le prime aumentate del 9 per cento, le seconde del 14 per cento rispetto al 2021. Il saldo equivale a una variazione annua dello stock dei dipendenti di circa l’1,2 per cento e consolida il recupero avvenuto nel 2021 con un rimbalzo di oltre 9mila posizioni dal punto di minima del periodo pandemico. La dinamica occupazionale si è indebolita nel secondo semestre dell’anno, in parallelo al rallentamento del ciclo economico.

L’andamento dell’ultimo trimestre

Nell’ultimo trimestre le assunzioni hanno frenato e sono aumentate le cessazioni, soprattutto di rapporti a termine. Nel corso del 2022, la riduzione dei contratti a tempo determinato (-3.778) è stata più che compensata dall’aumento (+7.487) dei rapporti a tempo indeterminato e in apprendistato dovuto a un boom delle stabilizzazioni. Le trasformazioni di rapporti dal tempo determinato al tempo indeterminato sono raddoppiate in un anno, un segnale della scelta delle imprese di consolidare il percorso d’ingresso dei neoassunti e trattenerli in una fase in cui le difficoltà di reperimento del personale e la scarsità
dell’offerta di lavoro sono generalizzate.

La variazione complessiva dell’anno è attribuibile per più della metà al macro settore del commercio e servizi (+2.243), seguito da industria (+934), costruzioni (+631) e agricoltura (+188). In tutti i settori la crescita si è interrotta nella seconda parte dell’anno, con saldi che si sono accentuati in negativo con la chiusura dei rapporti temporanei nell’ultimo trimestre.

Settore edilizia

Le costruzioni sono in crescita occupazionale da cinque anni e mezzo, salvo l’interruzione nel 2020, sostenute inizialmente dal basso livello dei tassi d’interesse, poi dagli incentivi agli interventi di riqualificazione edilizia. Il ciclo dell’industria manifatturiera è in ripresa dall’inizio del 2021, anno nel quale il margine estensivo di lavoro è stato coperto in buona parte dalla somministrazione. Nel 2022, riassorbita la Cassa integrazione, l’occupazione si è allargata nella componente dei dipendenti interni a tempo indeterminato. All’inizio del 2022 si è indebolito l’andamento occupazionale nei settori industriali ad alta intensità energetica. Ha tenuto invece la metalmeccanica che ha beneficiato della fase positiva dell’export e, in alcuni suoi comparti, degli investimenti e delle produzioni indotte dal ciclo espansivo della
filiera edilizia e beni per la casa.

Settore commercio e servizi

Nel macro settore del commercio e servizi i risultati sono ampiamente positivi nella logistica, nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (trainate dagli interventi di ristrutturazione edilizia) e nei servizi di informazione e comunicazione, sull’onda lunga della digitalizzazione e dell’evoluzione delle tecnologie informatiche. Nel commercio la crescita è consistente, e rafforzata nei contratti permanenti, ma nel
complesso più contenuta rispetto al 2021. Le attività dei servizi di alloggio e 2 ristorazione, dopo il rimbalzo del 2021, registrano un risultato occupazionale modesto che non consente ancora un pieno recupero delle massicce perdite avvenute nel periodo del Covid.

Settore sanità, banche, finanza, sport e intrattenimento

Saldi negativi sono presenti nella sanità e assistenza sociale, nel settore banche e finanza investito da riorganizzazioni bancarie e fintech, nelle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento e nelle altre attività dei servizi alla persona. L’eterogeneità degli andamenti occupazionali è probabilmente dovuta anche a movimenti di ricollocazione dei lavoratori tra i settori, intensificati, nella fuoriuscita dalla pandemia, dall’espansione delle costruzioni e industrie dell’indotto e dalle transizioni di lunga durata (digitalizzazione e sostenibilità ambientale) che stanno trasformando la struttura economica e il mondo del lavoro.

La ripresa della mobilità del lavoro alimenta le cessazioni volontarie: nel 2022 si tocca un massimo storico di oltre 42mila dimissioni classificate. E’ un fenomeno presente in tutti i settori, a tutti i livelli professionali e riguardante lavoratori di tutte le età.

Continua a leggere le notizie di Valseriana News e segui la nostra pagina Facebook

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *