Cronaca
Lupo sulla strada per Lizzola: il video
Un esemplare di lupo è stato filmato oggi da un passante sulla strada che collega Valbondione a Lizzola, in alta Valle Seriana
Un lupo è stato filmato nel primo pomeriggio di oggi giovedì 23 novembre da un lettore che ci ha inviato il video. L’animale si trovava lungo la strada provinciale che collega l’abitato di Valbondione alla frazione di Lizzola, in alta Val Seriana.
Sopreso dall’auto che percorreva la provinciale,l’animale ha iniziato a correre tornando poi nel bosco. Potrebbe essere uno dei due esemplari adulti che fanno parte del branco che si è formato in alta Valle Seriana, il primo della bergamasca. La Polizia Provinciale sta esaminando il video e ritiene che si tratti proprio di uno di questi lupi. E’ di un mese fa la notizia che la coppia ha generato 4 cuccioli, a loto volta ora quasi adulti. I lupi “bergamaschi” si spostano su un’area vastissima che comprende l’alta Valle Seriana e la Val di Scalve, compreso il Pizzo della Presolana.
L’ultimo avvistamento accertato dell’animale in Alta Val Seriana risale a due settimane fa agli Spiazzi di Gromo, come potete leggere nell’articolo che segue.
Un lupo agli Spiazzi di Gromo: video valutato dalla Polizia Provinciale
Lupo e predazioni: i consigli della Polizia provinciale
A dispetto dei timori e delle preoccupazioni da sempre manifestate dagli allevatori, in base alle segnalazioni ricevute e ai rilievi effettuati negli ultimi mesi, i lupi sono responsabili di una decina di predazioni di capi di allevamento. In particolare capre predate durante l’estate tra la Valzurio e la Valle di Scalve e alcune pecore predate qualche settimana fa ad Ardesio, tra l’abitato della frazione di Piazzolo e la contrada Ave.
Un numero esiguo, dal momento che la Polizia provinciale ha stimato la presenza nel corso dell’estate di almeno 10 mila capi tra ovini, caprini, bovini ed equini dislocati in almeno una dozzina di alpeggi che vanno dalla Valle Sedornia alla Manina, al Barbarossa, fino ai pascoli a cavallo del passo degli Omini e alle pendici di Timogno, Benfit e Avert. I lupi si sono per lo più nutriti di animali selvatici ampiamente presenti sulle nostre montagne, peraltro assolvendo alla funzione di regolazione della fauna selvatica propria dei grandi carnivori (i cervi ad esempio sono oggetto di un consistente piano di abbattimento regionale in quanto presenti in eccesso).
Chiunque subisca una predazione ha diritto a ricevere un indennizzo nell’ambito del progetto di Regione Lombardia “Life WolfAlps”, finalizzato alla conservazione del lupo e al miglioramento della coesistenza con l’uomo. In caso di predazione è fondamentale rivolgersi alla Sala operativa della Polizia provinciale (numero verde 800 35 00 35). Non toccare la carcassa, per consentire i dovuti rilievi che saranno prontamente effettuati dagli agenti di Via Tasso che forniscono anche all’allevatore danneggiato le informazioni e l’assistenza necessaria per accedere agli indennizzi previsti. Regione Lombardia inoltre garantisce, in caso di necessità, la dovuta formazione ai diversi portatori di interesse e, più concretamente, misure di prevenzione che possono migliorare la difesa del bestiame e degli alpeggi. Le stesse raccomandazioni valgono per gli avvistamenti e in caso di ritrovamento di carcasse di animali selvatici sospette.
“Un animale schivo che non ci deve condizionare”
La Polizia provinciale ribadisce, come già in occasione dei primi avvistamenti, che il lupo è un animale schivo, ha paura dell’uomo e preferisce evitare un contatto diretto privilegiando spazi estesi e la natura incontaminata. Il suo avvicinamento alle zone urbanizzate è dovuto unicamente alla ricerca di cibo. Prova ne è la presenza nello scorso inverno della coppia di lupi che ha stazionato per diversi giorni vicino all’abitato di Gandellino predando alcuni cervi ma rendendosi praticamente “invisibili” agli occhi dei suoi abitanti.
I suoi sensi sono estremamente acuti per cui è altamente improbabile in partenza l’eventualità di avvistarlo prima che lui si accorga della nostra presenza e si allontani. Nonostante l’improbabilità statistica dell’incontro con un grande carnivoro non esiste un “rischio zero”, il pericolo è connaturato ad un certo grado di imprevedibilità dell’animale selvatico. La loro presenza sulle nostre montagne non deve condizionare la nostra possibilità di frequentarle comunque, con il dovuto rispetto e la dovuta attenzione.
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