Cronaca
Cibi a base di insetti: 1 italiano su 3 è propenso ad acquistarli
Dall’Università degli Studi di Bergamo la più recente fotografia dei profili dei consumatori italiani disposti ad includere alimenti a base di farina di insetti nella loro dieta
1 italiano su 3 è propenso ad acquistare cibi a base di insetti ovvero che contengono insetti commestibili. La maggior parte di loro lo farebbe per soddisfare la propria curiosità e per sperimentare alimenti innovativi. È quanto emerso da “Insect Food e Consumatori”, la più recente indagine sul tema realizzata dall’Università degli Studi di Bergamo e presentata questa mattina durante l’evento “Cibi a base di insetti: cosa ne pensano i consumatori?”, svoltosi presso il Dipartimento di Scienze Aziendali, con la partecipazione di Giovanni Malanchini, consigliere della Regione Lombardia, di IPIFF – International Platform of Insects for Food and Feed e di Alia Insect Farm.
Cibi a base di insetti: un indagine sul tema è stata realizzata dall’Università degli Studi di Bergamo
Sebbene l’entomofagia, ovvero il consumo di cibo a base di insetti, sia oggetto di crescente interesse mondiale, quella realizzata dall’Ateneo di Bergamo non solo è un’indagine che esplora il sentiment dei consumatori, ma è anche la prima e più aggiornata profilazione quali-quantitativa, su larga scala, degli italiani in materia. Un’indagine che sfata falsi miti e apre importanti riflessioni.
Con l’entrata in vigore nel 2018 della normativa Europea (Reg UE 2015/2283) che legittima il consumo degli insetti e la loro appartenenza alla categoria di “Novel Food” – con la conseguente possibilità di allevare e introdurre sul mercato tali insetti e le farine derivate -, infatti, il settore è cresciuto notevolmente. E si stima possa crescere ancora: in Europa, in particolare, il valore di mercato del novel food si appresta a triplicare, passando da 82 milioni di dollari del 2018 ai 261 milioni previsti nel 2023[1], aprendo importanti opportunità per le aziende. Attualmente, il settore europeo degli insetti è composto nella maggior parte da piccole e medie imprese come start up, ma anche grandi aziende che prima erano attive in settori diversi come quello del pet food. Come evidenziato da IPIFF,organizzazione no-profit che rappresenta gli interessi del settore dei produttori di insetti, la produzione si basa su qualche migliaio di tonnellate (volumi destinati sia al settore feed che food), mentre gli investimenti hanno già superato quota 1 miliardo di euro e si stima arriveranno ai 3 miliardi nel 2025[2]. Il settore degli insetti raggiungerà entro il 2030 oltre 30 mila impiegati full time. Un’opportunità interessante per la filiera made in Italy, dunque, che già dispone di competenze adeguate e, come emerge dalla ricerca dell’Università di Bergamo, anche di consumatori propensi all’acquisto.
Nonostante le precedenti ricerche in Italia abbiano evidenziato una ridotta disponibilità di acquistare o assaggiare cibi a base di insetti, infatti, i nuovi dati presentano un’attitudine diversa e sostanziale: ben un italiano su tre favorevole al consumo di insect food. L’indagine è stata condotta su un campione composto da 1170 individui rappresentativi della popolazione italiana, i cui dati sono stati raccolti in un intervallo di tempo compreso tra ottobre 2021 e settembre 2022. In base alle risposte ottenute dai questionari somministrati, in particolare, risulta che il 9% degli intervistati sarebbe “altamente propenso” a consumare insect food e il 21% “mediamente propenso”, mentre il restante 70% si dichiara poco propenso.
Una ricerca che profila le caratteristiche dei consumatori
La ricerca dell’Università di Bergamo aiuta quindi, per la prima volta, a profilare le caratteristiche dei consumatori, considerando congiuntamente l’atteggiamento verso il prodotto, l’influenza sociale, il controllo percepito e alcuni dei principali driver motivazionali che possono spingere all’acquisto, in particolare quelli edonici, etici e legati alla salute. Per capire in che modo le intenzioni di acquisto siano effettivamente distribuite nel campione e quanto ne influenzino la composizione, la ricerca ha individuato quattro gruppi omogenei per caratteristiche sociodemografiche, comportamentali e psicologiche: “progressisti”, “inconvincibili”, “edonisti” e “follower”.
Gli “edonisti” (15% del totale degli intervistati, 181 individui), in particolare, sono tra i più aperti all’acquisto. Sono soprattutto uomini, fino ai 25 anni d’età, per lo più onnivori, con un livello di istruzione media e una vita attiva (dichiarano di praticare sport fino a 5 volte a settimana). Rispetto agli altri cluster, registrano la percentuale più alta di soggetti che hanno già avuto esperienze passate con il consumo di cibo a base di insetti, e l’interesse più basso verso le dimensioni di salubrità ed etica nelle decisioni alimentari. Altrettanto interessati all’insect food sono i “progressisti” (18%, 208 soggetti): persone over 40, equamente divise tra uomini e donne, per lo più liberi professionisti e imprenditori ed un livello di scolarizzazione universitario. Si definiscono onnivori e praticanti sport individuali con una media di 1 o 2 volte a settimana. Sono i più interessati a provare alimenti inusuali e nuovi e compiono scelte di acquisto alimentari che tengano conto delle proprietà salutistiche degli alimenti e della loro dimensione etica. I meno interessati all’insect food sono gli “inconvincibili” e i “follower”. Gli “inconvincibili” (33%, 391 partecipanti), composti soprattutto da donne, tra i 18 e 25 anni, con un livello di istruzione medio-alto, sono onnivori e non hanno avuto esperienze pregresse con il cibo a base di insetti. Non vogliono esplorare alimenti nuovi e sono poco interessati alla dimensione salutistica degli alimenti. I secondi, ovvero i “follower” (33%, 390 consumatori), sono rappresentati soprattutto da donne, over 26, con istruzione intermedia e sedentarie. Interessati alla salubrità e alla dimensione etica degli alimenti acquistati, tendono a volersi conformare alle opinioni altrui, non hanno mai avuto esperienze pregresse con il cibo a base di insetti e non vogliono variare i loro consumi alimentari.
