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Cronaca

Morti sul lavoro a Bergamo: già 2 nel 2024, quasi mille gli infortuni

Oggi riunione di delegati delle aziende della provincia: “Mobilitazione lunga per la sicurezza”, aperta a Bergamo la campagna CISL

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Iniziativa che CISL Bergamo ha organizzato lunedì 4 marzo
Iniziativa che CISL Bergamo ha organizzato lunedì 4 marzo

Sono già stati 969 infortuni, di cui 2 mortali, gli eventi nel mondo del lavoro del primo mese di quest’anno in provincia di Bergamo. una situazione in ascesa rispetto al gennaio 2023. È una dei dati emersi nel corso dell’iniziativa che CISL Bergamo ha organizzato lunedì 4 marzo nell’ambito della campagna di sensibilizzazione contro infortuni e incidenti sui luoghi di lavoro.

Il personale delle amministrazioni pubbliche è  insufficiente per garantire un servizio di controllo adeguato: Bergamo, in una Regione già messa male è, se possibile, messa peggio. Oltre alle insufficienze delle piante organiche all’Ispettorato, manca personale in Prefettura e Questura, cioè in posti che agevolerebbero la regolarizzazione di molti lavoratori extracomuntari, indispensabili alla nostra economia, e all’emersione di molto lavoro nero, spesso alla base degli incidenti più gravi”. Così, Francesco Corna ha avviato i lavori di “Fermiamo la scia di sangue”, la campagna di sensibilizzazione della CISL per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Bergamo: dati allarmanti sulla sicurezza sul lavoro

Danilo Mazzola, segretario delegato del mercato del lavoro, ha sottolineato come, “sul numero di controlli in capo a ATS, la nostra provincia con l’attuale forza lavoro non riesce a andare oltre i livelli essenziali di assistenza, che come previsto da Regione Lombardia devono essere pari al 5% delle imprese con almeno un dipendente o un socio (in provincia nel 2023 erano 52.549. I controlli sono stati inferiori ai 5.639 e hanno interessato 2.747 imprese e strutture)”.

Dopo la strage di Firenze, arrivano dati allarmanti sulla sicurezza sul lavoro in questo inizio anno. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail a gennaio sono infatti cresciute del 6,8% rispetto a un anno fa e sono state 42.166, 45 delle quali con esito mortale. I morti sono dunque aumentati del 4,7%. In aumento anche le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 6.218 (+30,7%). 

In generale, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono in diminuzione del 26,8% sul   2022, in aumento del 7,6% sul 2021, in calo del 9,3% sul 2020 e del 12,1% rispetto al 2019. I dati rilevati al 31 gennaio di ciascun anno evidenziano a livello nazionale per il primo mese di quest’anno un incremento rispetto a gennaio 2023 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 34.248 del 2023 ai 36.414 del 2024 (+6,3%) sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, passati da 5.245 a 5.752 (+9,7%). In Lombardia, più di 8mila infortuni da gennaio e 12 morti sul lavoro; a Bergamo già due vittime e quasi mille infortuni, più o meno gravi.

Quanto sta accadendo quotidianamente in termini di morti e infortuni, di malattie – ha detto Mattia Pirulli, della segreteria nazionale CISL, nelle conclusioni della giornata bergamasca  ci obbliga a una mobilitazione lunga per riuscire a portare una cultura piena della salute e della sicurezza e per porre al centro dell’attenzione di lavoratori, datori istituzioni e amministrazioni locali il tema che non può andare in secondo piano.  Siamo impegnati su una pluralità di eventi e non solo su uno.

Il confronto con il governo sta procedendo, e alcune uscite sono state interessanti: nuove assunzioni di ispettori e carabinieri permetterà una maggior conoscenza e verifica sul territorio. Importante anche il ruolo della formazione, ma riteniamo che si possa fare di più. 

Innanzitutto attraverso un accordo nazionale con Governo, Istituzioni e parti sociali in una strategia comune nazionale: più soggetti coinvolti in grado di dare risposte a un tema che diventa strategico per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro”.

I recenti e tragici avvenimenti ripropongono ancora una volta al centro del dibattito pubblico il tema della salute e sicurezza sul lavoro. Per migliorare la prevenzione e aumentare i controlli nei luoghi di lavoro, sono necessarie più risorse rispetto a quelle che oggi sono stanziate, da qui la proposta di utilizzare parte degli avanzi che ogni anno INAIL (3miliari) realizza.  È quanto mai necessario ed urgente che attraverso un rinnovato atto di responsabilità collettiva che impegni Governo, Istituzioni, Enti preposti e Parti Sociali si giunga in tempi brevi alla stipula di una Strategia Nazionale di prevenzione che preveda piani di intervento mirati. 

Quello della “patente a credito” è un primo passo importante, ma va affiancato a altri interventi, dall’aumento dei controllori e delle ispezioni, dalla definizione degli obblighi formativi per tutte le figure della prevenzione in ambito lavorativo, alla garanzia in ogni realtà lavorativa della Rappresentanza per la sicurezza, all’avvio di un grande piano di formazione partendo dalle scuole dell’obbligo il tutto accompagnato da relazioni industriali più partecipative che diano ai delegati della sicurezza maggiori poteri decisionali e di controllo aziendale”.

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