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Cronaca

Personeni BIM: “Mancata prevenzione alla base del dissesto idrogeologico”

Personeni sul dissesto idrogeologico: “Abbiamo di fronte un’impresa colossale: sanare una situazione creatasi in 30-40 anni di urbanizzazione senza regole”

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dissesto idrogeologico

BERGAMO – Quello del dissesto idrogeologico è un problema che in Italia interessa gran parte del territorio  ed è condizionato dalle caratteristiche geomorfologiche, idrografiche e litologiche del territorio. In Bergamasca in particolare interessa tutte le vallate e anche i pendii e le vallette.

Carlo Personeni, presidente del Consorzio BIM Lago di Como e fiumi Brembo e Serio, commenta così quanto accaduto nell’ultima settimana con precipitazioni abbondanti che hanno messo in ginocchio Bergamo e parte della provincia.

Personeni sul dissesto idrogeologico: “Va sanata una situazione generale da allarme rosso”

Carlo Personeni

Certo, il nostro territorio presenta una propensione naturale al dissesto, ma questo non deve essere un alibi. Abbiamo di fronte un’impresa colossale: sanare una situazione generale da “allarme rosso”, creatasi in 30-40 anni di urbanizzazione “selvaggia”, senza regole, che ha attivato migliaia di situazioni potenzialmente a rischio, come dimostrano tutti quei paesi che presentano torrenti tombati, corsi d’acqua del reticolo minore cementati, case edificate sulle sponde di fiumi e torrenti oppure ai piedi di colline o versanti, spesso ex-frane.

Ad ogni evento meteorologico sopra la norma, spesso insolito per la stagione in corso, è un ripetersi di episodi di dissesto, di situazioni drammatiche, di interventi di protezione civile e forze dell’ordine, di proclamazioni di stati di emergenze. Un quadro che è ormai fisiologico nei nostri territori. Questo, però, non accade in Germania o Gran Bretagna, o almeno non con la nostra frequenza. Siamo in costante stato di allerta e stress ambientale, che mette a dura prova soprattutto chi è impegnato a gestire queste emergenze. Senza dimenticare i morti. Le statistiche sono impietose: dal 1970 al 2019, il dissesto idrogeologico ha provocato in Italia quasi 1.700 morti, con corredo di dispersi, 2.000 feriti e oltre 320.000 persone evacuate (fonte: Linkiesta). 

Tante, troppe, a milioni le persone che vivono in zone esposte al rischio di frane e alluvioni. E la Bergamasca è fra queste. Colpa di una incontrollata urbanizzazione (borghi diventati paesi, paesi diventati città), spesso non affiancata da una corretta pianificazione territoriale, che ha portato al drastico aumento dei luoghi esposti a frane e alluvioni. Parallelamente, l’abbandono delle aree rurali montane e collinari ha determinato l’assenza di un importante presidio del territorio. Dagli anni ‘50 ad oggi, il consumo di suolo è quasi triplicato, nonostante la popolazione sia aumentata a ritmi meno serrati.

È chiaro, dunque, che il problema, molto “made in Italy”, del dissesto idrogeologico non dipende solamente dalla specificità del territorio, né tantomeno dal sempre più sbandierato cambiamento climatico. Certo, questo è una concausa: le statistiche, infatti, parlano di un forte aumento dei fenomeni meteorologici violenti, con precipitazioni mai registrate prima d’ora, ma a ben guardare siamo stati noi a favorire l’aumento delle situazioni a rischio.

Noi siamo “il Paese del “giorno dopo”, che interviene quasi sempre in emergenza e quasi mai prima, in condizioni di tranquillità. Abbiamo ristretto, deviato e cementato migliaia di corsi d’acqua, velocizzando il loro deflusso. Abbiamo coperto migliaia di km di ruscelli e torrenti per realizzarvi sopra strade, capannoni industriali, parcheggi. Abbiamo dimenticato la manutenzione ordinaria delle opere edificate, così come la pulizia periodica dei corsi d’acqua. Abbiamo costruito vicino ai corsi d’acqua, non solo case, ma garage sotterranei, cantine e magazzini. Senza dimenticare, poi, la macchia nera dei condoni edilizi. Insomma, abbiamo fatto tantissimo per distruggere il nostro territorio.

