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Cronaca

Calcio, insulti in campo in Val Seriana: “Negro di m….” da un allenatore ad un adolescente

La lettera del papà alla nostra redazione spiega il grave episodio di violenza verbale nei confronti del figlio adottivo minorenne: “mi chiedo come sia possibile che un adulto con un ruolo di guida possa insultare un minorenne senza reale motivo”

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Un nuovo brutto imperdonabile episodio contraddistingue il calcio giovanile in Val Seriana: riceviamo e pubblichiamo, in forma generica per tutelare la privacy del minorenne coinvolto, una lettera di un padre di un paese della bassa Valle affranto e sconcertato per quanto accaduto in campo domenica. Lo facciamo, non per aizzare ulteriore violenza o per puntare il dito contro qualcuno, ma per far riflettere sia i genitori che le società su quanto sempre più spesso sta accadendo in contesti che dovrebbero essere di sport e di rispetto.

Calcio insulti in campo da parte di un allenatore

“Buongiorno, sono Fabio ed insieme a mia moglie abbiamo la fortuna di avere un figlio adottivo che ora ha sedici anni e gioca a calcio. Segni particolari delle famiglia: i genitori hanno un colore della pelle diversa dal proprio figlio. Domenica 16 aprile, partita di campionato, svolgimento regolare nessun episodio in campo, nessun errore arbitrale particolare, nessuna tensione sugli spalti. Unica eccezione alcuni parenti dietro la porta che dicono qualcosa di offensivo a mio figlio verso la fine della partita. Al termine durante l’uscita verso gli spogliatoi battibecco tra mio figlio e gli allenatori avversari, poteva finirla lì ma ad uno degli allenatori scappa: “Cosa ne sai tu negro di m….”. Mio figlio, adolescente minorenne, dà giustamente in escandescenza ma trattenuto prima dai suoi allenatori e compagni di squadra e successivamente dal sottoscritto non provoca danni irreparabili. Alla mia richiesta di chiarimento l’altro allenatore prima asserisce che il ragazzo ha dei problemi a controllare la rabbia e che non dovrebbe giocare a calcio poi accorgendosi che stava parlando con il padre chiede scusa (a nome di altri) ma non al diretto interessato. Io non penso che c’entri il razzismo, spero solo che il giocatore di colore della loro società non abbia sentito la frase espressa, mi chiedo come sia possibile che un adulto con un ruolo di guida possa insultare un minorenne senza reale motivo, con il rischio che la reazione possa causare un danno enorme a chi ha subito l’insulto stesso. Penso che ci sono all’interno delle società alcuni personaggi che non dovrebbero avere un ruolo così cruciale. Usciamo da una domenica brutta con un ragazzo che non riesce a farsi passare la rabbia, anche se abbiamo evitato il peggio portandolo via. L’arbitro non sembra abbia sentito e pertanto non riporterà a referto l’accaduto pertanto la FIGC non muoverà un dito. La società non ha possibilità di intervento, e chi doveva chiedere scusa si è prima chiuso negli spogliatoi e poi se ne è andato senza alcun segnale di pentimento. Il danno è compiuto, noi genitori che delusi da tutto questo ci sentiamo impotenti un una società che persiste nell’acuire i rapporti senza alcuna logica. Mi piacerebbe molto che tutta la vicenda possa far riflettere la società sportiva interessata”.

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