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Cronaca

Morì in motoslitta sul Monte Pora: chiesti due anni per l’accompagnatore

Il 40enne svizzero si trovava in vacanza premio in bergamasca e stava seguendo l’accompagnatore del gruppo che oggi rischia una pena di 2 anni

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L’8 febbraio del 2020 Flamur Krasniqi morì dopo essersi schiantato con la motoslitta sul Monte Pora, in un tratto innevato verso il rifugio Magnolini (in foto). Il 40enne svizzero si trovava in vacanza premio insieme ad alcuni colleghi di lavoro e stava seguendo l’accompagnatore del gruppo che si era staccato da loro alcuni metri.

Secondo la Procura di Bergamo, la guida, all’epoca 35enne, sarebbe venuto meno al cosiddetto “obbligo di tutela” nei confronti dei suoi clienti e per questo andrebbe condannato a 2 anni di carcere per omicidio colposo. La sentenza è attesa per il 30 ottobre prossimo.

Stando a quanto ricostruito, il gruppo guidato dal 35enne stava girando in sella alle motoslitte in tarda serata e si stava dirigendo verso il circuito del rifugio Magnolini.

Ad un certo punto, arrivati a una curva ad angolo, Krasniqi non avrebbe visto l’indicazione dell’accompagnatore e ha tirato dritto. Disarcionato dalla motoslitta, il 40enne ha battuto la testa contro uno dei paletti della recinzione ed è morto prima di poter essere trasportato in ospedale. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, Krasniqi al momento dell’incidente non indossava casco né visiera. L’accompagnatore sarebbe responsabile di non aver evidenziato le varie insidie legate alla scarsa visibilità e alle poche indicazioni.

Ettore Tacchini, il legale dell’imputato, chiede invece l’assoluzione con formula piena sottolineando come quello del 40enne sia stato un “comportamento autonomo” e che già in altre occasioni aveva mostrato una certa tendenza ad aumentare la velocità rispetto agli altri. Tacchini ha anche spiegato che casco e visiera in realtà non sono obbligatori, ma che vengono solitamente consigliati dagli accompagnatori per precauzione.

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