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Cronaca

Fontana: “Non possiamo rimanere prigionieri di inchieste e consulenti”

Nel discorso di ieri in consiglio regionale sulle linee programmatiche dei prossimi 5 anni, Fontana fa riferimento all’inchiesta della Procura di Bergamo che lo vede indagato per la gestione della prima fase della pandemia in Val Seriana

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Nel discorso di ieri che il governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana ha riferito in Consiglio regionale, non solo sono state indicate le linee programmatiche della sua seconda legislatura ma ci sono stati riferimenti all’attualità. Il presidente è partito sottolineando come la vittoria ottenuta il 12 e 13 febbraio scorso sia stata “la vittoria di una squadra, della coalizione unita delle forze di centrodestra, in cui tutte le componenti hanno dato un contributo determinante per raggiungere l’obiettivo”. Parole che fanno riferimento all’intesa o meglio, al braccio di ferro, tra la Lega, partito del governatore, e Fratelli d’Italia, primo partito in Lombardia. I partiti della coalizione hanno infatti battagliato su scelte strategiche quali la formazione della Giunta e l’assegnazione di ruoli determinati nella gestione della regione.

Fontana ha toccato poi il diritto della politica a decidere con annesso riferimento alle inchieste giudiziarie che hanno scandito questi anni, in particolare quella della procura di Bergamo, relativa alla gestione del Covid e che lo vede indagato per omicidio colposo ed epidemia colposa. “Invochiamo trasparenza e legalità oggi come ogni giorno – premette Fontana –: con l’Orac abbiamo lavorato molto su questi temi, potenziando il sistema dei controlli, della trasparenza e dell’anticorruzione, ma non possiamo rimanere prigionieri di inchieste e consulenti. Per raggiungere obiettivi ambiziosi occorre affermare la logica della responsabilità, superando l’atteggiamento burocratico che nasce dalla paura di prendere decisioni e di mettere la propria firma sugli atti”.

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