Cronaca
Escursionista ferito da un masso a Valbondione: assolti Comune e Parco delle Orobie
Un geologo, il cui parere è stato acquisito nel corso del procedimento, ha accertato che è impossibile mettere in sicurezza tutta la montagna
Si chiusa con un’assoluzione la vicenda giudiziaria che riguarda un escursionista bergamasco feritosi a Valbondione. Era il 23 settembre del 2017 quando, intorno alle 10.30, mentre stava percorrendo il sentiero numero 301, lungo il tracciato che porta da Valbondione al Rifugio Mario Merelli al Coca – 1891 metri di altitudine – , l’uomo era stato travolto da un masso staccatosi dalla parete. Dopo averlo colpito, il grosso sasso era rotolato a valle.
L’escursionista ferito era stato soccorso e ricoverato all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo. Dopo l’episodio aveva causa contro il Comune di Valbondione e il Parco delle Orobie, chiedendo il risarcimento dei danni (patrimoniali e non), per un ammontare di 411.425 euro. Secondo lui, il sentiero sul quale stava camminando, non sarebbe stato messo in sicurezza.
Escursionista ferito: sentenza di assoluzione
La sentenza, pronunciata nei giorni scorsi, dalla terza sezione civile del Tribunale di Bergamo, ha assolto l’amministrazione comunale di Valbondione e l’ente Parco delle Orobie, escludendo ogni loro responsabilità nell’accaduto e quindi respingendo la richiesta dell’escursionista.
Il giudice ha stabilito che l’episodio non si è verificato per le condizioni del sentiero, ma per effetto della caduta di un masso staccatosi probabilmente da un punto non identificabile della cresta sovrastante. Un geologo, il cui parere è stato acquisito nel corso del procedimento, ha accertato che è impossibile mettere in sicurezza tutta la montagna.
“Siamo estremamente soddisfatti di questa giusta sentenza – spiega il sindaco di Valbondione, Romina Riccardi – che mette in chiaro un problema: la montagna ha sempre presentato e sempre presenta insiti pericoli per coloro che la frequentano. Non sono certamente i Comuni montani o i Parchi responsabili di ciò. Ferirsi per cause diverse o, purtroppo, perdere la vita frequentando la montagna in ogni stagione può succedere a chi, per passione e per diletto, la frequenta. Se le responsabilità di ciò potessero essere imputabili ai Comuni, scatterebbe un divieto, quanto mai dannoso anche per il turismo montano, di frequentarla”.
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