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Cronaca

Sciopero del commercio e turismo: da Bergamo in 300 a Milano

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lo sciopero a Milano

Si è svolto oggi lo sciopero dei lavoratori del commercio e del turismo. Coinvolti gli addetti di pubblici esercizi, alberghi, ristorazione collettiva e commerciale, agenzie di viaggi e la cosiddetta distribuzione moderna organizzata e quella cooperativa, cioè la grande distribuzione in generale.

Sciopero del commercio indetto per il rinnovo del contratto

Chiamati allo sciopero del commercio sono, in tutto il Paese, oltre 5 milioni di lavoratori. Da troppo tempo, attendono il rinnovo dei loro contratti nazionali. È infatti scaduto nel 2019 il contratto che regola il comparto del commercio, mentre è giunto a conclusione a fine 2021 il Ccnl del turismo.

A proclamare la mobilitazione sono stati FILCAMS-CGIL, FISASCAT-CISL e UILTUCS, che denunciano lo stallo delle trattative e l’ormai insostenibile situazione in cui versano i lavoratori, malgrado i due comparti registrino una ripresa e un aumento dei fatturati.

Per raggiungere il presidio interregionale di Milano all’Arco Della Pace (foto), da Bergamo si sono mossi 300 lavoratori e delegati – ben oltre le attese – a bordo di tre bus e in treno.

Ecco le percentuali di adesione alla protesta in alcuni punti vendita e luoghi di lavoro in provincia di Bergamo:

Op Oasi (Bonduelle, che applica il contratto del commercio) 50 persone su 110 = 45%

H&M, Orio = 100% i lavoratori, tranne i manager del punto vendita

Elior Ristorazione, mensa scuole Treviglio = 100%

Markas, mensa ospedale Treviglio = 50%

Leroy Merlin, Curno = 40%

Gigante (Rialto 2), vari punti vendita,  dato complessivo provincia = 30%

Esselunga, vari punti vendita, dato complessivo provincia = 25/30%

Iper, vari punti vendita, dato complessivo della provincia = 20/25%

Bonaldi Motori = 25%

Comparto mai rallentato che esige un adeguato riconoscimento salariale

“Ringraziamo tutti i lavoratori e le lavoratrici per l’ampia partecipazione allo sciopero e alla manifestazione. Contribuiscono così a darci un’ulteriore spinta per proseguire nelle trattative per il rinnovo del contratto”. Questo il commento dei segretari provinciali Nicholas Pezzè per FILCAMS-CGIL, Claudia Belotti di FISASCAT-CISL e Anila Cenolli di UILTUCS-UIL  di Bergamo.

“Il messaggio che rivolgiamo alle associazioni imprenditoriali di settore è chiaro: non c’è più spazio né tempo per tattiche dilatorie o espedienti che eludano un’assunzione di responsabilità da parte delle imprese e delle loro associazioni di rappresentanza” avevano  dichiarato alla vigilia dello sciopero i tre sindacalisti. “Nel settore del commercio, soprattutto nella grande distribuzione, si è sempre garantito un servizio alla popolazione, anche durante la pandemia. In questi anni il comparto non ha mai subito un  rallentamento. Eppure continua a mancare un adeguato riconoscimento salariale per chi ci lavora”.

“A proposito di turismo, poi, inutile ricordare l’importanza di questi addetti sul nostro territorio, in particolare in un anno di super lavoro per Bergamo-Brescia capitale della cultura” avevano proseguito. “Abbiamo assistito all’arrivo di flussi di turisti davvero consistenti. L’incremento di presenze, però, non si è mai tramutato in un miglioramento delle condizioni contrattuali dei lavoratori, che infatti tendono a dimettersi e a cercare trattamenti migliori altrove. La precarietà generalizzata prosegue in un settore che invece richiederebbe continuità, con personale specializzato e retribuito il giusto per garantire servizi ottimali al turista”.

“Molti degli operatori che lavorano nel contesto di pubblici esercizi, ristorazione, mense (anche lì, infatti, si applica il Contratto nazionale del turismo) guadagnano meno di 15 mila euro l’anno e vivono una condizione di difficoltà economica concreta, accentuata dai rincari del costo della vita. Siamo convinti servano soluzioni costruttive al problema e non continue lamentele poco fondate sulla carenza di personale, che non riescono a centrare la vera questione, che è quella salariale. Anche a Bergamo, come in tutta Italia, da anni esiste un problema di salari che va affrontato in settori dove anche il rapporto tra conciliazione tra vita privata e lavorativa deve essere rivisto”.

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