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Cronaca

La rinascita di Erica Villa, dai libri allo stare in piedi

Erica Villa tramite Valseriana News racconta la sua rinascita, frutto di un lungo e impegnativo percorso riabilitativo

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Avevamo conosciuto Erica Villa, oggi 30enne di Treviolo, ragazza disabile che aveva indirizzato gran parte delle sue energie nella scrittura di diversi libri.

Oggi Erica ha scelto Valseriana News per raccontare la sua rinascita, frutto di un lungo e impegnativo percorso riabilitativo che condivide nella lunga lettera che segue e che le ha permesso di riuscire a stare in piedi da sola.

Erica Villa, come sono rinata grazie alla riabilitazione

Mi chiamo Erica e sono una ragazza disabile, affetta da una patologia che mi impedisce l’utilizzo degli arti inferiori e per questo motivo la mia vita riabilitativa ha avuto inizio al compimento di un anno.

Tramite una conoscente ho saputo di AlpLife, un centro a Serina e a maggio 2019, ho conosciuto Ingmar Cavagna il quale mi ha spiegato nei minimi particolari, quello che sarebbe stato il mio percorso riabilitativo da fare nel momento che avrei deciso di frequentare la palestra dove lavorava.

Il 2021 per quanto riguarda la mia salute, è stato il mio anno di rinascita. Dal 4 ottobre 2021 sono diventata una nuova persona. 

Finalmente persone competenti come Ingmar, chinesiologo osteopata e suo papà Bruno Cavagna, medico di Serina, hanno preso a cuore la patologia come la mia e non solo e hanno dato inizio ad una vera e propria riabilitazione. 

Con Ingmar ho iniziato il percorso provando con training per la deambulazione e verticalità tramite progressione facilitata con lavori di coordinazione del passo, prima con due mani poi con una. 

Una volta metabolizzati questi esercizi, ho iniziato con gli squat e Ingmar non mi ha mai lasciata sola, se sbagliavo, mi diceva dove correggere, se facevo correttamente, esclamava: “Brava!”.

Per tagliare un altro traguardo, Ingmar, mi ha fatto prendere confidenza con il carrellino, nonostante sapesse e vedesse che non riuscivo molto a farmelo amico e per farmi superare la paura ha addirittura provato a farmi stare in piedi con le racchette. Ma nulla da fare, riuscivo a contorcere la gambe fino a diventare un gomitolo di lana. Tutto questo era contornato da battute o frasi divertenti, includendo interamente le mie risate a non finire. Grazie al modo di fare di Ingmar, sono riuscita a prendere più sicurezza del mio corpo e ad affrontare la paura. Inoltre ogni quindici giorni, chi veniva a trovarmi? Il dottor Bruno Cavagna, il quale, non esitava mai a chiedermi: “Ciao roccia, come stai?”. Un vero medico si comporta così!

Mi ricordo come se fosse adesso quel pomeriggio in cui Ingmar, mi guarda e mi dice: “Vieni con me, fanciulla!”,  io e lui abbiamo sempre avuto una forte intesa e bastava veramente poco per scambiarci sorrisi a vicenda. Poco dopo, mi ritrovo all’aria aperta, mi blocca la sedia a rotelle e mi dice: “Senti che profumo di primavera!”, mi aiuta a togliere le scarpe, mi recupera i quadripodi e mi fa provare l’ebrezza dell’erba sotto i piedi.  Silenzio stampa, ad un certo punto Ingmar mi guarda e vede che sono commossa. Tutto questo in un giorno caldo, era il 25 marzo 2022. La sua sensibilità mi ha colpita come un fulmine a ciel sereno. 

Ad un tratto mi dice: “Vieni verso di me!” e invece di obbedire, cosa succede? Le mie gambe cedono e io faccio il capitombolo primaverile con le mani ancora aggrappate ai quadripodi. Quante risate e in quel momento Ingmar immortala il momento. 

Venti giorni dopo, ovvero il 15 aprile 2022, al termine di una camminata di mezz’oretta, Ingmar mi chiede: “Facciamo un po’ di squat insieme?”, senza esitare, rispondo: “Certo!”. La sua procedura, mi metteva a mio agio, perché l’autonomia, me la faceva prendere gradatamente, ma sempre e comunque con un occhio vigile alla mia postura. Mentre Ingmar mi chiede di procedere con l’esercizio in autonomia, si allontana e va a prendere una corda, lo guardo perplessa e gli dico: “A cosa serve?”, lui mi risponde: “Sorpresa!”. 

Per un minuto ci guardiamo e ci sorridiamo, poi mi dice: “Attaccati alla corda, ti tengo io!”, con un po’ di titubanza, inizio a ridere e lui mi tranquillizza, dicendomi: “Guarda che non vai da nessuna parte!” e nel frattempo con la coda dell’occhio vedo entrare suo papà Bruno, che appena mi vede, mi dice: “Forza campionessa!”. Visto che di Ingmar mi fidavo ad occhi chiusi, ho affrontato la paura e mi sono attaccata alla corda. Con fatica e senza perdere il sorriso ho eseguito tanti squat con la corda. 

Questi due episodi raccontati dettagliatamente, hanno fatto in modo che si aggiungessero al numero di traguardi che ho ottenuto durante la mia giovane età e se sono riuscita ad ottenerli è merito di Ingmar. 

Dal giorno in cui l’ho conosciuto mi sono sentita più autonoma, non vedevo e non vivevo la mia disabilità e ogni volta che ho avuto la possibilità di confrontarmi con il dottor Bruno, gli confidavo questo mio pensiero. Perché è proprio vero, Ingmar, con il suo modo di fare e di essere, non mi faceva sentire la fatica durante riabilitazione. Grazie a lui, ero motivata a dare il meglio di me perché in ogni piccolo o grande sforzo che percepiva, lo alleggeriva con battute o scherzi e quindi il mio umore era sempre allegro. 

Grazie a lui mi sento una nuova persona, senza dolori e riesco a stare più tempo in piedi, rispetto a prima. 

Nei suoi confronti provo un affetto incondizionato.

Da quando non faccio più riabilitazione con Ingmar, mi sento diversa, ho perso la voglia di continuare perché c’è un ambiente completamente vuoto e da quattro mesi a questa parte mi sento spaesata. 

Che dire, grazie al dottor Bruno Cavagna e a Ingmar per avermi dato l’opportunità di vivere una nuova vita. 

Erica Villa

Ingamr e Erica

Ingamr e Erica

dottor Bruno Cavagna

dottor Bruno Cavagna

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