Dall’analisi trasversale dei quattro cluster, emergono infine le variabili che, secondo gradi differenziati, possono accostarsi positivamente all’intenzione di acquisto di alimenti a base di insetti. Tra queste spiccano:
- le esperienze pregresse nel consumo di insetti: chi ha già sperimentato alimenti a base di insetti risulta più incline a ripetere l’esperienza;
- il genere, con gli uomini maggiormente inclini alla possibilità di acquistare cibi a base di insetti;
- la propensione al cambiamento: i soggetti più curiosi risultano più aperti all’entomofagia.
«”Insect Food e Consumatori” è la prima indagine che offre una profilazione degli italiani sul tema, rappresentando un riferimento importante per tutto il settore in Italia. Come evidenziato dalla ricerca, i driver principali che spingerebbero i consumatori all’acquisto di questi alimenti sono la curiosità e lo spirito innovativo. Ma questo è solo il primo passo per indagare un mercato molto promettente per il futuro: condurremo altri studi per approfondire il rapporto tra italiani e insect food utilizzando anche tecniche neuroscientifiche che potrebbero includere l’assaggio diretto di questi cibi al fine di valutare i processi percettivo-emotivi impliciti sottesi ai soggetti rientranti nei target primari (progressisti ed edonisti) e secondari (follower)» ha spiegato Riccardo Valesi, ricercatore del Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università degli Studi di Bergamo.
«Il cibo non è solo un prodotto di consumo, ma ha la caratteristica innata di saper abbracciare al suo interno gli elementi della storia, della cultura, del territorio e della salute. C’è altresì un forte aspetto edonistico nel cibo: mangiar bene fa star bene. Ringrazio l’Università degli Studi di Bergamo per la ricerca condotta relativamente al tema del consumo alimentare di insetti, in quanto evidenzia ancor di più quanto il cibo sia collegato alla dimensione del contesto culturale in cui è inserito» ha osservato Giovanni Malanchini, consigliere della Regione Lombardia, intervenuto all’evento di presentazione odierno. «Sono convinto che il modello alimentare italiano e lombardo vada promosso: a livello mondiale è il modello più sano. Inoltre, il settore primario è l’unico settore non delocalizzabile: vanno supportate le nostre eccellenze agroalimentari e i benefici sociali, ambientali ed economici che portano ai nostri territori. Lo studio che viene presentato apre a nuove valutazioni, che meritano attenzione, rispetto a quel dinamismo innovativo che è intrinseco alle culture e ai territori, e che ha tra le sue espressioni quella del cibo, attraverso percorsi che possano attuare le giuste soluzioni anche a livello normativo».
«I risultati dell’indagine sono un riferimento utilissimo per tutto il comparto – ha dichiarato Steven Barbosa, Public Affairs Manager di IPIFF. Attualmente, la maggior parte delle imprese in Europa che si occupano di novel food a base di insetti commestibili (circa il 36%) è coinvolta solo nella lavorazione finale degli insetti, occupandosi quindi della trasformazione e commercializzazione. Il 28% invece si occupa di tutte le fasi della produzione (dall’allevamento alla commercializzazione). Ma si prevede che questo mercato possa arrivare a produrre circa 260.000 tonnellate entro il 2030[3]. È fondamentale quindi capire quali sono le percezioni dei possibili consumatori e su quali falsi miti dover lavorare».
Un esempio concreto del fare impresa nel settore arriva da Alia Insect Farm, start up agricola impegnata dal 2020 in attività di ricerca e sviluppo nel settore del novel food a filiera corta e 100% made in Italy, specializzata nella produzione di polvere atomizzata di grillo, ottenuta esclusivamente da animali allevati in Italia. «Da sempre in Europa, e anche in Italia, sono stati introdotti “nuovi alimenti” che poi sono diventati parte integrante della dieta mediterranea. Il settore degli insetti commestibili può essere un’opportunità per innovare il settore e per creare valore nella filiera agro alimentare dei novel food made in Italy – ha commentato Carlotta Totaro Fila, fondatrice di Alia Insect Farm. Introducendo la polvere di grillo nelle categorie di uso comune nelle percentuali consentite dai Regolamenti di attuazione, come ad esempio in pane, pasta, pizza, biscotti, snack, potremmo aggiungere i benefici nutrizionali di questa materia prima naturale a tipologie di cibo che già consumiamo normalmente. Etichettati in modo chiaro e trasparente affinché sia ben evidente la presenza di questo ingrediente distintivo e innovativo, i novel food contenenti polvere di grillo saranno non solo una scelta in più per il consumatore alla ricerca di innovazione, nuove esperienze gustative, ma sempre attento alla composizione nutrizionale e alla sicurezza. Inoltre, questi alimenti hanno tutte le carte in regola per contribuire non solo al benessere del consumatore, ma anche a quello del pianeta. La maestria italiana nel realizzare alimenti dal gusto eccellente e la sicurezza alimentare che caratterizzerà i nostri prodotti quando autorizzati sono i requisiti di partenza per creare nuove ed interessanti prospettive per tutto il comparto agro alimentare italiano».
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