Anche come Consorzio BIM abbiamo verificato questa escalation di episodi di dissesto. Lo confermano gli annuali contributi che destiniamo ai nostri Comuni perimetrati nel consorzio, per sanare situazioni critiche o a rischio nei loro territori. Andando a ritroso negli anni, ho verificato che il Consorzio BIM negli ultimi dieci anni ha destinato oltre 3 milioni di euro a fondo perduto ai Comuni che hanno presentato richieste di aiuto per problemi di dissesto idrogeologico. E anche quest’anno, l’assemblea dei Comuni della scorsa primavera ha destinato due fondi: uno di 300.000 euro, quale contributo unico, o integrativo a quello regionale, per dissesti idrogeologici; e un altro di 150.000 euro per emergenze varie. Certamente, una boccata d’ossigeno per i nostri Comuni, in quanto i nostri contributi sono immediatamente disponibili e servono per finanziare le progettazioni, che sono urgenti e non sempre finanziate da Regione Lombardia. Il Pirellone, infatti, in linea di massima per i Comuni fino a 5.000 abitanti, contribuisce al 100%, ma con un massimo di 100.000 euro, salvo casi eccezionali. Per i restanti Comuni eroga l’80% della spesa necessaria: il Consorzio BIM, su richiesta dei Comuni, prende in considerazione le varie spese del quadro economico relativo ai lavori di somma urgenza, con un contributo pari al 20%, fino ad un massimo di 20.000 euro, a copertura delle spese non riconosciute dalla Regione. 

“In percentuale, i nostri fondi sono molto più sostanziosi di quelli erogati in questi anni dal Governo su questa tematica o di quelli previsti dal Pnrr. È necessario, quindi, trovare altre risorse, soprattutto per la costante e continua manutenzione di boschi, pascoli e prati. Non a caso in Italia, negli ultimi dieci anni ci sono state oltre 100 dichiarazioni di stato d’emergenza, per diversi miliardi di danni. Ma gli importi realmente “ristorati” al territorio arrivano veramente a coprire i costi per il risanamento dei danni? Sarebbe da fare un’indagine in tal senso. Comunque, oggi è il tempo delle scelte di fronte alla crisi climatica, ma la soluzione non sono certamente soltanto le dichiarazioni di calamità. È indispensabile che le aree a rischio idrogeologico e la rete idraulica minore siano concretamente considerate nel Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI), quale politica ambientale prioritaria in un territorio instabile come quello italiano. E si può anche prevedere che nel sistema PSEA (Pagamento dei Servizi Ecosistemici e Ambientali) vengano considerati gli interventi di pulizia e manutenzione dell’alveo di fiumi e torrenti”.    

Quale la strategia per combattere il dissesto? Una sola: prevenzione. 

E’ oltremodo fondamentale recuperare la memoria storica, perchè molto spesso gli eventi franosi e le alluvioni si ripresentano nello stesso sito. L’analisi storica, poi, dimostra che, quando vengono inondate zone mai colpite prima da eventi calamitosi, nella maggior parte dei casi ciò è stato provocato da nuove costruzioni che hanno modificato il territorio e il suo naturale sviluppo. Purtroppo, la ricerca storica non viene presa quasi mai in considerazione dalle amministrazioni locali: per evitare responsabilità, si fa finta di non sapere. Eppure, basterebbe avere un registro pubblico consultabile con le cartografie delle zone colpite in passato.

Serve un cambio di passo, un vero e proprio “New Deal”, a tutti i livelli amministrativi, per stendere un grande piano di risanamento idrogeologico, per tutelare l’ambiente, la vita e il lavoro, magari con il sostegno dei fondi comunitari. Così facendo, si potrebbero fornire occasioni di lavoro per le imprese, con chiari riflessi positivi sulla qualità ambientale, la sicurezza del territorio e il contesto socioeconomico nel medio e lungo termine.

Purtroppo, finora si è fatto poco o nulla: basta una serie di temporali per ritrovarci con strade interrotte, ponti sgretolati, paesi e borghi isolati, con centinaia di milioni di euro di danni.

I problemi sono noti a tutti, ma si fa finta di non accorgersi: scarso utilizzo delle risorse stanziate per il Fondo progettazione contro il dissesto idrogeologico e inefficacia delle misure finora adottate, di natura soltanto emergenziale e non strutturale.  Inoltre, pesante burocrazia, procedure inadeguate, assenza di controllo e monitoraggio del territorio; scarsa comunicazione operativa tra Stato e Regioni; difficoltà a trovare le fonti dei dati sui dissesti. Ma cosa ben più grave, diffusa difficoltà delle amministrazioni locali a inserire le azioni di tutela e prevenzione nell’operatività ordinaria, con il conseguente automatico ricorso alla gestione commissariale.

Di contro, ecco le proposte: immediata revisione dell’attuale sistema di gestione del territorio, in chiave preventiva e non emergenziale, semplificazione delle procedure burocratiche e di utilizzo delle risorse, potenziamento del monitoraggio e verifica degli interventi.

RISORSE DAL SOVRACANONE

I contributi erogati dal Consorzi BIM derivano dal sovracanone annuo, una sorta di indennizzo per il danno provocato dallo sfruttamento di acqua nei territori del Consorzio BIM per la produzione di energia idroelettrica: vale a dire che tutti i derivatori di acqua utilizzata per produrre energia elettrica devono versare 30,43 euro per Kw di potenza nominale media della centrale, purchè la produzione sia maggiore di 220 kw di p.n.m (potenza nominale media). Questo versamento si chiama appunto sovracanone ed è un tributo inteso come risarcimento ambientale per lo sfruttamento dell’acqua usata per produrre energia. Queste risorse non gravano sulla finanza pubblica, ma sono finalizzate per interventi di pubblica utilità. Sono risorse dei Comuni gestite dal Consorzio BIM, per lo sviluppo socioeconomico delle loro comunità e per opere di sistemazione montana, che non siano di competenza dello Stato (art.1/L.959/1953). 

Contributi a fondo perduto quarto trimestre 2023 (erogati nel 2024)

Sono stati erogati contributi a fondo perduto, per un valore di 174.500 euro, ai seguenti Comuni:

Oneta, 20.000 euro, sistemazione idrogeologica in contrada Plazza;

Sant’Omobono Terme, 19.000, messa in sicurezza del dissesto in località Pendezz0/Fraccia, a Valsecca;

Isola di Fondra, 20.000 euro, sistemazione della frana sulla mulattiera per la frazione Forcella;

Erve, 7.500 euro, consolidamento del versante della Valle Betego;

Gazzaniga, 20.000 euro, messa in sicurezza della frana in località Clacchei;

Val Brembilla, 12.000 euro, sistemazione dello smottamento sulla pista ciclopedonale;

Paladina, 16.000 euro, sistemazione dello smottamento riversatosi sul torrente Quisa; 

Zogno, 20.000 euro, ripristino della strada di collegamento verso località Castegnone;

Sotto il Monte, 20.000 euro, intervento preventivo di sistemazione di un torrente;

Sant’Omobono, 20.000 euro, intervento di pulizia fosso sul viale alle fonti.

Contributi a fondo perduto: primo trimestre 2024 

Torre de’ Busi, 4.200 euro, sistemazione frana in frazione Sogno;

Capizzone, 8.000 euro, sistemazione frana a monte della SP14 (incrocio Corso Italia e via Caer);

Berbenno, 13.400 euro, sistemazione movimento franoso su via Milano;

Colzate, 20.000 euro, sistemazione della strada di collegamento fra il centro abitato e Piani di Rezzo.

Contributi a fondo perduto: secondo trimestre 2024

Isola di Fondra, 20.000 euro, ripristino della continuità fluviale del torrente “Valle della Riva o del Ponte”;

Foppolo, 20.000 euro, messa in sicurezza della frana in località “Passo della Croce”;

Capizzone, 10.000 euro, messa in sicurezza della frana in roccia in località Mortesina; 

Val Brembilla, 20.000 euro, consolidamento versante e drenaggio delle acque della valletta in località “La Piana”, che scende verso la SP24;

Sant’Omobono Terme, 20.000 euro, messa in sicurezza del movimento franoso che ha interessato la strada in località “Recudino”, l’unica che collega un’azienda agricola;

Strozza, 12.000 euro, messa in sicurezza della frana e del movimento roccioso che incombe su via “Cà Campo”;

Erve, 9.300 euro, messa in sicurezza del cedimento stradale in via Saina;

Bracca, 20.000 euro, ripristino della frana in località Acquata di Cornalta;

Sant’Omobono Terme, 20.000 euro, messa in sicurezza dell’evento franoso sulla strada comunale di via Pascoli, in località “Campo Gelmi”;

San Giovanni Bianco, 20.000 euro per lavori di messa in sicurezza cedimento massa rocciosa in Località Ornico. 

Contributi a rimborso (a interessi zero), già deliberati nel 2024

Colzate, 120.000 euro, sistemazione della frana in località Bondo e Piani di Rezzo;

Valnegra, 13.100 euro, messa in sicurezza della frana staccatasi nel tratto di strada fra la SP2 e il depuratore comunale; 

Cusio, 66.000 euro, messa in sicurezza della strada che collega il centro abitato con i “Piani dell’Avaro” e realizzazione di nuova area di sosta;

Carenno, 18.223 euro, messa in sicurezza via Pertus;

Valleve, 28.395 euro, per messa in sicurezza viabilità carrale e pedonale nel centro abitato.

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1 Commento

1 Commento

  1. Tom

    15 Settembre 2024 at 21:55

    Miiiiiii dòpo des fète ja capit che l’era polènta!

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